della nostra collaboratrice Daniela Vitolo
L’America, e con lei tutto l’Occidente, in questi giorni è costretta ad affrontare una di quelle orribili verità che ogni tanto le guerre rivelano, aggiungendo sangue a sangue, sofferenza a sofferenza e rivelando al tempo stesso quanto è connaturata agli uomini (si spera solo a pochi di essi), quella che Hannah Arendt definiva “la banalità del male”. La verità in questione racconta di alcuni soldati americani che per puro divertimento hanno ucciso civili innocenti in Afghanistan. I fatti risalgono all’anno scorso ma in questi giorni stanno facendo il giro del mondo, sia per i servizi pubblicati da Spiegel e, alcuni giorni dopo, da Rolling Stones sia perché recentemente uno dei soldati accusati delle violenze, Jeremy N. Morlock, ha ammesso le proprie colpe ed ha accettato di testimoniare contro altri suoi colleghi in cambio di una riduzione della pena.
Cinque uomini della Styker Brigade dell’esercito americano sono accusati di aver ucciso almeno tre civili afghani simulando combattimenti per giustificare quelle che erano archiviate come uccisioni di talebani durante scontri a fuoco. Stando alla ricostruzione della vicenda, confermata da Morlock e testimoniata da una serie di foto e video a dir poco raccapriccianti che i soldati si scambiavano e conservavano sui propri pc, l’idea sarebbe maturata per non annoiarsi. Le foto e i video raccontano quanto accadeva dopo gli assassinii, quando i corpi erano oltraggiati e mutilati per il macabro divertimento dei soldati. Al di là della perversione dei soldati, cui gli americani non sono del tutto nuovi (ricordiamo tutti quello succedeva nella prigione di Abu Ghraib), resta da chiarire come fosse possibile che gli alti comandi dell’esercito fossero del tutto all’oscuro di questa storia, che pure era ben nota ai soldati anche al di fuori della Stryker Brigade.
Quando la vicenda è diventata pubblica il Pentagono si è affrettato a precisare che si era trattato di un caso isolato che riguardava pochi soldati, il che non doveva mettere in dubbio le operazioni militari in Afghanistan, ed ha rimosso dai propri incarichi quei graduati che avrebbero dovuto denunciare gli omicidi. Successivamente alle recenti pubblicazioni delle foto, l’esercito USA si è pubblicamente scusato per l’accaduto sottolineando che quei fatti e quelle immagini sono del tutto avulsi dallo spirito e dai valori che lo caratterizzano.
Intanto Malali Joya, coraggiosa deputata afghana che in questi giorni è finalmente riuscita ad entrare negli Stati Uniti dopo che per lungo tempo le era stato negato il Visa, ha accusato i soldati Usa di compiere abitualmente massacri di civili, molti dei quali donne e bambini, che vengono poi fatti passare per uccisioni di ribelli, come accaduto pochi giorni fa nella provincia di Kunar dove, secondo Joya, soldati americani hanno ucciso nove bambini che stavano raccogliendo la legna. Ha inoltre aggiunto che le azioni di quello che era già definito “kill team” sono la dimostrazione dell’atteggiamento aggressivo dei soldati e del profondo razzismo nei confronti della popolazione locale.
L’esercito ha proposto un risarcimento di $2.000 dollari alle famiglie delle vittime: secondo l’esercito americano la vita di un afghano brutalmente interrotta per il divertimento di qualche soldato vale tanto…
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