del nostro collaboratore Fabio Ceseri
Il 21 settembre si è tenuto a Roma la prima giornata nazionale NO USURA DAY, promossa da Sos Impresa e Confesercenti con Avviso Pubblico, Strozzateci Tutti, Cittadinanzattiva. Questa piaga sociale ha oggi in Italia un giro d'affari che si aggira intorno ai 20 miliardi di euro: è quanto emerge dal rapporto dell’associazione 'Sos impresa' presentato poche settimane fa. Secondo questo rapporto i commercianti vittime di usura si concentrano prevalentemente nelle regioni di Campania, Lazio e Sicilia. In totale sono oltre 600mila, a cui vanno aggiunte altre 15 mila persone immigrate.
Sempre in questo rapporto si nota che a fronte di questi dati le denunce sono davvero poche. In particolare dal 1996, quando è stata introdotta la legge 108 (la legge antiusura), si assiste a un calo sistematico e inarrestabile del numero delle denunce: nel periodo ‘92-‘96, cioè prima dell’approvazione della legge n. 108, il numero delle denunce era stato di 1250 denunce per anno (il 360% in più rispetto a prima); nel periodo ’97-2001, primo periodo della legge, il numero delle denunce scende a 1040/1050 all’anno: il 17% in meno; tra il 2001 e il 2005 le denunce sono state 760/780 all’anno: il 26,4% in meno.
In questo periodo di forte crisi che grava ancora sulle spalle di moltissime famiglie ed imprese, la richiesta di prestiti aumenta, così come il rischio di cadere vittime dell’usura. Secondo le analisi Eurispes, pubblicate nel rapporto ‘L’usura, quando il credito è nero, ben il 25% degli italiani conosce da molto vicino il fenomeno dell’usura. Il 25.2% del campione intervistato conferma di conoscere persone che si rivolgono ad usurai per ottenere prestiti; nel Mezzogiorno il 30.7% del campione conosce persone che hanno fatto ricorso a prestiti usurai, seguito dal Centro Italia con una percentuale che si attesta al 29.1%. Soffrono in particolar modo le famiglie e i piccoli commercianti strozzati da una crisi che non sembra dare tregua: da quanto emerge dal rapporto Eurispes, il ‘28,6% delle famiglie non ha un reddito mensile tale da consentirgli di arrivare alla fine del mese; il 42,9% può sostenere economicamente le proprie esigenze di consumo solo utilizzando i propri risparmi; il 23,3% e il 18,1% delle famiglie, rispettivamente, dichiarano difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo e del canone di affitto. Una panoramica generale indica un elevato rischio legato ai prestiti usurai in Calabria e Campania, mentre sono a rischio usura ‘medio’ le regioni del Centro Italia come Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Rischio usura praticamente inesistente in moltissime province del Nord Italia (il primato spetta a Trento e Bolzano).
Si può migliorare la situazione se l’approccio al fenomeno usura non è solo di tipo repressivo ma anche di tipo culturale, riguardo soprattutto a un cattivo uso del denaro che favorisce il fenomeno usura. La legislazione italiana, come dicevamo, è intervenuta in materia con la legge 108 del 7 marzo 1996, che ha successivamente favorito la promulgazioni di leggi anche a livello regionale, come nel caso della Toscana. All’interno di questa legge gli articoli 14 e 15 dettano le linee principali per quanto riguarda gli aiuti nei confronti di chi cade nella rete dell’usura. Cosa prevede questa legge? Facciamo l’esempio di un lavoratore che vive con 1500€ al mese, non riesce a sopravvivere nonostante tagli rispetto ai primari bisogni, richiede un prestito e non riesce poi a rimborsarlo. Di conseguenza viene considerato “sopra indebitato”, ma in base all’ articolo 15 della legge 108 ha la possibilità di attingere al fondo messo a disposizione delle Fondazioni antiusura. Un requisito importante per avere accesso al fondo è quello di avere una seria prospettiva di essere sottratti all’usura. Questo elemento si può collegare ai casi in cui chi chiede di far richiesta al fondo antiusura continua a indebitarsi per spese superflue rispetto alle proprie possibilità, per cui non esiste una seria prospettiva di essere sottratti all’usura e quindi non si può accedere ai fondi messi a disposizione dalle Fondazioni. Queste organizzazioni ricevono denaro dallo Stato e lo versano alle banche, le quali erogano prestito a tassi agevolati attraverso la stipula di una convenzione con la Fondazione. La banca usa la garanzia della Fondazione antiusura per l’erogazione dello stesso.
