mercoledì, febbraio 03, 2010
Il delitto della giovane domestica, stuprata e uccisa dal padrone, bloccato da ritardi e ostacoli alla giustizia. L’assassino, un ricco avvocato di Lahore, è trattato dalla polizia come un “ospite di Stato”. Cattolici e membri per la tutela dei diritti umani parte civile a sostegno della famiglia.

Islamabad (AsiaNews) – Leader cattolici e attivisti per i diritti umani in Pakistan lanciano l’allarme: lo stupro e l’omicidio della 12enne cristiana Shazia Bashir, del 23 gennaio scorso, rischia di restare impunito. Il principale indiziato è un ricco e potente avvocato musulmano di Lahore, Chaudhry Muhammad Naeem, presso il quale la giovane lavorava come domestica. L’associazione dei legali della città si è schierata a difesa dell’uomo – ex presidente della Lahore Bar Association – che riceve un trattamento di tutto riguardo dagli agenti che lo hanno in custodia. La giustizia, intanto, continua a rimandare l’incriminazione.

I parenti di Shazia affermano di non credere al comitato istituito da Shahbaz Sharif, Capo ministro del Punjab, accusato di rimandare i tempi della giustizia. Un gruppo di familiari della vittima e attivisti si sono costituiti parte civile e hanno inscenato proteste di fronte al Circolo della stampa di Lahore.

Peter Jacob, segretario esecutivo di Giustizia e pace della Chiesa cattolica pakistana (Ncjp), sottolinea ad AsiaNews la “debolezza” del governo nel garantire giustizia ai più poveri e punire i colpevoli. L’attivista cattolico, insieme a membri per i diritti umani, è impegnato nel “mantenere viva la lotta per la giustizia” perché gli assassini di Shazia rispondano del loro crimine.

Il 29 gennaio scorso un giudice ha prolungato di altri sei giorni i termini di custodia cautelare a carico di Chaudhry Muhammad Naeem. La polizia ha spiegato imponenti misure di sicurezza attorno all’uomo; il team di legali che lo difende ha ottenuto il bando dei media dall’aula di tribunale. All’esterno (nella foto) i familiari della giovane uccisa e membri della società civile scandivano slogan di protesta.

Intanto la All Pakistan Minorities Alliance (Apma) e la Pakistan Masihi League (Pml), due organizzazioni cristiane, hanno lanciato un appello al Capo della Corte suprema pakistana, perché intervenga in prima persona contro i criminali.

Il professor Salamat Akhtar, presidente della Pml, denuncia una manomissione del certificato di morte e accusa la polizia di trattare l’imputato come un “ospite di Stato”, che gode di tutti i favori. Egli aggiunge che l’associazione degli avvocati di Lahore “può difendere l’amico in tribunale”, ma “non può danneggiare o distruggere la giustizia con minacce o azioni contrarie all’etica e alla legge”.

In un comunicato congiunto mons. Lawrence John Saldanha, presidente di Ncjp, e Peter Jacob ribadscono che la morte di Shazia “non è un incidente isolato” perché i domestici sono spesso “vittime di violenze e coercizioni dai loro padroni”, mentre il governo nazionale e provinciale non sono in grado di “assicurare giustizia”. Essi chiedono all’esecutivo di introdurre una norma contro il lavoro minorile e garantire “la velocità nei processi a carico dei colpevoli”.

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