del nostro collaboratore Stefano Buso
Le società moderne sopravvivono in una situazione di sazietà e apatia. I dati relativi allo sperpero alimentare sono preoccupanti e sfregiano la dignità dell’uomo: più di 4 mila tonnellate di prodotti alimentari acquistati dagli italiani e gettati ogni giorno nelle discariche, 6 milioni ogni anno…
In altri paesi della vecchia Europa gli sciali sono addirittura più gravosi che da noi, tuttavia questo non deve suscitate un quid di sollievo. I dati negativi che riassumono gli stili di vita dei paesi dell’occidente hanno una sorta di omogeneità con picchi al negativo. Gli sprechi di una famiglia italiana, ad esempio, sono quantificabili attorno al 13-14%; ben di più quelli di una del nord Europa che si attestano attorno al 30% circa, mentre quelli degli americani raggiungono il 40%. Per cercare di porre rimedio è partita la campagna “Un anno contro lo spreco” ideata dal Prof. Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, e promossa da Last Minute Market con il patrocinio del Parlamento europeo.
Sembra un paradosso che nel bel mezzo di una seria recessione economica gli italiani buttino nella pattumiera cibo che potrebbe essere utilizzato. Secondo il Prof. Andrea Segrè in Italia scialacquiamo una quantità di vitto sufficiente a sfamare tre quarti della popolazione. Alimenti intatti, scatole mezze piene, generi alimentari confezionati sui quali si è poi cambiato idea. Come è possibile liberarsi di un pacco di pasta integro per il solo motivo che il formato non seduce i gusti della famiglia? Una vera assurdità. E ancora: nel dubbio sulla freschezza di un latticino o altro alimento si sceglie di scaraventarlo nel pattume, senza ponderare se è proprio il caso di farlo. In pratica una sorta di leggerezza che beffa buon senso ed economia.
Da osservare che gli sprechi alimentari non sono solo un’azione domestica, ma un trend scellerato che contempla tutto il mercato e la distribuzione. Il paradosso è che alla fine saranno purtroppo i consumatori ad essere svantaggiati da questa deplorevole condotta. Accanto agli sperperi diffusi ci sono gli esempi virtuosi. La Fondazione del Banco Alimentare da anni si fa carico di prendere in consegna alimenti di prossima scadenza (seppur sani e controllati) per poi offrirli alle realtà assistenziali che si sorreggono grazie a questo tipo di aiuti. Oppure alle tante mense per indigenti che elargiscono ogni giorno una mole considerevole di pasti.
Altra patata bollente è il danno ambientale ed ecologico causato dallo spreco massivo. Cibo e alimenti confezionati gettati (quindi bottiglie, scatolame, buste, plastica ecc.) generano anche questo guaio, e in ogni caso vanno a implementare le enormi giacenze di rifiuti da smaltire.
In questa campagna illuminata di sensibilizzazione ideata dall’Università di Bologna si cerca di coinvolgere le istituzioni e gli enti pubblici attraverso il recupero del cibo ancora riutilizzabile e la sua redistrubuzione nelle mense scolastiche, ospedali o comunità. Un’idea che potrebbe portare una boccata di ossigeno ai magri bilanci di queste realtà. Un plauso a quest’iniziativa, auspicando che il modello della produzione e consumo si modifichi in meglio grazie alle iniziative di sensibilizzazione e alla diffusione dei comportamenti virtuosi.
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