Il 6 aprile 2009 l’Abruzzo fu colpito da un dramma che ha distrutto città e centinaia di vite. Il sisma che colpì l’Aquila provocò la morte di 308 persone e circa 1.600 feriti. Da quel terribile giorno, ancora trentasettemila persone sono in case provvisorie.
Domani 6 aprile, a distanza di due anni dalla tragedia, esce nelle sale cinematografiche un film- documentario che racconta il disastro sismico dell’Aquila dal titolo “Ju tarramutu” (il terremoto in dialetto aquilano). Del regista e fotografo Paolo Pisanelli, il film racconta con la voce del silenzio il dramma che ha sconvolto le vite della popolazione abruzzese, come afferma lo stesso sottotitolo: “Un viaggio nei territori della città più mistificata d’Italia”.
Il film racconta la difficile ricostruzione dopo il sisma con l’obiettivo di non dimenticare e di tenere alta l’attenzione su quella notte tra il 5 e il 6 aprile di due anni fa che ha cambiato l’esistenza di molte persone. Un film, distribuito da LaZab, che racchiude la rabbia di un difficile ritorno alla realtà e alla normalità.
Pisanelli ha rilevato, durante la presentazione del film, come nel capoluogo abruzzese «alla violenza naturale del terremoto si è sovrapposta la voracità degli interessi, la velocità delle urbanizzazioni, l’impatto violento del Progetto C.A.S.E. che ha sconvolto senza pianificazione un territorio bellissimo». Il regista nel documentario ha raccolto testimonianze e intrecciato storie che hanno rischiato di essere dimenticate quando la tragedia dell’Aquila non faceva ormai più notizia. Nel secondo anniversario dal sisma, infatti, la situazione è questa: 37.733 le persone assistite, 23mila risiedono negli alloggi Map, 1.328 ancora vivono nelle strutture ricettive, circa 13mila beneficiano di 200 euro ogni mese. Per la ricostruzione, gli iter burocratici hanno bloccato e rallentato i cittadini nella ricostruzione delle loro case e in due anni hanno chiuso anche le piccole attività (circa 1.200) del centro, che rappresentavano una ricchezza per la città dell’Aquila. Città che ancora oggi non è riuscita ad alzare la testa tra le macerie di quel maledetto giorno…
Domani 6 aprile, a distanza di due anni dalla tragedia, esce nelle sale cinematografiche un film- documentario che racconta il disastro sismico dell’Aquila dal titolo “Ju tarramutu” (il terremoto in dialetto aquilano). Del regista e fotografo Paolo Pisanelli, il film racconta con la voce del silenzio il dramma che ha sconvolto le vite della popolazione abruzzese, come afferma lo stesso sottotitolo: “Un viaggio nei territori della città più mistificata d’Italia”.
Il film racconta la difficile ricostruzione dopo il sisma con l’obiettivo di non dimenticare e di tenere alta l’attenzione su quella notte tra il 5 e il 6 aprile di due anni fa che ha cambiato l’esistenza di molte persone. Un film, distribuito da LaZab, che racchiude la rabbia di un difficile ritorno alla realtà e alla normalità.
Pisanelli ha rilevato, durante la presentazione del film, come nel capoluogo abruzzese «alla violenza naturale del terremoto si è sovrapposta la voracità degli interessi, la velocità delle urbanizzazioni, l’impatto violento del Progetto C.A.S.E. che ha sconvolto senza pianificazione un territorio bellissimo». Il regista nel documentario ha raccolto testimonianze e intrecciato storie che hanno rischiato di essere dimenticate quando la tragedia dell’Aquila non faceva ormai più notizia. Nel secondo anniversario dal sisma, infatti, la situazione è questa: 37.733 le persone assistite, 23mila risiedono negli alloggi Map, 1.328 ancora vivono nelle strutture ricettive, circa 13mila beneficiano di 200 euro ogni mese. Per la ricostruzione, gli iter burocratici hanno bloccato e rallentato i cittadini nella ricostruzione delle loro case e in due anni hanno chiuso anche le piccole attività (circa 1.200) del centro, che rappresentavano una ricchezza per la città dell’Aquila. Città che ancora oggi non è riuscita ad alzare la testa tra le macerie di quel maledetto giorno…
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