lunedì, marzo 21, 2011
Il mondo segue con il fiato sospeso l'evolversi della situazione in Giappone e cresce l'angoscia per i pericoli legati alle radiazioni delle centrali nucleari danneggiate dal sisma e dallo tsunami

Almanacco della Scienza - CNR - Le domande che sorgono sono molte: Cosa cambierà in quella parte del mondo? Si potrà continuare a a vivere in quei luoghi? Quali rischi si corrono? Quali potranno essere gli effetti su scala planetaria?
Il direttore dell'Istituto di fisiologia clinica (Ifc) del Cnr di Pisa, Eugenio Picano, prova a dare qualche risposta: "In queste situazioni, per chi abiti nei pressi delle aree contaminate, la cosa da fare, purtroppo, è solo non esporsi per troppo tempo al materiale radioattivo".
Le radiazioni ionizzanti causano danni fisiologici che dipendono dall'intensità e dalla durata dell'esposizione. La contaminazione può avvenire per irradiazione diretta o per ingestione di cibi contaminati ma solo nei casi più gravi produce effetti immediati, diversamente le eventuali conseguenze, sotto forma di cancro e mutazioni genetiche, si manifestano con il tempo. "Non esiste un valore di soglia assolutamente ‘sicuro' per l'esposizione, i danni si valutano statisticamente", commenta Picano. "Più la dose è alta, maggiore è il rischio. L'età e il sesso incidono: un uomo di 80 anni rischia la metà di un 50enne, un bambino di un anno rischia quattro volte più di un adulto. Le donne hanno un pericolo del 38% superiore all'uomo''.

Va tenuto in conto che non esistono contromisure farmacologiche immediate che possano permettere di contrastare gli effetti degli isotopi radioattivi. "Le pillole a base di ioduro di potassio che si distribuiscono in questi casi", prosegue il direttore dell'Ifc-Cnr, "servono solo alla tiroide, particolarmente radiosensibile e incline a sviluppare tumori, che in questo modo non assorbe iodio radioattivo dall'atmosfera: questo tipo di profilassi è stata già avviata in Giappone".

Ma come cambierà la vita nelle aree contaminate? "Cambierà molto, quando il suolo è contaminato da materiali radioattivi tutto può influire sulla salute: il cibo, l'acqua, l'aria", afferma Picano. "Tutti gli elementi della catena alimentare risentono della contaminazione: in particolare i vegetali a foglia larga esposti all'atmosfera, il latte che assorbe lo iodio dell'aria, le carni di animali vegetariani e il pesce".

Per quanto riguarda poi la contaminazione a lungo raggio: "Tutto dipenderà dal vento", conclude l'esperto del Cnr. "Certamente le condizioni meteo e la pioggia giocheranno un ruolo cruciale. Per i paesi più lontani, come il nostro, la contaminazione radioattiva dovrebbe essere minima, perché il vento disperde le particelle lungo il percorso". La circolazione dei venti in quota nell'emisfero nord dovrebbe muovere verso ovest, a causa della legge di Coriolis, un effetto della rotazione della Terra. Prima di raggiungere l'Europa le particelle radioattive fuoriuscite dalle centrali giapponesi dovrebbero quindi viaggiare attraverso il Pacifico, l'America e l'Atlantico. Sembra un lungo viaggio.

Claudio Barchesi

Fonte: Eugenio Picano , Istituto di fisiologia clinica, Pisa, tel. 050/315 2400, email picano@ifc.cnr.it


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