Giappone: aumenta il livello di radioattività a Fukushima. Forse 20 mila le vittime di terremoto e tsunami
Prosegue la corsa contro il tempo in Giappone per mettere in sicurezza i rettori della centrale di Fukushima. I tentativi con gli idranti per il momento sembrano fallire, mentre si fa sempre più drammatico il bilancio delle vittime del terremoto.
RadioVaticana - L’emergenza si aggrava ancora, nonostante gli sforzi per mettere in sicurezza quattro rettori danneggiati della centrale di Fukushima. Il livello di radiazioni impedisce una continuità nei tentativi di raffreddamento del reattore numero 3, quello più pericoloso in quanto alimentato con una miscela particolarmente radioattiva. Per tutta la giornata di oggi, le squadre dell’esercito hanno alternato l’utilizzo dei cannoni ad acqua a quello degli elicotteri. Al momento, però, i risultati sono tutt’altro che positivi. La Tepco, la compagnia che gestisce la centrale, riferisce che intorno all'impianto sono in aumento le radiazioni dopo il getto d’acqua sparato dagli idranti. E mentre si continua a combattere strenuamente per evitare un disastro nucleare, aumenta anche il rischio un black-out su larga scala, se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria durante la presentazione del piano di emergenza per la fornitura di carburante alle aree colpite dal terremoto, dove, nel frattempo, continua a salire il numero delle vittime. L’ultimo bilancio parla di oltre cinquemila morti accertati e circa diecimila dispersi, ma si teme che le vittime possano essere almeno 20 mila. Intanto, dagli Usa arriva un allarme secondo cui la situazione sarebbe più grave di quella descritta da Tokyo: il presidente, Barck Obama, ha parlato al telefono con il premier giapponese, Naoto Kan, assicurandogli “tutto l'appoggio necessario”.
L’offerta di assistenza, “inclusa quella nello spegnimento degli incendi alle centrali”, poche ore dopo è arrivata anche dalla Russia. Altre cancellerie stanno invece invitando i propri cittadini a lasciare il Paese. Infine, sul fronte economico, il governo giapponese denuncia movimenti speculativi sullo yen, mentre la Banca centrale continua a immettere liquidità. Per una testimonianza sulle ripercussioni sulla popolazione giapponese, la testimonianza da Osaka di Stefano Vecchia:
R. – Il processo di oscuramento continua senz’altro: è già in corso da alcune notti e proseguirà. Bisogna tener presente che, ad esempio, la situazione di approvvigionamento del carburante comincia a farsi pesante. Si cerca veramente di risparmiare su tutto. L’energia elettrica è un bene essenziale, ma ormai in certe zone non viene garantito neanche il servizio minimo e necessario.
D. – Il dramma delle aree colpite dal terremoto e dallo tsunami è momentaneamente finito in secondo piano: come stanno procedendo i soccorsi in quelle zone?
R. – Sì, il problema è stato un po' accantonato, anche se resta il vero dramma in questo momento, perché quello delle centrali è un problema in divenire, mentre quello degli sfollati è un problema gravissimo: sono circa 400 mila. In alcune zone sono stati costretti a spostarsi, perché l’area di sicurezza di 30 km, in effetti, è stata allargata ufficiosamente e quindi molti devono spostarsi. In parte si dirigono verso Tokyo e in parte verso altre aree. La loro situazione è aggravata dal fatto che mancano di cibo a sufficienza, di riscaldamento e del gas per cucinare. (ap)
I timori di contaminazione nucleare si stanno allargando anche al di fuori del Giappone. L'allerta ai massimi livelli si registra in Cina, dove gli effetti delle esplosioni nella centrale di Fukushima stanno rimettendo in discussione il programma nucleare di Pechino. Il tutto nell’incertezza di quanto stia realmente avvenendo in territorio giapponese. Sul punto, l'opinione di Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano la Stampa da Pechino, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. - Ormai ci sono state ben tre esplosioni e il fatto che vi siano delle radiazioni, fuoriuscite da queste centrali nucleari a causa delle esplosioni, è una situazione oggettiva molto, molto preoccupante. L’altro elemento preoccupante è la confusione delle notizie e tutto questo sta creando gravissimo allarme in Cina e intorno alla Cina. Le conseguenze - direi - sono forse incalcolabili, perché soltanto tra qualche giorno noi sapremo a che punto è il livello di radiazione e quale sia la sicurezza intorno a questa centrale.
