In Gran Bretagna sta facendo discutere l'intervista rilasciata ieri a Leo Hickman sul Guardian da James Lovelock, il padre della teoria di Gaia, cioè del pianeta Terra come gigantesco organismo vivente capace di autoregolarsi e difendersi.
GreenReport - L'intervista del novantenne Lovelock è la prima dopo il climate-gate delle e-mail trafugate agli scienziati dell'Ipcc e lo scienziato-filosofo si dice disgustato dai suoi colleghi, plaude ai "good climate sceptics", ma avverte che il global warming potrebbe portare alla guerra a causa delle "mollezze" della democrazia. Le contraddizioni nel pensiero dello scienziato non mancano, anche perché nel suo ultimo bestseller "Revenge of Gaia", Lovelock ha scritto che l'intera specie Homo sapiens è gravemente minacciata dagli effetti prodotti sul pianeta dalle sue stesse attività e Hickman sul Guardian lo descrive come «Un profeta stile Vecchio Testamento dei nostri tempi, predice fuoco e zolfo per questa maledetta generazione se non ce la farà a cambiare urgentemente e radicalmente il suo stile di vita inquinante.Ma di persona Lovelock ha un comportamento calmo, anche quando lancia fulmini verbali ai vari "dumbos" con i quali condividiamo il nostro destino collettivo: vale a dire, "i politici, gli scienziati e i lobbysti"».
In realtà Lovelock ce l'ha soprattutto con gli scienziati dell'università dell'East Anglia che si sono fatti beccare mentre spedivano e-mail che ammettevano qualche forzatura dei dati e con l'Ipcc, con il fallimento della conferenza sul clima di Copenaghen e con gli errori marginali contenuti nel IV rapporto Ipcc, ma tira fuori anche il recente inverno particolarmente freddo in alcune parti dell'emisfero settentrionale. Lovelock, che ha diversi conti aperti con la comunità scientifica ufficiale, ha detto di essere stato «assolutamente disgustato» quando è venuto a sapere delle accuse contro i ricercatori dell'East Anglia, ma poi ammette candidamente che «In realtà non ha letto la e-mail quando sono state postate online. Stranamente, mi sentivo riluttante a curiosare».
Poi se la prende con la «corruzione della scienza» che sarebbe già avvenuta negli anni 80 con i tentativi di collegare i clorofluorocarburi con il buco nell'ozono (?!): «Falsificare i dati in qualsiasi modo è letteralmente un peccato contro lo Spirito Santo della scienza. Io non sono religioso, ma l'ho messa in questo modo perché lo sento con forza. E' l'unica cosa che non dobbiamo più fare». Ma ci sono falsificatori e falsificatori, Lovelock ad esempio ammira le azioni dei climate-sceptics: «Quello che mi piace degli scettici è che la buona scienza ha bisogno di critiche che ti facciano pensare: "Cavolo, qui ho fatto un errore?". Se non fai questo di continuo sei veramente in balia della corrente. I good sceptics hanno fatto un buon servizio, ma alcuni tra I più folli tra loro, penso, non abbiano fatto un favore a nessuno. Alcuni, ovviamente, sono corrotti ed alle dipendenze di compagnie petrolifere e cose di questo genere. Altri lavorano certamente per i governi. Per esempio, io penso che ci siano i russi dietro alcune disinformazioni per difendere i loro interessi energetici. Però noi abbiamo bisogno degli scettici, specialmente quando la scienza diventa così fortemente monolitica. Gli scettici hanno ragione ad essere profondamente diffidenti nei confronti di scienziati che fanno troppo affidamento sui modelli computerizzati, soprattutto quando si tratta di prevedere gli scenari climatici futuri. Non siamo che un animale brillante. Inciampiamo spesso e volentieri, ed a volte è incredibile quello che facciamo, , ma tendiamo ad essere troppo arroganti per notare i limiti. Se si costruisce un modello, dopo un po' ci finiamo risucchiati. Cominciamo a dimenticare che si tratta di un modello e pensare ad esso come il mondo reale».
Detto da chi ha inventato e difeso strenuamente la teoria di "Gaia" è abbastanza sorprendente, ma Lovelock non crede che l'uomo abbia la capacità di capire davvero "Gaia" nel lungo periodo e di agire di conseguenza: «Non credo che al punto attuale, siamo ancora così evoluti ed abbastanza intelligenti per gestire una situazione così complessa come il cambiamento climatico. Siamo animali molto attivi. Ci piace pensare, "Ah, sì, questa sarà una buona politica", ma non è quasi mai così semplice. Le guerre dimostrano quanto questo sia vero. La gente e davvero sicura e determinata di combattere per una giusta causa, ma non sempre funziona così. Il cambiamento climatico è una specie di ripetizione di una situazione di guerra. Ci potrebbe portare facilmente a una guerra fisica».
