della nostra Monica Cardarelli
Le vicende di questi giorni che vedono la morte di migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini, in Giappone, in Libia e in altri Paesi, non possono lasciarci indifferenti. Come cristiani dobbiamo sentirci interpellati da tutto ciò che sta accadendo, lontano da noi ma che, in ogni caso, ci riguarda. Come Gesù che pianse su Gerusalemme in fiamme, dobbiamo avere a cuore il nostro mondo, l’ambiente in cui viviamo. Certo, di fronte ad eventi come quelli a cui assistiamo passivamente pensiamo di essere impotenti. Come uomini forse sì, ma come cristiani no, abbiamo uno strumento molto potente: la preghiera. Nel Vangelo di Matteo (7, 7-12) di qualche giorno fa si leggeva: “Chiedete e vi sarà dato; cercato e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. Questa certezza, dunque, cioè che la nostra preghiera sia ascoltata, che il nostro è un Dio fedele che risponde, deve accompagnarci sempre. Non dobbiamo, però, dimenticare che “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili”, come si legge nella Lettera ai Romani (8, 26).
Non è facile ma dobbiamo pregare affidandoci a Dio e chiedendo che ‘sia fatta la tua volontà’ e non la nostra, con la certezza che Dio ascolta le nostre preghiere e ci dona sempre ciò di cui abbiamo bisogno, che non sempre corrisponde a quello che chiediamo.
In questo periodo di Quaresima abbiamo davvero degli strumenti da utilizzare a nostro vantaggio: la preghiera, la penitenza e la carità.
Anche la penitenza non deve essere una pratica esteriore ma una privazione, un sacrificio che ciascuno di noi sceglierà a seconda della propria vita e delle proprie abitudini, a cominciare dal digiuno fino ad arrivare a tante altre piccole e grandi espressioni di penitenza personali. Tutte le varie forme di penitenza devono avere però un senso, un obiettivo, un perché.
E per finire, la carità trova il modo di realizzarsi nell’aiuto concreto a questi nostri fratelli.
Ecco allora che in questi giorni possiamo orientare le nostre preghiere, le nostre penitenze e la nostra carità verso i fratelli più sfortunati che si trovano in gravi difficoltà. È l’unica cosa che possiamo fare noi cristiani… sembra poco ma non lo è. Sarebbe perciò auspicabile che tutti noi, singolarmente, nelle comunità parrocchiali, nei gruppi, riuscissimo a vivere appieno questo tempo di Quaresima, in tutte le sue espressioni, e non astrattamente ma con un’attenzione concreta a chi, seppur lontano, ci riguarda.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.