Città ed ambiente: sviluppo sostenibile ed etica dell’ambiente (“E Dio vide che ciò era buono” Gn 1,31)
del nostro redattore Carlo Mafera
Città e ambiente: questo il tema di un’interessante conferenza tenuta da Gianmarco Proietti del movimento Giustizia e Pace il 1 aprile scorso a Roma. Andrea Farina, docente di Filosofia Politica all’Università Salesiana, ha introdotto l’evento: “Nel contesto della post-modernità, caratterizzato dalla complessità, ci sono vari temi di carattere globale di particolare interesse. Per esempio lo squilibrio dei consumi energetici: il 20% dei paesi (quelli cosiddetti industrializzati) consuma l’80% delle risorse disponibili. Vi è anche uno sconsiderato sfruttamento delle risorse naturali da parte delle multinazionali. La distruzione dell’acqua, il problema della gestione degli acquedotti e quello della gestione dei minerali, del petrolio e dei fossili in generale. Vi è quindi la questione della limitatezza delle risorse e del relativo sviluppo sostenibile”.
Farina ha messo in evidenza altresì che è andato in crisi il modello consumistico “usa e getta”.
Gianmarco Proietti, a sua volta, ha esordito con una frase tratta dalle Sacre Scritture: “I cieli narrano la gloria di Dio, il firmamento annuncia l’opera sua”. È un passo che denota l’importanza che viene tributata a tutto il creato dal suo Creatore, che manifesta in esso la sua gloria e il suo compiacimento. Il relatore ha poi premesso e spiegato la parola “ecologia”: il termine greco “oikos” (casa) indica un dettaglio particolarmente significativo, ricollegando quindi questa scienza allo studio della casa, cioè dell’ambiente in cui si vive. L’obiettivo è proprio lo studio della casa e delle sue relazioni, e cioè l’importanza di rendere la nostra “casa” accogliente.
Un altro termine che è fondamentale per capire l’ecologia è un ideogramma cinese che noi tradurremmo con la parola “crisi” ed è formata da due caratteri: “pericolo” e “occasione”. Nel primo termine è racchiusa l’accezione negativa della crisi e si riferisce ai rischi verso i quali porta una situazione di cambiamento; il secondo termine, invece, rimanda ad un’accezione positiva, alludendo alle opportunità che possono aprirsi.
Da Oikos (casa) si è passati ad esaminare il termine “Ecosistema” che è un sistema biologico di base formato da un gruppo di individui, chiamato popolazione. In estrema sintesi si può dire che all’interno di ogni ecosistema vengono a crearsi complesse reti di relazioni che legano tra loro le popolazioni che formano la comunità dei viventi che lo abitano, le quali sono strettamente legati anche alle caratteristiche fisiche dell’ecosistema stesso. Nessun organismo può infatti vivere da solo e le condizioni di vita di ognuno sono determinate da quelle degli altri esseri viventi che abitano nello stesso luogo, con i quali vengono scambiati materia ed energia. Infatti le tre parole chiave che sono state sottolineate dal prof. Proietti sono state “reciprocità, relazione e cooperazione”. “Dalla interazione di questi fattori dipende il giusto equilibrio ecologico”. Si è passati così ad esaminare il cosiddetto cambiamento climatico dovuto al famigerato “Effetto serra” che non è nient’altro che “il processo di assorbimento e di riflessione dell’energia solare da parte dell’atmosfera terrestre”. “Di per sé l’effetto serra è un processo naturale”. Senza di esso, infatti, la Terra sarebbe un posto molto più freddo di quello attuale, sul quale la vita si sarebbe difficilmente evoluta. La potenza della sola radiazione solare, infatti, non sarebbe sufficiente a sostenere la vita. Proietti ha ricordato in particolare che “il 5% dell’energia solare viene riflesso e l’atmosfera intrappola questo 5% ed è proprio il fattore determinante che fa alzare la temperatura di circa 15 gradi e senza questo effetto non vivremmo.”
“Il problema è che, se non riduciamo le emissioni nell’atmosfera di CO2 (anidride carbonica) e di altri gas, la temperatura media della terra continuerà ad aumentare”. Infatti la comunità internazionale di esperti e scienziati che ha partecipato ai lavori di un comitato tecnico scientifico delle nazioni Unite, denominato IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), pur riconoscendo le incertezze che esistono sulle conoscenze del sistema climatico e della sua evoluzione in relazione a perturbazioni provenienti dalle attività umane, non solo è convinta che i cambiamenti del clima globale sono già in atto, ma ritengono anche che i futuri cambiamenti climatici saranno ormai inevitabili, dal momento che esistono lunghi tempi di ritardo fra cause ed effetti nei processi climatici. Proietti, durante la conferenza, ha ribadito quanto affermato dall’IPCC: “La complessità si perde nello spazio e nel tempo e la nostra azione di oggi può perdurare e far scaturire effetti anche dopo 150 anni.” “Nel frattempo assistiamo ad un caos intermedio e ad un delicato equilibrio provocato dalla Nousfera, cioè da quella che possiamo definire, con un giro di parole, come l’incidenza della intelligenza umana sul cambiamento dell’ecosistema”.
Proietti ha voluto concludere la sua breve relazione sottolineando tre concetti chiave della Dottrina Sociale della Chiesa. Il primo è il Bene Comune. Per perseguire tale Bene bisogna ricollegarsi al concetto (il secondo) di sostenibilità. Dalla enciclica “Centesimus Annus” al n.8 si legge: “La sostenibilità è lo sviluppo capace di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere il soddisfacimento dei bisogni delle future generazioni.” E, allo stesso modo, occorre anche ricollegarsi al concetto di responsabilità (il terzo) nel senso etimologico del termine “respondeo”. L’attuale generazione deve quindi rispondere verso quelle future circa le scelte relative al modello di sviluppo. “Ma attenzione – ha precisato Proietti – il Bene Comune non è il bene totale. Quest’ultimo infatti non è la somma dei beni individuali o dei gruppi sociali di cui è formata la comunità. Se fosse la somma, anche se alcuni beni si annullassero la somma totale sarebbe positiva. Il Bene Comune è il prodotto dei beni individuali. E se si annulla anche uno solo fattore si azzera l’intero prodotto.” “La conseguenza – ha concluso Proietti – è questa: non si può sacrificare il bene di qualcuno per migliorare il bene di un altro. E questa logica non ammette sostituibilità.” E se non si può prescindere dal principio del Bene Comune nel senso precisato, l’unica e sola conseguenza è la tolleranza. E anche qui ci soccorre l’etimologia. Proietti infatti ha detto nelle sue conclusioni: “Tolleranza significa farsi carico. E per farsi carico bisogna operare delle scelte. Queste sono operate dalla politica, laddove invece la scienza offre solo gli strumenti.”
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