Lovelock attualmente lavora per il ministero della difesa britannico e i sevizi segreti, il famigerato MI5, e quando Hickman gli chiede spiegazioni su questo misterioso incarico risponde sibillino: «Niente è altrettanto interessante: lavoro solo per la salute e la sicurezza», ma non nasconde il suo disprezzo per quello che ritiene l'idealismo ingenuo del movimento ambientalista, fregandosene se una parte significativa dell'ecologismo guarda ancora a lui con rispetto.
Ne è un esempio la sua conversione filo-nucleare che ha convinto una minoranza degli ambientalisti a rivedere la loro posizione no-nuke. Partendo da qui Lovelock dice la cosa più pericolosa dell'intervista al Guardian: non è convinto che una qualsiasi risposta al "global heating" possa venire dall'interno del modello di democrazia occidentale: «Abbiamo bisogno di un mondo più autoritario. Siamo diventati una sorta di mondo impertinente e egualitario, dove tutti possono dire la loro. Va tutto bene, ma ci sono alcune circostanze, una guerra è un tipico esempio, dove non è possibile farlo. Quando questo accade ci sono poche persone autorevoli di cui potersi fidare. Dovrebbero essere anche molto responsabili, ovviamente, ma non questo può succedere in una democrazia moderna. Questo è uno dei problemi. Quale è l'alternativa alla democrazia? Non ce ne è una sola. Però, anche nelle migliori democrazie quando si avvicina una grande guerra, la democrazia deve essere messa da parte per un periodo. Ho la sensazione che il cambiamento climatico potrebbe essere un problema altrettanto grave di una guerra. Per un po' potrebbe essere necessario mettere la democrazia da parte».
A Lovelock piacciono gli eco-scettici perché pensa che il genere umano possa essere "educato" solo con il pugno di ferro e la pedagogia delle catastrofi e fa l'esempio di quanto sta succedendo in Antartide, dove gli scienziati stanno tenendo d'occhio l'enorme ghiacciaio di Pine Island: "Se si sciogliesse molto di più, si potrebbe staccare e scivolare in mare. Direi che gli scienziati non sono preoccupati, ma lo stanno sorvegliando attentamente. Sarebbe sufficiente a produrre un aumento immediato del mare di due metri, qualcosa di enorme, e tsunami. Questo sarebbe il tipo di evento che cambierebbe l'opinione pubblica, oppure il ritorno del dustbowl nel Midwest americano (il dustbowl "catino di polvere" fu il risultato di una serie di tempeste di sabbia che desertificarono gli Usa centrali e parte del Canada tra il 1931 e il 1939, ndr). Un altro rapporto IPCC non sarà sufficiente, ci troveremmo solo a discuterne, come adesso».
Lovelock è anche un attivista anti-eolico: «Ho sempre detto che l'adattamento è la cosa più seria che possiamo fare. Le nostre difese a mare sono adeguate? Possiamo prevenire gli alluvioni a Londra? E' in questo che dovremmo spendere i nostri miliardi. Se le turbine eoliche funzionassero davvero non avrei obiezioni. Al diavolo l'estetica, potremmo averne bisogno per salvare noi stessi. Ma non funzionano, i tedeschi lo hanno ammesso (in realtà continuano a progettare e costruire enormi impianti off-shore, ndr). E' come per la politica Agricola comune, che ha portato corruzione ed inefficienza. Una politica energetica comune per tutta l'Europa non è una buona idea. Io sono a favore del nucleare in posti affollati come la Gran Bretagna per la semplice ragione che è economica, efficace ed estremamente sicura, se si guardano i dati». Non lo convincono invece i dati sul commercio di quote di CO2 presentati dall'Ue: «Non ne so abbastanza di carbon trading, ma ho il sospetto che si tratti fondamentalmente di una truffa. Il tutto non è molto sensato. Abbiamo questa folle idea che siamo un esempio per il mondo. Quello che stiamo facendo è cercare di fare soldi all'estero vendendo gadget rinnovabili e idee verdi. Potrebbe essere degno di interesse nazionale, ma è un nonsense, se si pensa a quel che stanno facendo i cinesi e gli indiani con le emissioni. L'inerzia degli esseri umani è talmente enorme che non si può davvero fare qualcosa d'importante».