D. - Quindi, a livello di società cinese, possiamo dire che c’è una certa paura nei confronti del nucleare…
R. - C’è un allarme forse più profondo. In Cina c’era un grandissimo programma di costruzione di centrali nucleari: se ne dovevano costruire in un ventennio, forse, oltre 60. Oggi è arrivata la notizia che questo programma di costruzione sarà almeno temporaneamente interrotto. Non è chiaro cosa sia successo in Giappone, e quindi è difficile oggi stabilire perché sia avvenuto quello che è avvenuto. (mg)
Anche negli Stati Uniti cresce l’allarme per quanto avviene in Giappone. Gli eventi drammatici della centrale di Fukushima potrebbero costringere l’amministrazione Obama a rivedere la propria posizione sul nucleare. Da Washington Francesca Baronio:
Secondo gli esperti americani, impegnati a trovare una soluzione per la centrale di Fukushima, l’allarme è altissimo, tanto da ritenere ormai impossibile qualsiasi intervento. Ecco qui che la Casa Bianca, sfidando la suscettibilità delle autorità giapponesi, chiede ai propri connazionali una distanza di sicurezza di almeno 80 chilometri ed autorizza parte del personale diplomatico a lasciare Tokyo. Intanto, anche a Washington si riaccende il dibattito sull’energia nucleare: quella di Obama è la prima amministrazione che dal ’79 - data dell’incidente della centrale di Three Mile, in Pennsylvania - investe sull’atomo: il governo ha stanziato 18 miliardi e ne prevede altri 36. Negli Stati Uniti ci sono 104 reattori nucleari, due dei quali proprio in California sulle falde del Sant’Andrea, dove gli esperti prevedono uno dei più forti terremoti della storia. Ieri, però, il segretario di Stato, Hillary Clinton, ha lanciato i primi dubbi ufficiali sulla sicurezza dell’energia nucleare: forse un primo passo verso un cambio di rotta. (mg)
RadioVaticana - L’emergenza si aggrava ancora, nonostante gli sforzi per mettere in sicurezza quattro rettori danneggiati della centrale di Fukushima. Il livello di radiazioni impedisce una continuità nei tentativi di raffreddamento del reattore numero 3, quello più pericoloso in quanto alimentato con una miscela particolarmente radioattiva. Per tutta la giornata di oggi, le squadre dell’esercito hanno alternato l’utilizzo dei cannoni ad acqua a quello degli elicotteri. Al momento, però, i risultati sono tutt’altro che positivi. La Tepco, la compagnia che gestisce la centrale, riferisce che intorno all'impianto sono in aumento le radiazioni dopo il getto d’acqua sparato dagli idranti. E mentre si continua a combattere strenuamente per evitare un disastro nucleare, aumenta anche il rischio un black-out su larga scala, se i consumi non saranno ridotti a causa del calo della produzione di elettricità. Lo ha detto il ministro dell'Industria durante la presentazione del piano di emergenza per la fornitura di carburante alle aree colpite dal terremoto, dove, nel frattempo, continua a salire il numero delle vittime. L’ultimo bilancio parla di oltre cinquemila morti accertati e circa diecimila dispersi, ma si teme che le vittime possano essere almeno 20 mila. Intanto, dagli Usa arriva un allarme secondo cui la situazione sarebbe più grave di quella descritta da Tokyo: il presidente, Barck Obama, ha parlato al telefono con il premier giapponese, Naoto Kan, assicurandogli “tutto l'appoggio necessario”.
