giovedì, aprile 29, 2010
Borsa di Atene in forte rialzo stamane in vista degli aiuti Ue-Fmi, dopo l'atteso vai libera da parte della Germania.

Radio Vaticana - Il premier greco Giorgio Papandreou ha incontrato i sindacati e gli industriali per informarli sulle nuove misure del governo per far fronte alla crisi ed ottenere l'erogazione del pacchetto di aiuti, che dovrebbe ammontare a 100 – 120 miliardi di Euro in tre anni. Atene è pronta a varare misure dolorose. L'accordo dovrebbe essere finalizzato nei prossimi giorni. Ma c’è il pericolo che questi aiuti non siano sufficienti? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Giacomo Vaciago, docente di Economia Internazionale presso l’Università Cattolica di Milano (ascolta):

R. – Direi che a questo punto l’orizzonte triennale è passato. E’ chiaro che viene così sostituito il credito che non stava più affluendo ad un Paese, diventato molto rischioso, con un finanziamento pubblico di fatto. Il Fondo Monetario è pubblico come pubblici sono gli altri 15 governi. Diciamo, quindi, che a questo punto il problema si sposta: gli aiuti alla Grecia indeboliscono la capacità di aiutare altri Paesi o creano opportunità di speculazione su altri Paesi. Mi sembra che la cattiva gestione di questa operazione rischia di estendere il problema ad altri.


D. – Si è parlato tanto, in questi ultimi giorni, dell’uscita della Grecia dalla zona euro: si tratta di una prospettiva reale, secondo lei?



R. – Ciascun Paese deve continuamente ragionare sul lungo periodo - e non da oggi a domani - cosa sia meglio fare per lui e tutta l’Unione deve poi ragionare sulla convenienza che ciascun Paese deve continuare ad avere a far parte di questa Unione. Un rischio di uscita c’è: il giorno in cui un Paese si convince che onestamente non ha interesse a stare in questa Unione, io direi che non solo esce, ma che fa bene ad uscire. Il problema è capire come mai non ha interesse a stare in un’Unione, che è nata all’insegna di un bene comune, che rendeva conveniente ai Paesi esserne parte.


D. – Bisogna dire che ora cresce la preoccupazione per gli altri Paesi della zona euro. Quali sono, secondo lei, quelli maggiormente a rischio e quali le ripercussioni che ci possiamo attendere a livello europeo complessivamente?



R. – Se il Paese non cresce o addirittura va indietro, come sta succedendo in numerosi Paesi europei, è chiaro che diventa insostenibile anche il debito pubblico, che era sostenibile fino al giorno prima. Non c’è dubbio che la Spagna si trova in un problema di questo tipo: ha una disoccupazione al 23 per cento e come si fa a chiedere agli spagnoli disoccupati di pagare le tasse per servire un debito da cui non traggono più alcun vantaggio? Si scopre che anche l’Italia, se non torna presto e bene a crescere, avrà - prima o poi - un problema di sostenibilità di debito. E’ chiaro che nessuno è esente da sospetti!



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