In agguato ci sono invece organizzazioni che attraverso finanziarie, commercialisti, professionisti, ecc., offrono finanziamenti ad altissimo interesse sia ai singoli sia a piccole e piccolissime imprese. Infine, c'è l'usura della criminalità organizzata che utilizza questo strumento per riciclare denaro sporco ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico e produttivo. Sono professionisti che “quasi legalmente” ti sottraggono il futuro, attraverso l’acquisizione di attività imprenditoriali che hanno contratto un debito poi divenuto insolvibile, alle quali fanno una proposta di acquisto irrinunciabile.
Il riscatto degli usurati inizia nel denunciare tutte le tipologie di usura, perché questo fenomeno può rovinare per sempre l’esistenza di un individuo e mettere una seria ipoteca sul suo futuro, sia lavorativo che familiare. In questo baratro cadono soprattutto persone fragili ipnotizzati dalle sirene del consumismo, che vivono “per l’avere” senza considerare i loro effettivi bisogni primari. L’usura è un problema complesso che coinvolge non solo la vittima ma anche tutta la comunità, che senza un lavoro di sostegno e di rete potrà difficilmente fare argine a questo problema sociale. E’ la conseguenza devastante di un sistema malato che favorisce l’usura principalmente trasformando le persone in oggetti.
Non esiste poi un sistema bancario vicino davvero alla vita delle persone, anche a causa delle condizioni imposte dal “Basilea 2” che, basandosi su parametri standard, non ha il polso di situazioni locali molto articolate e particolari: un minimo debito di un piccolo imprenditore o commerciante non può avere il soccorso di un istituto di credito perché chi lo contrae è uscito dai parametri molto stretti del Basilea 2. Una volta i direttori di banca vivevano nella realtà locale ed avevano molta autonomia nell’erogazione di prestiti. Oggi purtroppo chi, per varie ragioni, ha una attività imprenditoriale ed a causa di un investimento sbagliato si indebita, cade con facilità nelle mani di personaggi senza scrupoli.
Sempre in questo rapporto si nota che a fronte di questi dati le denunce sono davvero poche. In particolare dal 1996, quando è stata introdotta la legge 108 (la legge antiusura), si assiste a un calo sistematico e inarrestabile del numero delle denunce: nel periodo ‘92-‘96, cioè prima dell’approvazione della legge n. 108, il numero delle denunce era stato di 1250 denunce per anno (il 360% in più rispetto a prima); nel periodo ’97-2001, primo periodo della legge, il numero delle denunce scende a 1040/1050 all’anno: il 17% in meno; tra il 2001 e il 2005 le denunce sono state 760/780 all’anno: il 26,4% in meno.
In questo periodo di forte crisi che grava ancora sulle spalle di moltissime famiglie ed imprese, la richiesta di prestiti aumenta, così come il rischio di cadere vittime dell’usura. Secondo le analisi Eurispes, pubblicate nel rapporto ‘L’usura, quando il credito è nero, ben il 25% degli italiani conosce da molto vicino il fenomeno dell’usura. Il 25.2% del campione intervistato conferma di conoscere persone che si rivolgono ad usurai per ottenere prestiti; nel Mezzogiorno il 30.7% del campione conosce persone che hanno fatto ricorso a prestiti usurai, seguito dal Centro Italia con una percentuale che si attesta al 29.1%. Soffrono in particolar modo le famiglie e i piccoli commercianti strozzati da una crisi che non sembra dare tregua: da quanto emerge dal rapporto Eurispes, il ‘28,6% delle famiglie non ha un reddito mensile tale da consentirgli di arrivare alla fine del mese; il 42,9% può sostenere economicamente le proprie esigenze di consumo solo utilizzando i propri risparmi; il 23,3% e il 18,1% delle famiglie, rispettivamente, dichiarano difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo e del canone di affitto. Una panoramica generale indica un elevato rischio legato ai prestiti usurai in Calabria e Campania, mentre sono a rischio usura ‘medio’ le regioni del Centro Italia come Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Rischio usura praticamente inesistente in moltissime province del Nord Italia (il primato spetta a Trento e Bolzano).
