lunedì, aprile 11, 2011
Di nuovo ferme per 50 minuti le pompe per il raffreddamento. Allarme arsenico a Kesennuma. Le pompe di raffreddamento dell'unità 1, 2 e 3 di Fukushima Daiichi si sono di nuovo fermate per circa cinquanta minuti dopo il black out elettrico seguito alla nuova potente scossa di assestamento e all'allarme tsunami di oggi.

GreenReport - A quanto pare le altre forniture elettriche esterne alle altre centrali nucleari presenti nella regione non si sono interrotte. La nuova scossa di terremoto di magnitudo 7 si è verificata alle 17,16 ora del Giappone, ad una profondità di 10 km, l'epicentro del sisma è situato vicino alla costa di Fukushima - ken Hamadori un allarme tsunami è stato rilasciato (e poi revocato) per le aree costiere della prefettura di Ibaraki. Le scosse più forti si sono registrate nelle prefetture di Fukushima e Ibaraki e in diversi centri abitati, tra i quali Furudono Town, Nakajima Village e Hokota City. Il sisma è stato avvertito con forza anche nelle regioni di Tohoku e Kanto.

L'alimentazione elettrica esterna delle unità 1, 2 e 3 a Fukushima Daichi è saltata in seguito alla scossa di assestamento, bloccando l'iniezione di acqua di raffreddamento per i reattori. Le forniture di acqua sono state ripristinate 50 minuti dopo. I "liquidatori" di Fikushima sono stati evacuati temporaneamente.

Secondo la Nuclear and industry safety agency giapponese (Nisa) non ci sarebbe stata nessun'altra interruzione di corrente all'esterno delle centrali nucleari di Fukushima Daiini e di Tokai, né sono state rilevate variazioni dei livelli di radiazioni in qualsiasi sito.

Ad un mese d al terremoto/tsunami in Giappone, la Tokyo Electric Power Company (Tepco) ed il governo giapponese stanno dunque ancora lottando per recuperare il controllo dei 4 reattori impazziti della centrale nucleare di Fukushima Daiichi e di un'area dove si sono susseguiti incendi, esplosioni, fughe radioattive, fusioni delle barre, sversamenti da acqua contaminata nel suolo e nell'oceano, e poi ancora scosse di terremoto... L'International atomic energy agency (Iaea) continua a ripetere il suo mantra come se fosse un disco incantato: «Nel complesso, la situazione nell'impianto di Fukushima Daiichi rimane molto grave, ma ci sono primi segnali di ripresa in alcune funzioni, come per l'energia elettrica e la strumentazione».

Ieri, durante una conferenza stampa, un funzionario della Tepco ha detto che sarebbe allo studio il raffreddamento ad aria invece che con acqua di mare, ma ha anche detto che viene anche preso in considerazione il raffreddamento dei containment vessels dei reattori con l'acqua: «A questo punto, la società sta ancora esaminando le opzioni praticabili e non possiamo dire quando sarà in grado di raggiungere il raffreddamento stabile e il controllo delle radiazioni». La Tepco dopo 30 giorni sta ancora cercando di ripristinare i sistemi di raffreddamento dei reattori e l'energia elettrica in tutti gli impianti, mentre la centrale continua a rilasciare sostanze radioattive in aria e in mare. Gli edifici delle turbine e un tunnel di cemento sono pieni di acqua altamente radioattiva che ostacola il ripristino e il controllo dei sistemi di pompaggio.

Dopo un mese regna la massima incertezza, nessuno sa quando finirà quest'incubo giapponese. Non lo sanno nemmeno le migliaia di persone (una cifra enorme per il Giappone non abituata a questo tipo di manifestazioni) che ieri hanno protestato per chiedere la chiusura di tutte le centrali nucleari in Giappone. I gruppi antinucleari, che in Giappone avevano già fatto numerose manifestazioni soprattutto contro l'utilizzo di combustibile Mox di provenienza europea nelle centrali giapponesi e contro la realizzazione di un impianto di ritrattamento, hanno sollecitato il governo a cambiare davvero politica energetica puntando sulle fonti rinnovabili e prevedendo la chiusura di tutte le centrali nucleari in Giappone. Una richiesta che solo un mese fa sarebbe stata impensabile nel Paese che ci veniva presentato come quello del «Nucleare supersicuro e a prova di terremoti e tsunami».

