A Viterbo, 7° Forum Internazionale per la Salvaguardia della Natura con i più grandi esperti mondiali. Greenaccord lancia un messaggio: occorre un nuovo slancio al processo di negoziazione di Copenaghen.
GreenAccord - Il clima sta cambiando più velocemente di quanto previsto e i rischi sono già percepibili. Si assiste al diffuso scioglimento dei ghiacci, all'innalzamento del livello globale dei mari e all'aumento della frequenza, intensità e durata di alluvioni, siccità e periodi di canicola. È proprio il messaggio che vuole lanciare Greenaccord con l’organizzazione del Settimo Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura, che si terrà a Viterbo dal 25 al 29 Novembre prossimo, che riunirà un centinaio di giornalisti da 51 Paesi, riuniti nella città laziale per affrontare il tema dei cambiamenti climatici in vista del vertice di Copenaghen. I più grandi esperti mondiali di scienza, economia e comunicazione presenteranno i loro lavori e le loro ricerche, e le testimonianze dirette da tutto il mondo, renderanno visibili gli effetti dei cambiamenti climatici nella vita concreta di popoli ed ecosistemi.
A poche settimane dalla conferenza di Copenaghen, il Consiglio Europeo, riunitosi dal 28 al 30 Ottobre proprio per affrontare il tema, sembra più che mai determinato a svolgere un ruolo trainante e a contribuire al raggiungimento di un accordo globale, ambizioso e completo. È necessario che tutte le parti imprimano nuovo slancio al processo di negoziazione e che se ne acceleri l'andamento.
“L'accordo di Copenaghen - si legge negli atti del Consiglio - deve comprendere disposizioni in ordine all'obiettivo dei 2 gradi, con impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni da parte dei paesi sviluppati, ad azioni di mitigazione adeguate da parte dei paesi in via di sviluppo, all'adattamento, alla tecnologia e a un patto in materia di finanziamento” . Si riconosce, inoltre, il danno arrecato dai Paesi industrializzati nel corso della storia, e si quantifica il valore economico di questa pesante responsabilità.
“Le affermazioni del Consiglio Europeo,” ha dichiarato il Prof. Andrea Masullo, presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, “rappresentano un importante riconoscimento del danno che il modello di sviluppo dei paesi ricchi provoca anche ai paesi poveri quantificandolo nella misura di 100 miliardi di euro l’anno, e introducendo il principio del risarcimento prevedendo un contributo fra il 22 e il 50% per l’adattamento al cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo. É un riconoscimento ufficiale che il modello di sviluppo basato sulle energie non rinnovabili e ad alta intensità di carbonio, genera benessere in aree limitate e danni all’intero pianeta. Il Consiglio europeo sottolinea inoltre la necessità di raggiungere a Copenhagen un accordo “completo, equilibrato ed ambizioso”. Auguriamoci che non prevalga il grande attivismo di quel gruppo di governi, fra cui anche il nostro, che vuole che Copenhagen sia solo un passaggio interlocutorio per rinviare ancora una volta un accordo globale. Tale posizione, - ha continuato Masullo,- è irresponsabile rispetto agli allarmi crescenti della comunità scientifica ed ingiustificabile dal momento che anche la Banca Mondiale, durante il G8 di Siracusa, ha affermato che un accordo ambizioso sul clima, che comporti investimenti su tecnologie pulite e rinnovabili, rappresenterebbe una fortissima spinta per il superamento dell’attuale crisi economica; purtroppo da noi si pensa ancora anacronisticamente a carbone e nucleare”.

A poche settimane dalla conferenza di Copenaghen, il Consiglio Europeo, riunitosi dal 28 al 30 Ottobre proprio per affrontare il tema, sembra più che mai determinato a svolgere un ruolo trainante e a contribuire al raggiungimento di un accordo globale, ambizioso e completo. È necessario che tutte le parti imprimano nuovo slancio al processo di negoziazione e che se ne acceleri l'andamento.
“L'accordo di Copenaghen - si legge negli atti del Consiglio - deve comprendere disposizioni in ordine all'obiettivo dei 2 gradi, con impegni ambiziosi di riduzione delle emissioni da parte dei paesi sviluppati, ad azioni di mitigazione adeguate da parte dei paesi in via di sviluppo, all'adattamento, alla tecnologia e a un patto in materia di finanziamento” . Si riconosce, inoltre, il danno arrecato dai Paesi industrializzati nel corso della storia, e si quantifica il valore economico di questa pesante responsabilità.
“Le affermazioni del Consiglio Europeo,” ha dichiarato il Prof. Andrea Masullo, presidente del Comitato Scientifico di Greenaccord, “rappresentano un importante riconoscimento del danno che il modello di sviluppo dei paesi ricchi provoca anche ai paesi poveri quantificandolo nella misura di 100 miliardi di euro l’anno, e introducendo il principio del risarcimento prevedendo un contributo fra il 22 e il 50% per l’adattamento al cambiamento climatico nei paesi in via di sviluppo. É un riconoscimento ufficiale che il modello di sviluppo basato sulle energie non rinnovabili e ad alta intensità di carbonio, genera benessere in aree limitate e danni all’intero pianeta. Il Consiglio europeo sottolinea inoltre la necessità di raggiungere a Copenhagen un accordo “completo, equilibrato ed ambizioso”. Auguriamoci che non prevalga il grande attivismo di quel gruppo di governi, fra cui anche il nostro, che vuole che Copenhagen sia solo un passaggio interlocutorio per rinviare ancora una volta un accordo globale. Tale posizione, - ha continuato Masullo,- è irresponsabile rispetto agli allarmi crescenti della comunità scientifica ed ingiustificabile dal momento che anche la Banca Mondiale, durante il G8 di Siracusa, ha affermato che un accordo ambizioso sul clima, che comporti investimenti su tecnologie pulite e rinnovabili, rappresenterebbe una fortissima spinta per il superamento dell’attuale crisi economica; purtroppo da noi si pensa ancora anacronisticamente a carbone e nucleare”.
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