Quando i sentimenti e la terra si fondono nei versi
Dal 2000, il 21 marzo si celebra la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dalla XXX Sessione della Conferenza Generale UNESCO nel 1999. La scelta di tale data è significativa: far coincidere l’inizio della primavera con la Giornata della Poesia significa riconoscere anche simbolicamente il risveglio culturale che la poesia da sempre ha prodotto. Non solo, ma si attribuisce così alla poesia una grande funzione di comunicazione tra diverse culture che trovano in questo mezzo espressivo uno strumento privilegiato, la madre delle altre espressioni artistiche. “Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta” scriveva Alda Merini nel suo ‘Vuoto d’amore’. Infatti, cosa si comunica con la poesia? La vita, l’essenza dell’animo umano, i sentimenti e le emozioni comuni a tutti. Dal dolore alla gioia, dalla follia all’odio, ogni sfumatura di umanità può essere condivisa con le pennellate del verso. La poesia non è solo un’espressione artistica ma anche un modo per il poeta di esprimere se stesso e la sua sfera più intima di sentimenti e sensazioni e al tempo stesso la possibilità di condividerlo con altri.
Perciò la poesia è strettamente legata alla vita vissuta, al quotidiano, e, come scriveva Pablo Neruda ne ‘La grande gioia’: “Non scrivo perché altri libri mi imprigionino né per accaniti apprendisti di giglio, bensì per semplici abitanti che chiedono acqua e luna, elementi dell’ordine immutabile, scuole, pane e vino, chitarre e arnesi. Scrivo per il popolo per quanto non possa leggere la mia poesia con i suoi occhi rurali” per poi concludere: “Voglio che all’uscita di fabbriche e miniere stia la mia poesia attaccata alla terra, all’aria, alla vittoria dell’uomo maltrattato. Voglio che un giovane trovi nella scorza che io forgiai con lentezza e con metalli come una cassa, aprendola, faccia a faccia, la vita, e affondandovi l’anima tocchi le raffiche che fecero la mia gioia, nell’abitudine tempestosa.”
Sono parole bellissime, queste di Neruda, che ogni volta toccano il cuore perché restituiscono alla poesia il ruolo che le spetta. Una poesia che è vita, offerta e donata dal poeta all’uomo, non solo a chi ha studiato, ma anche all’uomo comune, all’operaio, a chi lavora e soffre, a chiunque. Questo legame tra il poeta e l’uomo è estremamente importante perché crea un filo rosso che parte dalla terra e lì ritorna, passando attraverso la condivisione della vita e creando così una comunione e comunicazione tra gli uomini.
Tutto diventa ancora più prezioso quando ad esprimere e comunicare grazie alla poesia sono persone i cui nomi non figurano nei libri e le cui poesie non sono così conosciute. Perché l’espressione poetica è una modalità espressiva comune a molti. Questa è la ricchezza ambivalente della poesia: esprimersi e donare, ricevere e ritrovarsi grazie al dono della comunicazione e della relazione.
“Io ti racconto il tuo sorriso / arriva inaspettato / e puntuale / come il sole che nasce senza domande / Il tuo sorriso illumina metà del mondo / poi muore nei miei occhi / ed accende i mondi sommersi / Io rincorro la sua luce. / Dovunque vada / i miei occhi lo circondano / di inchini e di balli. / Adesso anche tu conosci il tuo sorriso.” (Il tuo sorriso, Bruno Piperno)
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