Migliaia di manifestanti hanno sfilato davanti al ministero dell'industria e alla sede della Tepco di Tokyo chiedendo al governo ed all'azienda nucleare di assumersi maggiori responsabilità per quanto accaduto e sta accadendo alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, ma hanno anche chiesto che la Chubu Electric Power Company chiuda la sua centrale nucleare di Hamaoka, sulla costa di Shizouka, che potrebbe essere facilmente danneggiata da uno tsunami, provocando un'altra Fukushima.

Ieri la Tepco ha cominciato a rimuovere i detriti dall'impianto nucleare utilizzando un macchinario pesante senza pilota per rimuovere le macerie radioattive e oggi dovrebbe iniziare lo svuotamento del tunnel pieno di acqua altamente contaminata verso un impianto di stoccaggio.

Il mezzo senza pilota dovrebbe riuscire ad entrare negli edifici dei reattori 1 e 3, dove esplosioni di idrogeno hanno fatto esplodere i soffitti e le pareti, ammucchiando detriti che emettono radiazioni per centinaia di millisievert all'ora, rendendo praticamente impossibile i lavori di ripristino.

Nel modernissimo ed ipertecnologico Giappone, dopo aver mandato probabilmente a morte certa decine di "liquidatori", solo ieri pomeriggio la Tepco ha iniziato a utilizzare pale meccaniche a bulldozer a controllo remoto per rimuovere le macerie. I mezzi pesanti che cercano di penetrare nei due mortali reattori sono dotati di macchine fotografiche e gli operatori a distanza utilizzano 6 telecamere fisse sul sito per eseguire i lavori da centinaia di metri di distanza. Gli operatori sono alloggiati in una mobile operating room ricoperta di piombo per evitare di essere raggiunti dalle radiazioni.

La Tepco ha detto che le macerie verranno stoccate in container e conservate nell'impianto sotto stretta sorveglianza, «In quanto possono essere contaminate con alti livelli di radiazioni».

L'Iaea spiega che nelle unità 1, 2 e 3, 60.000 tonnellate di acqua contaminata devono essere rimosse dagli edifici delle turbine e dalle trincee. «Questa acqua sarà trasferito ai condensers di ogni unità e alla Radioactive Waste Treatment facility. Inoltre, sono stati ordinati serbatoi di stoccaggio provvisorio per fornire capienza aggiuntiva per l'acqua e si trovano accanto alla Radioactive Waste Treatment facility. Nell'unità 2 il trasferimento dell'acqua dal condenser e al condensate storage tank si è concluso il 9 aprile».

Nell'unità 1 è in aumento la pressione nel Reactor pressure vessel (Rpv) e secondo la Nisa alcuni strumenti del Rpv potrebbero non funzionare correttamente.

La Tpco sta conducendo un programma di monitoraggio dell'acqua di mare con campionamenti in superficie in un certo numero di punti near-shore e off-shore.

Fino al 3 aprile la tendenza della contaminazione nei punti 1 e 4 era in calo, ma il 4 aprile si è notata una nuova crescita dopo lo scarico delle acque contaminate. Ieri secondo la Tepco si è notata una nuova diminuzione in diversi punti di campionamento, sia per lo iodio-131 che per il cesio-137 Ma nel punto di campionamento 2 c'è stato un ulteriore aumento della concentrazione di iodio-131 (da circa 40 kBq/l del 6 aprile a circa 150 kBq/l) e di cesio-137 (da circa 25 kBq/ l il 6 aprile a circa 65 kBq/l). Anche nel punto 7 è stato registrato un aumento del livello di iodio-131 e nei punti 8 e 9 un aumento dei livelli sia di iodio-131 che di cesio-137.

Come se non bastasse il nucleare, in un pozzo e in alcuni corsi d'acqua della terremotata Kesennuma, nella prefettura di Miyagi, è stato trovato arsenico proveniente da una vicina miniere dismessa.

Scorie e fanghi contenenti arsenico e altre sostanze tossiche sono fuoriusciti dalla miniera di Oya subito dopo il terremoto dell''11 marzo e secondo le autorità locali avrebbero contaminato fiumi e terreni in zone residenziali. I livelli di arsenico di 6 campioni di acqua della zona hanno rivelato arsenico almeno tre volte superiore ai limiti di legge consentiti per l'acqua potabile. Il dato più alto è stato 0,24 milligrammi di arsenico per litro, 24 volte sopra il limite legale. Le autorità sanitarie di Kesennuma stanno avvertendo i residenti di non bere l'acqua dei pozzi o che proviene da ruscelli di montagna. La JX Nippon Mining & Metals, proprietaria della miniera, ha detto che eliminerà le scorie contaminate nel più breve tempo possibile.

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