Si rischia l’emergenza umanitaria a Zawiya, la città della Tripolitania riconquistata dalle forze di Muammar Gheddafi, mentre l’offensiva del colonnello verso est alimenta i timori di uno scontro finale per Bengasi: lo dicono fonti della MISNA, contattate a Tripoli e nel capoluogo della Cirenaica roccaforte dei rivoltosi.
Agenzia Misna - “A Zawiya mancano acqua ed elettricità” dice un religioso che ha ricevuto le ultime notizie venerdì, prima del collasso delle linee telefoniche. Questa cittadina, situata 50 chilometri a ovest di Tripoli, è stata riconquistata dalle forze di Gheddafi dopo una settimana di battaglia. È difficile capire se sia cominciata una resa dei conti con chi ha appoggiato la rivolta, dicono alla MISNA, ma i timori di una crisi umanitaria sono senz’altro fondati. La preoccupazione è alimentata dalle notizie che giungono dal fronte, sempre più spostato a est dopo la caduta del porto petrolifero di Ras Lanuf. Non è chiaro se sia stata ripresa anche Brega, circa 40 chilometri più a est, sempre nel Golfo della Sirte. I corrispondenti stranieri riferiscono di colonne di rivoltosi in ritirata verso Adjabiya, l’ultimo centro prima di Bengasi. E fonti della MISNA ritengono probabile un’ulteriore avanzata delle forze di Gheddafi, meglio armate e almeno nei giorni scorsi sostenute dall’aviazione. “Il Consiglio nazionale libico si prepara a difendere la città” dicono da Bengasi in riferimento all’organo politico nato dopo l’inizio della rivolta il 15 febbraio.
Non è chiaro se l’evoluzione del conflitto possa essere condizionata da interventi internazionali. Sabato la Lega Araba si è espressa in modo favorevole sull’ipotesi di una “no fly zone” che blocchi le incursioni dei caccia di Gheddafi. Differente però la posizione dell’Unione Africana (Ua), un organismo sul quale Gheddafi ha storicamente esercitato forte influenza. L’Ua ha annunciato il prossimo invio in Libia di un gruppo di esperti, sottolineando “l’urgenza di un intervento africano” ma ribadendo la contrarietà a ingerenze militari dall’esterno. Domani è atteso l’arrivo al Cairo di Hillary Rodham Clinton, il segretario di Stato americano. Incontrerà i rappresentanti della Lega Araba ma sulla “no fly zone” dovrà tenere in conto l’opposizione di Russia e Cina, titolari del diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Agenzia Misna - “A Zawiya mancano acqua ed elettricità” dice un religioso che ha ricevuto le ultime notizie venerdì, prima del collasso delle linee telefoniche. Questa cittadina, situata 50 chilometri a ovest di Tripoli, è stata riconquistata dalle forze di Gheddafi dopo una settimana di battaglia. È difficile capire se sia cominciata una resa dei conti con chi ha appoggiato la rivolta, dicono alla MISNA, ma i timori di una crisi umanitaria sono senz’altro fondati. La preoccupazione è alimentata dalle notizie che giungono dal fronte, sempre più spostato a est dopo la caduta del porto petrolifero di Ras Lanuf. Non è chiaro se sia stata ripresa anche Brega, circa 40 chilometri più a est, sempre nel Golfo della Sirte. I corrispondenti stranieri riferiscono di colonne di rivoltosi in ritirata verso Adjabiya, l’ultimo centro prima di Bengasi. E fonti della MISNA ritengono probabile un’ulteriore avanzata delle forze di Gheddafi, meglio armate e almeno nei giorni scorsi sostenute dall’aviazione. “Il Consiglio nazionale libico si prepara a difendere la città” dicono da Bengasi in riferimento all’organo politico nato dopo l’inizio della rivolta il 15 febbraio.
Non è chiaro se l’evoluzione del conflitto possa essere condizionata da interventi internazionali. Sabato la Lega Araba si è espressa in modo favorevole sull’ipotesi di una “no fly zone” che blocchi le incursioni dei caccia di Gheddafi. Differente però la posizione dell’Unione Africana (Ua), un organismo sul quale Gheddafi ha storicamente esercitato forte influenza. L’Ua ha annunciato il prossimo invio in Libia di un gruppo di esperti, sottolineando “l’urgenza di un intervento africano” ma ribadendo la contrarietà a ingerenze militari dall’esterno. Domani è atteso l’arrivo al Cairo di Hillary Rodham Clinton, il segretario di Stato americano. Incontrerà i rappresentanti della Lega Araba ma sulla “no fly zone” dovrà tenere in conto l’opposizione di Russia e Cina, titolari del diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell’Onu.
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