lunedì, marzo 14, 2011
Il 17 marzo sta finalmente arrivando. Ma tra mugugni e indugi manca all’appello un’ampia adesione all’evento. Forse perché si discute ancora sull’utilità o meno di sospendere l’attività lavorativa, o del costo della giornata in termini di glissemont economico. In casa nostra senso d’appartenenza e storia sono costretti fare i conti con ricavi e bilanci d’esercizio? Che cosa significa per taluni storia, risorgimento, unità nazionale e soprattutto stato?

del nostro redattore Stefano Buso

Mancano pochi giorni al fatidico 17 marzo 2011, vero tormentone di questi febbricitanti giorni. Tante le posizioni divergenti relative a tale data – giorno di memoria e di orgoglio – in modo particolare nelle nuove generazioni. Va da sé che nell’occasione attività lavorative, officine, catene di montaggio e uffici dovrebbero partecipare… senza remore. Tuttavia, in questo caso (secondo più di qualcuno) il salasso economico sarebbe ingente. È proprio questo il motivo delle polemiche?

Contemporaneamente avanzano proposte e soluzioni spesso contraddittorie – ad esempio “festeggiare sì ma lavorando”. Festeggiare… sul luogo di lavoro? Come? Tutto ciò è assurdo, poiché sarebbe una restrizione bella e buona. In effetti, una solennità può essere omaggiata anche con il cuore, per carità, e non solo fisicamente. Tuttavia, come già espresso sulle pagine del nostro giornale, i centocinquanta (anni) capitano una sola volta… o no?

Insomma, questa festa s’ha da fare, e soprattutto deve essere condivisa. In momenti cupi come questi ciò non potrà che aspergere su tutti un pizzico serenità e voglia di andare avanti. E sia chiaro, bisogna festeggiare (che non vuole dire fare solo baldoria) non tanto perché italiani (non v’è dubbio su questo) ma per la possibilità di dimostrare al mondo che la nostra non è solo una collettività geo-politica ma altresì umana. Rammentate cosa disse nel secolo scorso il buon Metternich? “Italia è un’espressione geografica” – con tono volutamente sprezzante e denigratorio. Credete che all’estero qualcuno non la pensi ancora così? Da allora molta acqua è passata sotto i ponti, e ciò che sulle mappe si delineava come una penisola nel mezzo del Mediterraneo ha fornito prova concreta di essere una nazione moderna, in grado di affermarsi sullo scacchiere della politica internazionale. Va però detto che l’amor di patria e le peripezie risorgimentali non hanno mai fatto breccia nel cuore della stragrande maggioranza degli italiani, giovani e adulti. Chissà perché poi, visto che sin dai banchi delle elementari la storia che studiamo pullula di gesta che riguardano quel fulgido periodo. E pensando a quegli anni riottosi ma pregni di pathos, come non ricordare la citazione di Piero Calamandrei che parlando del Risorgimento diceva: "Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora d’essere uomini; di morire da uomini per vivere da uomini". Già, parole ieratiche che dovrebbero essere scolpite nella lapide del tempo per testimoniare a divinis i sacrifici di una generazione d’italiani. Giacché è noto che una buona fetta di quegli uomini diede gli anni migliori della propria gioventù per la Patria.

Questi sono forse eventi che si possono ignorare o celebrare lavorando? Oppure facendo finta di nulla? O semplicemente stappando una bottiglia di vino? Perbacco, è giunto il momento di fare i conti con la nostra storia e unirci sotto il nostro bel tricolore dimostrando un pizzico d’orgoglio. E non perché reazionari, nazionalisti o melensi nostalgici dalla lacrima facile, ma semplicemente in quanto popolo. Popolo italiano!

Speciale Unità d'Italia:

- Considerato uno dei padri della patria, Giuseppe Mazzini era un giovane con grandi ideali: per questo fondò la Giovine Italia.
- «Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più lo mette in dubbio.»
- Il 17 marzo sta finalmente arrivando. Ma tra mugugni e indugi manca un’ampia adesione all’evento: perchè?
- Il 17 marzo festeggiamo tutti l’Unità d’Italia. Anche la Chiesa intende esprimere la convinta e responsabile partecipazione.
- 150 anni d’Italia: Donne del Risorgimento. Dietro le quinte hanno contribuito e lottato duramente per l’Unità d’Italia.
- San Francesco e Santa Chiara: valori cristiani, valori universali
- Auguri, Italia: ecco le celebrazioni di Perugia
- Le Iene, i politici e l’Unità d’Italia
- Tanti auguri, Italia, dalle strade della Capitale!

Sono presenti 2 commenti

Nando ha detto...

Grazie Stefano, soprattutto perché il tuo accorato inno alla identità del Popolo Italiano è il giusto "remercier" a coloro che, non da 150 anni, ma da svariati secoli, valgano per tutti il GRANDE Vate Dante,il SOMMO Cantore Francesco Petrarca ed il DIVINO Poeta Giacomo Leopardi autori di una ODE ALL'ITALIA' sognano la fine di quel particolarismo così caro agli eletti spiriti "del piccolo è bello"

Stefano Buso ha detto...

Ti ringrazio... questa è la Festa di tutti

s.b.

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