sabato, aprile 17, 2010
"Li hanno arrestati perché non guardavano in faccia chi curavano, perché non facevano distinzione tra feriti. Cercavano si salvarli e basta"

PeaceReporter - Ha cinque anni Enrico, e le idee molto chiare. Veste una maglietta abbondante sopra al giacchino di jeans, la scritta in bella vista: Io sto con Emergency. E coi suo occhi azzurri, Enrico lo sa davvero perché la sua mamma lo ha accompagnato per mano in piazza San Giovanni, oggi, assieme al fratello di tre anni e al padre, intento a fare le foto a striscioni e bandiere di pace. Nessuno slogan politico alla manifestazione organizzata dalla Ong di Gino Strada per chiedere la liberazione dei tre operatori umanitari arrestati senza capi d'accusa ufficiali dal governo afgano. E così è. Alle 14.20, la gente arriva alla spicciolata sfidando il cielo minaccioso che cede a sprazzi di azzurro. "Io non amo le manifestazioni, né da una parte né dall'altra, e non partecipo mai. Ma Emergency è una delle poche cose per cui valga la pena scendere in piazza - ha la faccia pulita Riccardo, e le mani impegnate a selezionare le foto in digitale appena scattate. Accanto a lui Ambra, quattro mesi, coccolata dalla mamma - Quello che stanno facendo ai tre cooperanti, alla Ong, è stomachevole, e altrettanto lo è il comportamento di governo italiano e dintorni. Per questo siamo qui". Vengono dalla provincia di Roma, come Aldo e Leòn, sette anni l'uno, amici da sempre. "Siamo qui per chiedere che la smettono di fare la guerra e liberino i tre, loro tre", spiega spigliato Aldo, maglietta logata e occhi furbi, indicando le gigantografie di Matteo dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani appese ai lati del palco allestito in mezzo alla piazza. "E poi ci piace stare qua - aggiunge Leòn - la gente è bella. E c'è la musica".

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