Rapito attivista per i diritti umani a Gaza City. Le parole di una sua amica: "Lo sentivo ogni giorno, anche ieri era tranquillo..."
Agenzia Misna - “Ho parlato con Vittorio ieri sera, ci sentivamo quasi tutti i giorni perché ci stava aiutando a organizzare la partenza di una imbarcazione dall’Italia con aiuti per i palestinesi di Gaza, una ‘Freedom Flotilla’ italiana per rompere l’embargo israeliano. Vittorio è integratissimo a Gaza, rispettosissimo della società locale, ha molti amici e ieri ha inviato per certo diverse mail fino a tarda ora. Fin qui le certezze. Poi possiamo solo supporre che i suoi rapitori abbiano agito nel corso della notte, forse prelevandolo da casa dove viveva da solo, forse altrove”. E’ il racconto fatto alla MISNA da Maria Elena Delia, amica di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano per i diritti umani rapito nella Striscia di Gaza da un gruppo della rete salafita jihadista che, in un video diffuso su internet nel quale Arrigoni compare bendato e con ferite al volto, si fa chiamare Brigata Muhammad Bin Moslama. Componente del Coordinamento nazionale della ‘Freedom flotilla’ – movimento di solidarietà ai palestinesi che si propone di raggiungere Gaza via mare per portare aiuti umanitari alla popolazione civile – Maria Elena Dalia dice che non c’erano segnali che potessero far prevedere quanto poi è successo: “A Gaza, Vittorio si trovava bene e a breve sarebbe dovuto tornare in Italia. Non era preoccupato, non c’era niente che facesse intravedere un problema di questo tipo. Ci dava consigli sulla nostra nave che dovrebbe salpare per Gaza a maggio”.
Nel video diffuso su internet, il gruppo che rivendica il rapimento chiede la liberazione di tutti i salafiti attualmente detenuti nelle carceri di Hamas e in particolare di due loro capi, Hasham Soheli e Abdulwalid al-Maqdisi. Accusano inoltre Hamas di aver mantenuto una tregua con Israele e criticano il suo governo della Striscia di Gaza. Dell’Italia parlano come di un paese miscredente che mantiene suoi soldati in nazioni musulmane.
In una nota, il ministero degli Esteri italiano riferisce di aver ricevuto la notizia del sequestro dal suo consolato a Gerusalemme e di aver effettuato “gli opportuni passi” a tutela di Arrigoni. Nel video i sequestratori danno un ultimatum di 30 ore ad Hamas – a partire dalle 11 di questa mattina, secondo l’ora di Gaza – perché vengano esaudite le loro richieste. Vittorio Arrigoni è stato uno dei pocchi cittadini stranieri a poter vedere e raccontare da vicino l’operazione militare israeliana ‘Piombo fuso’ che tra dicembre 2008 e gennaio 2009 causò oltre 1400 vittime civili.
Agenzia Misna - “Ho parlato con Vittorio ieri sera, ci sentivamo quasi tutti i giorni perché ci stava aiutando a organizzare la partenza di una imbarcazione dall’Italia con aiuti per i palestinesi di Gaza, una ‘Freedom Flotilla’ italiana per rompere l’embargo israeliano. Vittorio è integratissimo a Gaza, rispettosissimo della società locale, ha molti amici e ieri ha inviato per certo diverse mail fino a tarda ora. Fin qui le certezze. Poi possiamo solo supporre che i suoi rapitori abbiano agito nel corso della notte, forse prelevandolo da casa dove viveva da solo, forse altrove”. E’ il racconto fatto alla MISNA da Maria Elena Delia, amica di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano per i diritti umani rapito nella Striscia di Gaza da un gruppo della rete salafita jihadista che, in un video diffuso su internet nel quale Arrigoni compare bendato e con ferite al volto, si fa chiamare Brigata Muhammad Bin Moslama. Componente del Coordinamento nazionale della ‘Freedom flotilla’ – movimento di solidarietà ai palestinesi che si propone di raggiungere Gaza via mare per portare aiuti umanitari alla popolazione civile – Maria Elena Dalia dice che non c’erano segnali che potessero far prevedere quanto poi è successo: “A Gaza, Vittorio si trovava bene e a breve sarebbe dovuto tornare in Italia. Non era preoccupato, non c’era niente che facesse intravedere un problema di questo tipo. Ci dava consigli sulla nostra nave che dovrebbe salpare per Gaza a maggio”.
Nel video diffuso su internet, il gruppo che rivendica il rapimento chiede la liberazione di tutti i salafiti attualmente detenuti nelle carceri di Hamas e in particolare di due loro capi, Hasham Soheli e Abdulwalid al-Maqdisi. Accusano inoltre Hamas di aver mantenuto una tregua con Israele e criticano il suo governo della Striscia di Gaza. Dell’Italia parlano come di un paese miscredente che mantiene suoi soldati in nazioni musulmane.
In una nota, il ministero degli Esteri italiano riferisce di aver ricevuto la notizia del sequestro dal suo consolato a Gerusalemme e di aver effettuato “gli opportuni passi” a tutela di Arrigoni. Nel video i sequestratori danno un ultimatum di 30 ore ad Hamas – a partire dalle 11 di questa mattina, secondo l’ora di Gaza – perché vengano esaudite le loro richieste. Vittorio Arrigoni è stato uno dei pocchi cittadini stranieri a poter vedere e raccontare da vicino l’operazione militare israeliana ‘Piombo fuso’ che tra dicembre 2008 e gennaio 2009 causò oltre 1400 vittime civili.
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