Anche Leo Hickman sembra essere uscito terrorizzato da questa intervista senza speranza. Con questa specie di contraddittorio testamento, Lovelock consegna davvero la sua Gaia ad una triste profezia per la nostra specie, per la democrazia e per l'ambiente.
GreenReport - L'intervista del novantenne Lovelock è la prima dopo il climate-gate delle e-mail trafugate agli scienziati dell'Ipcc e lo scienziato-filosofo si dice disgustato dai suoi colleghi, plaude ai "good climate sceptics", ma avverte che il global warming potrebbe portare alla guerra a causa delle "mollezze" della democrazia. Le contraddizioni nel pensiero dello scienziato non mancano, anche perché nel suo ultimo bestseller "Revenge of Gaia", Lovelock ha scritto che l'intera specie Homo sapiens è gravemente minacciata dagli effetti prodotti sul pianeta dalle sue stesse attività e Hickman sul Guardian lo descrive come «Un profeta stile Vecchio Testamento dei nostri tempi, predice fuoco e zolfo per questa maledetta generazione se non ce la farà a cambiare urgentemente e radicalmente il suo stile di vita inquinante.Ma di persona Lovelock ha un comportamento calmo, anche quando lancia fulmini verbali ai vari "dumbos" con i quali condividiamo il nostro destino collettivo: vale a dire, "i politici, gli scienziati e i lobbysti"».
In realtà Lovelock ce l'ha soprattutto con gli scienziati dell'università dell'East Anglia che si sono fatti beccare mentre spedivano e-mail che ammettevano qualche forzatura dei dati e con l'Ipcc, con il fallimento della conferenza sul clima di Copenaghen e con gli errori marginali contenuti nel IV rapporto Ipcc, ma tira fuori anche il recente inverno particolarmente freddo in alcune parti dell'emisfero settentrionale. Lovelock, che ha diversi conti aperti con la comunità scientifica ufficiale, ha detto di essere stato «assolutamente disgustato» quando è venuto a sapere delle accuse contro i ricercatori dell'East Anglia, ma poi ammette candidamente che «In realtà non ha letto la e-mail quando sono state postate online. Stranamente, mi sentivo riluttante a curiosare».
Poi se la prende con la «corruzione della scienza» che sarebbe già avvenuta negli anni 80 con i tentativi di collegare i clorofluorocarburi con il buco nell'ozono (?!): «Falsificare i dati in qualsiasi modo è letteralmente un peccato contro lo Spirito Santo della scienza. Io non sono religioso, ma l'ho messa in questo modo perché lo sento con forza. E' l'unica cosa che non dobbiamo più fare». Ma ci sono falsificatori e falsificatori, Lovelock ad esempio ammira le azioni dei climate-sceptics: «Quello che mi piace degli scettici è che la buona scienza ha bisogno di critiche che ti facciano pensare: "Cavolo, qui ho fatto un errore?". Se non fai questo di continuo sei veramente in balia della corrente. I good sceptics hanno fatto un buon servizio, ma alcuni tra I più folli tra loro, penso, non abbiano fatto un favore a nessuno. Alcuni, ovviamente, sono corrotti ed alle dipendenze di compagnie petrolifere e cose di questo genere. Altri lavorano certamente per i governi. Per esempio, io penso che ci siano i russi dietro alcune disinformazioni per difendere i loro interessi energetici. Però noi abbiamo bisogno degli scettici, specialmente quando la scienza diventa così fortemente monolitica. Gli scettici hanno ragione ad essere profondamente diffidenti nei confronti di scienziati che fanno troppo affidamento sui modelli computerizzati, soprattutto quando si tratta di prevedere gli scenari climatici futuri. Non siamo che un animale brillante. Inciampiamo spesso e volentieri, ed a volte è incredibile quello che facciamo, , ma tendiamo ad essere troppo arroganti per notare i limiti. Se si costruisce un modello, dopo un po' ci finiamo risucchiati. Cominciamo a dimenticare che si tratta di un modello e pensare ad esso come il mondo reale».
Detto da chi ha inventato e difeso strenuamente la teoria di "Gaia" è abbastanza sorprendente, ma Lovelock non crede che l'uomo abbia la capacità di capire davvero "Gaia" nel lungo periodo e di agire di conseguenza: «Non credo che al punto attuale, siamo ancora così evoluti ed abbastanza intelligenti per gestire una situazione così complessa come il cambiamento climatico. Siamo animali molto attivi. Ci piace pensare, "Ah, sì, questa sarà una buona politica", ma non è quasi mai così semplice. Le guerre dimostrano quanto questo sia vero. La gente e davvero sicura e determinata di combattere per una giusta causa, ma non sempre funziona così. Il cambiamento climatico è una specie di ripetizione di una situazione di guerra. Ci potrebbe portare facilmente a una guerra fisica».
