Secondo uno studio del Centro Studi Pio La Torre, giunto alla sua quinta edizione, il 70% dei giovani intervistati considera il fenomeno mafioso un ostacolo alla crescita del paese
della nostra Federica Scorpo
A questa intervista on line, proposta annualmente del Centro Studi Pio La Torre con alcune modifiche, hanno partecipato circa 2500 alunni selezionati in 94 scuole in tutta Italia. Si cerca di far luce sul modo in cui i giovani percepiscono la mafia e la loro consapevolezza del fenomeno: dalle risposte date si evidenzia che dal Nord al Sud, senza distinzioni, per il 70% degli alunni la mafia incide in modo negativo sulla crescita del paese (infatti per il 63,90% l’arretratezza e la mafia sono strettamente connesse).
Inoltre, l’80% degli alunni ha risposto di conoscere la mafia in maniera diffusa e il 90% di essi non esprime alcuna fiducia nella dirigenza politica.
Per la Sicilia c’è un dato particolare che va messo in risalto: solo il 40,44% percepisce la presenza concreta della mafia, nonostante la lunga storia della mafia e dell’antimafia, mentre il 49,5% dichiara di non sentirne la presenza. Questo dato potrebbe essere spiegato dalla giovane età degli intervistati e sicuramente dalla nota capacità di mimetizzazione del fenomeno mafioso. Da Nord e Sud invece si percepisce allo stesso modo la presenza di attività illegali quali lo spaccio di droga, il pizzo, il lavoro nero e le discariche.
Mezzo privilegiato d’informazione per questi giovani è la TV, e il luogo in cui entrano in contatto con l’argomento mafia rimane sempre la scuola. Tra le cause che consentono alla mafia di continuare ad esistere, secondo le loro risposte, ci sono ragioni economiche e la corruzione della classe politica. Per i siciliani, in particolare, la corruzione è al secondo posto, mentre al primo c’è la mentalità mafiosa. Tuttavia emerge che questi giovani considerano lo Stato più forte della mafia, che considerano solo un fenomeno di breve vita.
In sintesi, possiamo dedurre da questa ricerca che il comune denominatore dei giovani italiani è un giudizio molto negativo sulla mafia, ma anche una sfiducia verso la politica, spesso messa in relazione col fenomeno mafioso; di conseguenza i giovani sono molto preoccupati del loro futuro. Se la loro voce venisse ascoltata e ci concentrassimo tutti sul dare loro risposte concrete, forse i giovani potrebbero crescere con più fiducia nel loro avvenire e al contempo spingere il paese verso un’altra direzione.
della nostra Federica Scorpo
A questa intervista on line, proposta annualmente del Centro Studi Pio La Torre con alcune modifiche, hanno partecipato circa 2500 alunni selezionati in 94 scuole in tutta Italia. Si cerca di far luce sul modo in cui i giovani percepiscono la mafia e la loro consapevolezza del fenomeno: dalle risposte date si evidenzia che dal Nord al Sud, senza distinzioni, per il 70% degli alunni la mafia incide in modo negativo sulla crescita del paese (infatti per il 63,90% l’arretratezza e la mafia sono strettamente connesse).
Inoltre, l’80% degli alunni ha risposto di conoscere la mafia in maniera diffusa e il 90% di essi non esprime alcuna fiducia nella dirigenza politica.
Per la Sicilia c’è un dato particolare che va messo in risalto: solo il 40,44% percepisce la presenza concreta della mafia, nonostante la lunga storia della mafia e dell’antimafia, mentre il 49,5% dichiara di non sentirne la presenza. Questo dato potrebbe essere spiegato dalla giovane età degli intervistati e sicuramente dalla nota capacità di mimetizzazione del fenomeno mafioso. Da Nord e Sud invece si percepisce allo stesso modo la presenza di attività illegali quali lo spaccio di droga, il pizzo, il lavoro nero e le discariche.
Mezzo privilegiato d’informazione per questi giovani è la TV, e il luogo in cui entrano in contatto con l’argomento mafia rimane sempre la scuola. Tra le cause che consentono alla mafia di continuare ad esistere, secondo le loro risposte, ci sono ragioni economiche e la corruzione della classe politica. Per i siciliani, in particolare, la corruzione è al secondo posto, mentre al primo c’è la mentalità mafiosa. Tuttavia emerge che questi giovani considerano lo Stato più forte della mafia, che considerano solo un fenomeno di breve vita.
In sintesi, possiamo dedurre da questa ricerca che il comune denominatore dei giovani italiani è un giudizio molto negativo sulla mafia, ma anche una sfiducia verso la politica, spesso messa in relazione col fenomeno mafioso; di conseguenza i giovani sono molto preoccupati del loro futuro. Se la loro voce venisse ascoltata e ci concentrassimo tutti sul dare loro risposte concrete, forse i giovani potrebbero crescere con più fiducia nel loro avvenire e al contempo spingere il paese verso un’altra direzione.
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