L’offerta di assistenza, “inclusa quella nello spegnimento degli incendi alle centrali”, poche ore dopo è arrivata anche dalla Russia. Altre cancellerie stanno invece invitando i propri cittadini a lasciare il Paese. Infine, sul fronte economico, il governo giapponese denuncia movimenti speculativi sullo yen, mentre la Banca centrale continua a immettere liquidità. Per una testimonianza sulle ripercussioni sulla popolazione giapponese, la testimonianza da Osaka di Stefano Vecchia:
R. – Il processo di oscuramento continua senz’altro: è già in corso da alcune notti e proseguirà. Bisogna tener presente che, ad esempio, la situazione di approvvigionamento del carburante comincia a farsi pesante. Si cerca veramente di risparmiare su tutto. L’energia elettrica è un bene essenziale, ma ormai in certe zone non viene garantito neanche il servizio minimo e necessario.
D. – Il dramma delle aree colpite dal terremoto e dallo tsunami è momentaneamente finito in secondo piano: come stanno procedendo i soccorsi in quelle zone?
R. – Sì, il problema è stato un po' accantonato, anche se resta il vero dramma in questo momento, perché quello delle centrali è un problema in divenire, mentre quello degli sfollati è un problema gravissimo: sono circa 400 mila. In alcune zone sono stati costretti a spostarsi, perché l’area di sicurezza di 30 km, in effetti, è stata allargata ufficiosamente e quindi molti devono spostarsi. In parte si dirigono verso Tokyo e in parte verso altre aree. La loro situazione è aggravata dal fatto che mancano di cibo a sufficienza, di riscaldamento e del gas per cucinare. (ap)
I timori di contaminazione nucleare si stanno allargando anche al di fuori del Giappone. L'allerta ai massimi livelli si registra in Cina, dove gli effetti delle esplosioni nella centrale di Fukushima stanno rimettendo in discussione il programma nucleare di Pechino. Il tutto nell’incertezza di quanto stia realmente avvenendo in territorio giapponese. Sul punto, l'opinione di Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano la Stampa da Pechino, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. - Ormai ci sono state ben tre esplosioni e il fatto che vi siano delle radiazioni, fuoriuscite da queste centrali nucleari a causa delle esplosioni, è una situazione oggettiva molto, molto preoccupante. L’altro elemento preoccupante è la confusione delle notizie e tutto questo sta creando gravissimo allarme in Cina e intorno alla Cina. Le conseguenze - direi - sono forse incalcolabili, perché soltanto tra qualche giorno noi sapremo a che punto è il livello di radiazione e quale sia la sicurezza intorno a questa centrale.
D. - Quindi, a livello di società cinese, possiamo dire che c’è una certa paura nei confronti del nucleare…
R. - C’è un allarme forse più profondo. In Cina c’era un grandissimo programma di costruzione di centrali nucleari: se ne dovevano costruire in un ventennio, forse, oltre 60. Oggi è arrivata la notizia che questo programma di costruzione sarà almeno temporaneamente interrotto. Non è chiaro cosa sia successo in Giappone, e quindi è difficile oggi stabilire perché sia avvenuto quello che è avvenuto. (mg)
Anche negli Stati Uniti cresce l’allarme per quanto avviene in Giappone. Gli eventi drammatici della centrale di Fukushima potrebbero costringere l’amministrazione Obama a rivedere la propria posizione sul nucleare. Da Washington Francesca Baronio:
Secondo gli esperti americani, impegnati a trovare una soluzione per la centrale di Fukushima, l’allarme è altissimo, tanto da ritenere ormai impossibile qualsiasi intervento. Ecco qui che la Casa Bianca, sfidando la suscettibilità delle autorità giapponesi, chiede ai propri connazionali una distanza di sicurezza di almeno 80 chilometri ed autorizza parte del personale diplomatico a lasciare Tokyo. Intanto, anche a Washington si riaccende il dibattito sull’energia nucleare: quella di Obama è la prima amministrazione che dal ’79 - data dell’incidente della centrale di Three Mile, in Pennsylvania - investe sull’atomo: il governo ha stanziato 18 miliardi e ne prevede altri 36. Negli Stati Uniti ci sono 104 reattori nucleari, due dei quali proprio in California sulle falde del Sant’Andrea, dove gli esperti prevedono uno dei più forti terremoti della storia. Ieri, però, il segretario di Stato, Hillary Clinton, ha lanciato i primi dubbi ufficiali sulla sicurezza dell’energia nucleare: forse un primo passo verso un cambio di rotta. (mg)
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