Lovelock attualmente lavora per il ministero della difesa britannico e i sevizi segreti, il famigerato MI5, e quando Hickman gli chiede spiegazioni su questo misterioso incarico risponde sibillino: «Niente è altrettanto interessante: lavoro solo per la salute e la sicurezza», ma non nasconde il suo disprezzo per quello che ritiene l'idealismo ingenuo del movimento ambientalista, fregandosene se una parte significativa dell'ecologismo guarda ancora a lui con rispetto.
Ne è un esempio la sua conversione filo-nucleare che ha convinto una minoranza degli ambientalisti a rivedere la loro posizione no-nuke. Partendo da qui Lovelock dice la cosa più pericolosa dell'intervista al Guardian: non è convinto che una qualsiasi risposta al "global heating" possa venire dall'interno del modello di democrazia occidentale: «Abbiamo bisogno di un mondo più autoritario. Siamo diventati una sorta di mondo impertinente e egualitario, dove tutti possono dire la loro. Va tutto bene, ma ci sono alcune circostanze, una guerra è un tipico esempio, dove non è possibile farlo. Quando questo accade ci sono poche persone autorevoli di cui potersi fidare. Dovrebbero essere anche molto responsabili, ovviamente, ma non questo può succedere in una democrazia moderna. Questo è uno dei problemi. Quale è l'alternativa alla democrazia? Non ce ne è una sola. Però, anche nelle migliori democrazie quando si avvicina una grande guerra, la democrazia deve essere messa da parte per un periodo. Ho la sensazione che il cambiamento climatico potrebbe essere un problema altrettanto grave di una guerra. Per un po' potrebbe essere necessario mettere la democrazia da parte».
A Lovelock piacciono gli eco-scettici perché pensa che il genere umano possa essere "educato" solo con il pugno di ferro e la pedagogia delle catastrofi e fa l'esempio di quanto sta succedendo in Antartide, dove gli scienziati stanno tenendo d'occhio l'enorme ghiacciaio di Pine Island: "Se si sciogliesse molto di più, si potrebbe staccare e scivolare in mare. Direi che gli scienziati non sono preoccupati, ma lo stanno sorvegliando attentamente. Sarebbe sufficiente a produrre un aumento immediato del mare di due metri, qualcosa di enorme, e tsunami. Questo sarebbe il tipo di evento che cambierebbe l'opinione pubblica, oppure il ritorno del dustbowl nel Midwest americano (il dustbowl "catino di polvere" fu il risultato di una serie di tempeste di sabbia che desertificarono gli Usa centrali e parte del Canada tra il 1931 e il 1939, ndr). Un altro rapporto IPCC non sarà sufficiente, ci troveremmo solo a discuterne, come adesso».
Lovelock è anche un attivista anti-eolico: «Ho sempre detto che l'adattamento è la cosa più seria che possiamo fare. Le nostre difese a mare sono adeguate? Possiamo prevenire gli alluvioni a Londra? E' in questo che dovremmo spendere i nostri miliardi. Se le turbine eoliche funzionassero davvero non avrei obiezioni. Al diavolo l'estetica, potremmo averne bisogno per salvare noi stessi. Ma non funzionano, i tedeschi lo hanno ammesso (in realtà continuano a progettare e costruire enormi impianti off-shore, ndr). E' come per la politica Agricola comune, che ha portato corruzione ed inefficienza. Una politica energetica comune per tutta l'Europa non è una buona idea. Io sono a favore del nucleare in posti affollati come la Gran Bretagna per la semplice ragione che è economica, efficace ed estremamente sicura, se si guardano i dati». Non lo convincono invece i dati sul commercio di quote di CO2 presentati dall'Ue: «Non ne so abbastanza di carbon trading, ma ho il sospetto che si tratti fondamentalmente di una truffa. Il tutto non è molto sensato. Abbiamo questa folle idea che siamo un esempio per il mondo. Quello che stiamo facendo è cercare di fare soldi all'estero vendendo gadget rinnovabili e idee verdi. Potrebbe essere degno di interesse nazionale, ma è un nonsense, se si pensa a quel che stanno facendo i cinesi e gli indiani con le emissioni. L'inerzia degli esseri umani è talmente enorme che non si può davvero fare qualcosa d'importante».
Anche Leo Hickman sembra essere uscito terrorizzato da questa intervista senza speranza. Con questa specie di contraddittorio testamento, Lovelock consegna davvero la sua Gaia ad una triste profezia per la nostra specie, per la democrazia e per l'ambiente.
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