Stati Uniti e Russia avrebbero definito i punti essenziali del nuovo trattato sulla riduzione delle armi nucleari, che sostituirà lo Start, scaduto il 5 dicembre scorso. Lo rivela il quotidiano americano “Wall Street Journal", che, citando fonti dell'amministrazione americana, annuncia l’imminenza dell’intesa che prevederebbe la riduzione delle armi nucleari dei due Paesi ad una cifra compresa tra 1.500 e 1.675 testate, rispetto alle 2.200 concordate con lo Start nel 1991.
RadioVaticana - Per un commento su questa importante anticipazione Giancarlo La Vella ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici e Disarmo all’Università di Trieste:
R. – Intanto, dobbiamo prendere atto, con soddisfazione, del fatto che c'è evidentemente la volontà di controllare e ridurre l’armamento nucleare e i missili intercontinentali, che è molto importante. Questo accordo coinvolgerebbe quattro raggruppamenti di Paesi e di forze armate: gli Stati Uniti, gli alleati della Nato, la Federazione russa e alcuni ex Stati satelliti. Quindi, comunque, c'è una riduzione e anche un rapporto evidentemente rinnovato e migliore tra Stati Uniti e Federazione russa.
D. – Nel periodo della guerra fredda, le armi nucleari - si diceva - servivano a garantire la stabilità nel mondo. Oggi sembra sia cambiato qualcosa...
R. – Ancora una volta, dobbiamo notare che nell’ambito dei grandi trattati internazionali, siano essi sul terribile problema ambientale, siano essi sull’ancor più terribile problema degli armamenti, rimane sempre fuori una parte ormai importantissima dell’economia della popolazione mondiale, che è quella dei Paesi asiatici. Infatti, continuano ad essere esclusi Paesi dotati di armamento nucleare come l’India, il Pakistan, ma anche la stessa Cina, per poi guardare ancora una volta, con attenzione, alla Corea del Nord. Il grande assente, dunque, di molte delle vicende internazionali, pur nell’importanza crescente del continente, è l’Asia. E’ un vuoto, del quale alla fine dovremo occuparci, come sempre partendo dalle Nazioni Unite.
D. –Per quale motivo la comunità internazionale non riesce a dotarsi sulle armi nucleari di un trattato che coinvolga, se non altro, tutti i Paesi che hanno l’arma atomica?
R. – Perché alcuni Paesi sappiamo che hanno l’arma atomica, ma non fanno parte del trattato di non proliferazione nucleare, che è il punto dal quale è indispensabile partire. Quel trattato va assolutamente rivisto. Corre il rischio di diventare un pezzo di carta straccia. Quindi, il problema di fondo è riuscire o a inglobare i Paesi che sono provvisti di arma nucleare, cercando di immetterli con delle nuove regole, oppure rivedere, alla luce delle nuove situazioni geopolitiche, completamente il trattato e, al limite, prendere atto delle situazioni esistenti e sanarle. Comunque, la situazione peggiore è quella di avere Paesi ormai numerosi in possesso di arma nucleare, di cui nessuno sa nulla.
RadioVaticana - Per un commento su questa importante anticipazione Giancarlo La Vella ha intervistato Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici e Disarmo all’Università di Trieste:
R. – Intanto, dobbiamo prendere atto, con soddisfazione, del fatto che c'è evidentemente la volontà di controllare e ridurre l’armamento nucleare e i missili intercontinentali, che è molto importante. Questo accordo coinvolgerebbe quattro raggruppamenti di Paesi e di forze armate: gli Stati Uniti, gli alleati della Nato, la Federazione russa e alcuni ex Stati satelliti. Quindi, comunque, c'è una riduzione e anche un rapporto evidentemente rinnovato e migliore tra Stati Uniti e Federazione russa.
D. – Nel periodo della guerra fredda, le armi nucleari - si diceva - servivano a garantire la stabilità nel mondo. Oggi sembra sia cambiato qualcosa...
R. – Ancora una volta, dobbiamo notare che nell’ambito dei grandi trattati internazionali, siano essi sul terribile problema ambientale, siano essi sull’ancor più terribile problema degli armamenti, rimane sempre fuori una parte ormai importantissima dell’economia della popolazione mondiale, che è quella dei Paesi asiatici. Infatti, continuano ad essere esclusi Paesi dotati di armamento nucleare come l’India, il Pakistan, ma anche la stessa Cina, per poi guardare ancora una volta, con attenzione, alla Corea del Nord. Il grande assente, dunque, di molte delle vicende internazionali, pur nell’importanza crescente del continente, è l’Asia. E’ un vuoto, del quale alla fine dovremo occuparci, come sempre partendo dalle Nazioni Unite.
D. –Per quale motivo la comunità internazionale non riesce a dotarsi sulle armi nucleari di un trattato che coinvolga, se non altro, tutti i Paesi che hanno l’arma atomica?
R. – Perché alcuni Paesi sappiamo che hanno l’arma atomica, ma non fanno parte del trattato di non proliferazione nucleare, che è il punto dal quale è indispensabile partire. Quel trattato va assolutamente rivisto. Corre il rischio di diventare un pezzo di carta straccia. Quindi, il problema di fondo è riuscire o a inglobare i Paesi che sono provvisti di arma nucleare, cercando di immetterli con delle nuove regole, oppure rivedere, alla luce delle nuove situazioni geopolitiche, completamente il trattato e, al limite, prendere atto delle situazioni esistenti e sanarle. Comunque, la situazione peggiore è quella di avere Paesi ormai numerosi in possesso di arma nucleare, di cui nessuno sa nulla.
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