"Libertà religiosa, via per la pace" è il tema scelto dal Papa per la 44.ma Giornata mondiale della pace
“Libertà religiosa, via per la pace”. Si intitola così il Messaggio scritto da Benedetto XVI per la 44.ma Giornata mondiale della pace, che verrà celebrata il primo gennaio 2011. Il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace lo ha comunicato oggi, accompagnando il tema della Giornata con alcune note esplicative.
RadioVaticana - Nei Paesi in cui gode di libertà di espressione, la fede è spesso messa all’angolo, resa il più possibile invisibile e ininfluente rispetto alla sfera pubblica. E nei Paesi in cui è in minoranza, non è solo il credo ma anche chi lo professa ad essere frequentemente perseguitato e colpito. Questa è la realtà attuale, eppure – obietta il dicastero vaticano, citando spesso Benedetto XVI – la libertà religiosa si presenta come “libertà delle libertà”. Essendo “radicata nella stessa dignità dell’uomo, ed orientata alla ricerca della ‘immutabile verità’”, si legge nel comunicato ufficiale di presentazione del tema, la libertà religiosa “è autenticamente tale quando è coerente alla ricerca della verità e alla verità dell’uomo”. Ciò, si afferma, consente “di escludere la ‘religiosità’ del fondamentalismo, della manipolazione e della strumentalizzazione della verità e della verità dell’uomo. Poiché tutto ciò che si oppone alla dignità dell’uomo si oppone alla ricerca della verità, e non può essere considerato come libertà religiosa”.
Ricordando come dal 1968 il primo di ogni anno sia il giorno dedicato dai Papi alla riflessione sulla pace nel mondo, la nota stigmatizza le “diverse forme di limitazione o negazione della libertà religiosa, di discriminazione e marginalizzazione basate sulla religione, fino alla persecuzione e alla violenza contro le minoranze”. Oggi, prosegue il comunicato, “sono molte le aree del mondo in cui persistono forme di limitazione alla libertà religiosa, e ciò sia dove le comunità di credenti sono una minoranza, sia dove le comunità di credenti non sono una minoranza, eppure subiscono forme più sofisticate di discriminazione e di marginalizzazione, sul piano culturale e della partecipazione alla vita pubblica, civile e politica”. E qui, viene riportata una delle affermazioni che il 18 aprile 2008 risuonarono per bocca di Benedetto XVI nell’emiciclo delle Nazioni Unite a New York. “È inconcepibile – affermò allora il Papa – che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti. I diritti collegati con la religione – asserì con forza – sono quanto mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l’ideologia secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva”.
“L’uomo – indicò ancora Benedetto XVI in quell’occasione – non può essere frammentato, diviso da ciò che crede, perché quello in cui crede ha un impatto sulla sua vita e sulla sua persona”. Dunque, “il rifiuto di riconoscere il contributo alla società che è radicato nella dimensione religiosa e nella ricerca dell’Assoluto (…) privilegerebbe indubbiamente un approccio individualistico e frammenterebbe l’unità della persona”.
RadioVaticana - Nei Paesi in cui gode di libertà di espressione, la fede è spesso messa all’angolo, resa il più possibile invisibile e ininfluente rispetto alla sfera pubblica. E nei Paesi in cui è in minoranza, non è solo il credo ma anche chi lo professa ad essere frequentemente perseguitato e colpito. Questa è la realtà attuale, eppure – obietta il dicastero vaticano, citando spesso Benedetto XVI – la libertà religiosa si presenta come “libertà delle libertà”. Essendo “radicata nella stessa dignità dell’uomo, ed orientata alla ricerca della ‘immutabile verità’”, si legge nel comunicato ufficiale di presentazione del tema, la libertà religiosa “è autenticamente tale quando è coerente alla ricerca della verità e alla verità dell’uomo”. Ciò, si afferma, consente “di escludere la ‘religiosità’ del fondamentalismo, della manipolazione e della strumentalizzazione della verità e della verità dell’uomo. Poiché tutto ciò che si oppone alla dignità dell’uomo si oppone alla ricerca della verità, e non può essere considerato come libertà religiosa”.
Ricordando come dal 1968 il primo di ogni anno sia il giorno dedicato dai Papi alla riflessione sulla pace nel mondo, la nota stigmatizza le “diverse forme di limitazione o negazione della libertà religiosa, di discriminazione e marginalizzazione basate sulla religione, fino alla persecuzione e alla violenza contro le minoranze”. Oggi, prosegue il comunicato, “sono molte le aree del mondo in cui persistono forme di limitazione alla libertà religiosa, e ciò sia dove le comunità di credenti sono una minoranza, sia dove le comunità di credenti non sono una minoranza, eppure subiscono forme più sofisticate di discriminazione e di marginalizzazione, sul piano culturale e della partecipazione alla vita pubblica, civile e politica”. E qui, viene riportata una delle affermazioni che il 18 aprile 2008 risuonarono per bocca di Benedetto XVI nell’emiciclo delle Nazioni Unite a New York. “È inconcepibile – affermò allora il Papa – che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi – la loro fede – per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti. I diritti collegati con la religione – asserì con forza – sono quanto mai bisognosi di essere protetti se vengono considerati in conflitto con l’ideologia secolare prevalente o con posizioni di una maggioranza religiosa di natura esclusiva”.
“L’uomo – indicò ancora Benedetto XVI in quell’occasione – non può essere frammentato, diviso da ciò che crede, perché quello in cui crede ha un impatto sulla sua vita e sulla sua persona”. Dunque, “il rifiuto di riconoscere il contributo alla società che è radicato nella dimensione religiosa e nella ricerca dell’Assoluto (…) privilegerebbe indubbiamente un approccio individualistico e frammenterebbe l’unità della persona”.
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