venerdì, aprile 22, 2011
della nostra corrispondente Monica Cardarelli

Con il Giovedì Santo ha inizio il cosiddetto Triduo Pasquale, i tre giorni cioè, in cui si ricorda l’ultima cena, la Passione e morte di Gesù Cristo prima della Resurrezione. La Settimana Santa preannuncia nella liturgia il percorso di sofferenza di Gesù a cui giorno dopo giorno ci si avvicina. Oltre alle funzioni religiose che accompagnano queste ore, numerose sono le diverse espressioni artistiche, dal teatro alla scrittura, dalla pittura alla cinematografia, che rievocano i momenti della Passione. È questo il caso di Daniele Cerami, fiorentino di nascita e perugino ormai di adozione, che vede esposti i suoi dipinti del ciclo “La Passione” nei locali della cripta della chiesa di San Pietro in Assisi. “La sofferenza è solo mostrata non indagata, come una realtà su cui è meglio non approfondire, tutt’al più la si riconosce ma non la si vuole conoscere” – spiega Daniele Cerami nell’introduzione dei suoi lavori. “Così il sangue perde il suo dato naturale diventando simbolo, così le parti anatomiche suggeriscono senza mai svelare la sofferenza della passione. C’è come la paura di rendere noto un accadimento fatto di carne e sangue che ancora oggi entra di prepotenza nelle nostre vite ma che viene relegato ai margini delle nostre coscienze, così come nelle opere l’inquadratura è solo parziale, marginale”.

Per superare questo limite, Daniele Cerami propone nelle sue opere scorci di inquadrature realiste dei momenti della Passione di Cristo, dall’ultima cena alla flagellazione, dalla andata al Calvario fino alla crocifissione e alla deposizione, mostrandoci attraverso particolari del corpo di Cristo insanguinato il dolore della Passione. “Lo stile realistico è servo dell’intento di rendere contemporanea una realtà di duemila anni fa, ma rimane imprigionato in una costruzione formale dove tutto è in posa come in un moderno set fotografico – prosegue Cerami - Allo stesso modo la scelta dei materiali simboleggia la volontà di perseguire una strada ma con mezzi sbagliati; così l’mdf per il supporto simula, senza mai raggiungerle, le qualità del legno, vera croce. Tutto diventa scenografico, luci, colori, inquadrature, per assecondare, ma in modo critico, quella visione del contemporaneo quotidiano dove ogni accadimento diventa spettacolo, perfino il dolore. È una realtà vista da fuori, come in una vetrina e possibilmente lì deve rimanere”.

Le opere di Daniele Cerami resteranno esposte presso la suggestiva cripta della chiesa di San Pietro fino ai primi giorni di maggio ed è già prevista una prosecuzione della mostra. Infatti, nonostante le difficoltà ad accettare il dolore e la sofferenza, nonostante tutto ciò rischi sempre più di diventare spettacolo, le opere di Daniele Cerami riescono a ristabilire l’equilibrio necessario tra passione e razionalità, coinvolgendo progressivamente e aiutandoci così a non sentirsi spettatori della Passione e della morte di un Dio che ha dato la pelle per noi.

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