Si può migliorare la situazione se l’approccio al fenomeno usura non è solo di tipo repressivo ma anche di tipo culturale, riguardo soprattutto a un cattivo uso del denaro che favorisce il fenomeno usura. La legislazione italiana, come dicevamo, è intervenuta in materia con la legge 108 del 7 marzo 1996, che ha successivamente favorito la promulgazioni di leggi anche a livello regionale, come nel caso della Toscana. All’interno di questa legge gli articoli 14 e 15 dettano le linee principali per quanto riguarda gli aiuti nei confronti di chi cade nella rete dell’usura. Cosa prevede questa legge? Facciamo l’esempio di un lavoratore che vive con 1500€ al mese, non riesce a sopravvivere nonostante tagli rispetto ai primari bisogni, richiede un prestito e non riesce poi a rimborsarlo. Di conseguenza viene considerato “sopra indebitato”, ma in base all’ articolo 15 della legge 108 ha la possibilità di attingere al fondo messo a disposizione delle Fondazioni antiusura. Un requisito importante per avere accesso al fondo è quello di avere una seria prospettiva di essere sottratti all’usura. Questo elemento si può collegare ai casi in cui chi chiede di far richiesta al fondo antiusura continua a indebitarsi per spese superflue rispetto alle proprie possibilità, per cui non esiste una seria prospettiva di essere sottratti all’usura e quindi non si può accedere ai fondi messi a disposizione dalle Fondazioni. Queste organizzazioni ricevono denaro dallo Stato e lo versano alle banche, le quali erogano prestito a tassi agevolati attraverso la stipula di una convenzione con la Fondazione. La banca usa la garanzia della Fondazione antiusura per l’erogazione dello stesso.
In agguato ci sono invece organizzazioni che attraverso finanziarie, commercialisti, professionisti, ecc., offrono finanziamenti ad altissimo interesse sia ai singoli sia a piccole e piccolissime imprese. Infine, c'è l'usura della criminalità organizzata che utilizza questo strumento per riciclare denaro sporco ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico e produttivo. Sono professionisti che “quasi legalmente” ti sottraggono il futuro, attraverso l’acquisizione di attività imprenditoriali che hanno contratto un debito poi divenuto insolvibile, alle quali fanno una proposta di acquisto irrinunciabile.
Il riscatto degli usurati inizia nel denunciare tutte le tipologie di usura, perché questo fenomeno può rovinare per sempre l’esistenza di un individuo e mettere una seria ipoteca sul suo futuro, sia lavorativo che familiare. In questo baratro cadono soprattutto persone fragili ipnotizzati dalle sirene del consumismo, che vivono “per l’avere” senza considerare i loro effettivi bisogni primari. L’usura è un problema complesso che coinvolge non solo la vittima ma anche tutta la comunità, che senza un lavoro di sostegno e di rete potrà difficilmente fare argine a questo problema sociale. E’ la conseguenza devastante di un sistema malato che favorisce l’usura principalmente trasformando le persone in oggetti.
Non esiste poi un sistema bancario vicino davvero alla vita delle persone, anche a causa delle condizioni imposte dal “Basilea 2” che, basandosi su parametri standard, non ha il polso di situazioni locali molto articolate e particolari: un minimo debito di un piccolo imprenditore o commerciante non può avere il soccorso di un istituto di credito perché chi lo contrae è uscito dai parametri molto stretti del Basilea 2. Una volta i direttori di banca vivevano nella realtà locale ed avevano molta autonomia nell’erogazione di prestiti. Oggi purtroppo chi, per varie ragioni, ha una attività imprenditoriale ed a causa di un investimento sbagliato si indebita, cade con facilità nelle mani di personaggi senza scrupoli.
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