giovedì, dicembre 30, 2010
del nostro corrispondente a Roma Carlo Mafera

Vivere a Roma e non vedere il Museo etrusco sarebbe un peccato: il Museo di Villa Giulia è una vera e propria immersione nel misterioso mondo degli etruschi. Si rimane stupefatti per la meravigliosa bellezza dei vasi e degli ornamenti con cui venivano adornate le tombe. Gli etruschi attribuivano infatti grande importanza al culto dei morti, anche perché era un mezzo per l'affermazione del prestigio e della potenza di una famiglia.
Possiamo distinguere diversi momenti nell'esercizio di questo culto e la sua evoluzione si rifletterà anche nelle tipologie delle necropoli. Nei primi tempi gli etruschi erano legati alla concezione della continuazione dopo la morte di una attività vitale del defunto. La tomba veniva così costruita nell'aspetto della casa e dotata di suppellettili e arredi, veri o riprodotti in miniature, a volte le pareti venivano affrescate con scene della vita quotidiana o dei momenti più significativi, sereni e piacevoli del defunto.
Sarebbe lungo descrivere l’itinerario della mostra e riportare i vari approfondimenti sui singoli siti archeologici di Vulci e di Cerveteri. Quello che mi ha affascinato profondamente è stato Il Sarcofago degli Sposi che è un vero e proprio capolavoro dell’arte etrusca, forse il non plus ultra della loro attività artistica. Ci si avvicina con grande stupore e non ci si meraviglia se una copia di esso è conservato al Louvre.
Due parole su questa tomba i cui protagonisti sembrano volerti parlare e dire della loro eterna felicità. Dalle didascalie si possono ricavare alcune considerazioni che cerco di sintetizzare. Questi due coniugi sono raffigurati sdraiati semidistesi su un triclinio, avente zampe adornate di volute e su un materasso munito di coperta e cuscino, in posizione di perfetta parità, come se partecipassero ad un banchetto; detta consuetudine fu ripresa dai Romani, che molto amavano le conversazioni conviviali.

Il marito, dal petto possente e muscoloso, appoggia affettuosamente il braccio destro sulla spalla della consorte. I movimenti delle loro mani, che un tempo reggevano coppe e patere, per un'ultima libagione, si intrecciano in un gioco prezioso: le espressioni serene dei volti, i gesti pacati, ci parlano di un reciproco amore e, soprattutto, di un profondo rispetto.
L’atteggiamento dell’uomo, ritratto in atteggiamento affettuoso accanto alla sua sposa, sottolinea la considerazione ed il rispetto che godeva la donna nella società etrusca. Ella era tenuta in grande considerazione e aveva un ruolo di tutto rilievo nella vita quotidiana e sociale. Partecipava ai banchetti, come testimoniano le pitture delle tombe di Tarquinia, assisteva a spettacoli e giochi, presenziava a feste e cerimonie: dava anche il suo cognome ai figli. I corredi funebri hanno rivelato che le etrusche potevano possedere oggetti lussuosi e raffinati, sui quali amavano far imprimere il loro nome personale e quello di famiglia. Ricevevano un'adeguata educazione e spesso erano in possesso di una buona cultura, che sapevano mettere a frutto.
Il marito, con lunghi capelli e barba a punta, appoggia affettuosamente il braccio destro sulla spalla della consorte. Le espressioni serene dei volti, i gesti pacati, parlano di un reciproco amore e, soprattutto, di un profondo rispetto. La donna porta ai piedi le scarpe a punta dette "calcei repandi" e in testa il "tutulus", caratteristici capi di abbigliamento etruschi, di origine orientale. Ha lunghe trecce che le scendono sul petto ed è vestita di tunica e manto. Gli occhi allungati e obliqui dei coniugi non riproducono una caratteristica etnica, ma rispecchiano lo stile arcaico.
L'influenza greco-orientale è evidente. Sono visibili elementi di derivazione ionica che dimostrano i continui contatti che l'Etruria aveva con il mondo greco, come ad esempio il sorriso, l'acconciatura dei capelli, le superfici levigate e la sottigliezza dei volti. Tutto ciò, però, é interpretato in maniera personale e assolutamente anti-classica. Nella composizione é accentuato uno squilibrio portato dalla diminuzione dello spessore nelle gambe e dall'aumento dello stesso nei busti. La posizione della coppia sposta tutto il peso verso destra e rompe l'equilibrio dell'intera figura.
Le dimensioni dei corpi - a grandezza pressoché naturale - rivelano la maestria raggiunta dagli etruschi nel modellare e nel cuocere l’argilla. La ricchezza delle decorazioni di superficie, l’attenzione alla resa delle figure con piani morbidi e sfuggenti, tutto parla della raffinatezza dell’arte etrusca dell’epoca, che aveva saputo quindi recepire le conquiste anatomiche e spaziali greche, facendole proprie ed esaltandole con una più spiccata attenzione naturalistica.
Quando alla fine estasiato ti allontani, sembrano guardarti con un sorriso ironico e dirti: “Guarda come siamo felici… e tu?"

È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Mi piacerebbe sapere a che classe sociale appartenevano i due morti
potete rispondermi per favore?
Grazie a chi lo farà

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