giovedì, aprile 29, 2010
In occasione della festa del 1° maggio 2010, il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica presenta il documento “Meno Finanza, Più Lavoro”: le richieste sono un lavoro stabile e dignitoso, una flessibilità governata e sussidiaria, politiche fiscali d’incentivazione al lavoro e accesso al credito

In occasione del 120° anniversario della festa del 1° maggio, il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica presenta il documento “Meno finanza, più lavoro”, che ha come parola d’ordine: i giovani come emergenza per il mondo degli adulti (responsabilità inter-generazionale), la legalità nel lavoro e lo sviluppo del Paese. Il testo è dedicato a Marta Lunghi, morta a 22 anni per un lavoro in nero pagato 5 euro l’ora.

«Quest’anno il 1° maggio assume significati importanti perché coincide con una fase molto critica per il mondo del lavoro a causa della crisi. In questo contesto, presentiamo un documento sul lavoro, condiviso con la Presidenza nazionale dell’Azione Cattolica, frutto di una lunga e approfondita riflessione, figlia anche delle esperienze vissute sul campo, tra i lavoratori che cercano con caparbietà di rimanere a galla nella tempesta della crisi» ha sottolineato Cristiano Nervegna, Segretario nazionale del Mlac, il quale aggiunge che «con tale iniziativa si vuole indicare una strada da percorrere per contribuire ad assicurare un futuro dignitoso al lavoro».

Tra le richieste e gli auspici del documento, che vi alleghiamo: il primato del lavoro e dell’economia reale, che produce beni e servizi concreti, sulla speculazione finanziaria; una continuità di reddito legata a politiche di welfare d’attivazione; la responsabilità sociale d’impresa estesa anche all’ambito dei contratti di lavoro; una maggiore attenzione alla formazione dei lavoratori collegata ad un’analisi dei fabbisogni professionali reali; politiche d’incentivazione al lavoro attente, in particolare, alle giovani generazioni; l’esigenza di aumentare gli spazi di socialità dei corpi intermedi, ricostruendo valide e solide relazioni sociali di scambio e condivisione dei percorsi di vita e di lavoro, e contrastando così la cultura antieconomica dell’individualismo.

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