sabato, gennaio 01, 2011
Subarna Digal, dalit indù, si era di recente convertito e frequentava i corsi di catechismo. I fanatici del Sangh Parivar, gruppo nazionalista indù, hanno costretto i parenti dell’uomo ad abbandonare il villaggio e vietano loro di attingere acqua dai pozzi comuni. Per gli estremisti tutta la famiglia è contaminata anche se di religione indù.

di Santosh Digal

Barkhama, India (AsiaNews) – Continuano le discriminazioni contro i cristiani dell’Orissa. Lo scorso 27 dicembre a Milsikia (Barkhama) un gruppo di estremisti indù del Sangh Parivar ha impedito la cremazione di Subarna Digal, dalit di 83 anni, perché cristiano e costretto i suoi familiari ad abbandonare il villaggio. La notizia ha suscitato preoccupazione tra i cristiani del distretto di Kandhamal, già vittime dei pogrom del 2008 costati la vita a centinaia di persone. Oggi mons. Raphael Cheenath arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha affermato: “A nessuno dovrebbe essere proibito dare l’ultimo saluto al proprio caro. Il defunto desiderava il battesimo e aveva abbracciato la fede cristiana di sua volontà. Gli estremisti che hanno compiuto questo gesto, hanno agito in modo disumano, mostrando mancanza di rispetto anche per i morti”.

Di famiglia indù, Subarna Digal si era di recente convertito al cristianesimo e aveva iniziato a frequentare i corsi di catechismo per ricevere il battesimo. Dopo la morte, i familiari hanno portato il suo corpo nell’area del villaggio destinata alle cremazioni e sono stati fermati dagli estremisti, mentre raccoglievano la legna per la pira funeraria. Con minacce, i fanatici hanno ordinato loro di abbandonare il villaggio perché Subarna era entrato in contatto con i cristiani e contaminato tutta la famiglia.

Mandya Digal, parente del defunto, racconta ad AsiaNews, che tutta la famiglia è stata costretta a lasciare il villaggio e hanno cremato il corpo di Subarna in una area vicino alle montagne. “Gli estremisti indù – afferma – ci costringono a ripudiare i nostri parenti che diventano cristiani, ma come potremmo fare una cosa del genere a membri della nostra famiglia. Noi partecipiamo a tutti i rituali indù, anche se non siamo obbligati. Nonostante ciò gli estremisti hanno iniziato a tormentarci e ora non ci permettono di attingere l’acqua dai pozzi del villaggio. Abbiamo paura”.

Secondo Kartika Digal, un giovane di Barkhama, la situazione nel villaggio e in altre parti del distretto è peggiorata dopo le celebrazione per l’anniversario di fondazione del Sangh Parivar, avvenute lo scorso 25 novembre. "Abbiamo intenzione di informare l'amministrazione del distretto – afferma - per fare il punto della situazione e proteggere la popolazione. Molte persone qui hanno iniziato a mostrare interesse per il cristianesimo, ma questo è il loro destino. Con queste condizioni dov’è la nostra libertà?”.

P. Ratikant Panjait, assistente sociale dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubanweswar sottolinea che impedire alla popolazione di abbracciare la fede cristiana è contro la costituzione. “Nessuna società – afferma – dovrebbe tollerare questo ostracismo e questi atti disumani”.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa