Misurata sotto assedio, i ribelli criticano la Nato per averla abbandonata. ''Misurata è la nostra priorità numero uno''. Lo sostiene Carmen Romero, portavoce della Nato. ''Abbiamo un mandato chiaro: fare tutto quello che possiamo per proteggere i civili della città''. Per ora, però, li hanno abbandonati.
PeaceReporter - Almeno secondo i ribelli, che accusano i militari occidentali di aver allentato la pressione sui lealisti, consegnando i civili di Misurata all'assedio. Difficile capire la situazione, ma di sicuro in Libia c'è un momento di stasi. Anche nell'informazione. Qualcuno ha notizie della Libia? Per strada e nei caffè - si spera - in molti si porranno questa domanda. Scivolata in fondo alle home page dei siti di informazione, slittata nelle pagine interne dei quotidiani, spostata in fondo alle scalette dei telegiornali. Cirenaica e Tripolitania, divise. Tripoli tiene, Bengasi si rafforza. Al punto che i ribelli possono iniziare - lo hanno fatto ieri - a esportare il loro petrolio. Mentre Gheddafi e i suoi non smettono di trattare per una via d'uscita politica.
L'Italia sembra orientata a una Libia unita, con Gheddafi in esilio. Altri paesi, come la Francia, sono parchi di pareri sulla visione futura del destino del Paese. Al punto che la divisione della Libia non si può escludere a priori in questa fase.
Un momento statico. Il fronte pare limitato a Misurata. I ribelli, per il resto, hanno il controllo fino a Sirte. I lealisti del resto del Paese. E' naturale che nel momento in cui si fosse affievolita la pressione sui lealisti l'avanzata degli insorti non può procedere. La Nato lo sa e ha comunque reso i raid rari e meno efficaci. Perché?
La soluzione politica, a questo punto, pare interessare tutti. Messi in sicurezza i pozzi, iniziate le trattative con i ribelli, non conviene più a Francia, Gran Bretagna e compagnia spingere l'accelleratore militare, anche per evitare spaccature all'interno della fragile coalizione internazionale.
Nel mezzo resta Misurata, con il suo porto assediato, unica porta sul mondo. Arrivano le navi, ma i lealisti tengono la città sotto il tiro dell'artiglieria. La diplomazia non ha i tempi della guerra, si sa. Ma la protezione dei civili è stato, dall'inizio, l'obiettivo e al tempo stesso la giustificazione della missione. I conti non tornano.
PeaceReporter - Almeno secondo i ribelli, che accusano i militari occidentali di aver allentato la pressione sui lealisti, consegnando i civili di Misurata all'assedio. Difficile capire la situazione, ma di sicuro in Libia c'è un momento di stasi. Anche nell'informazione. Qualcuno ha notizie della Libia? Per strada e nei caffè - si spera - in molti si porranno questa domanda. Scivolata in fondo alle home page dei siti di informazione, slittata nelle pagine interne dei quotidiani, spostata in fondo alle scalette dei telegiornali. Cirenaica e Tripolitania, divise. Tripoli tiene, Bengasi si rafforza. Al punto che i ribelli possono iniziare - lo hanno fatto ieri - a esportare il loro petrolio. Mentre Gheddafi e i suoi non smettono di trattare per una via d'uscita politica.
L'Italia sembra orientata a una Libia unita, con Gheddafi in esilio. Altri paesi, come la Francia, sono parchi di pareri sulla visione futura del destino del Paese. Al punto che la divisione della Libia non si può escludere a priori in questa fase.
Un momento statico. Il fronte pare limitato a Misurata. I ribelli, per il resto, hanno il controllo fino a Sirte. I lealisti del resto del Paese. E' naturale che nel momento in cui si fosse affievolita la pressione sui lealisti l'avanzata degli insorti non può procedere. La Nato lo sa e ha comunque reso i raid rari e meno efficaci. Perché?
La soluzione politica, a questo punto, pare interessare tutti. Messi in sicurezza i pozzi, iniziate le trattative con i ribelli, non conviene più a Francia, Gran Bretagna e compagnia spingere l'accelleratore militare, anche per evitare spaccature all'interno della fragile coalizione internazionale.
Nel mezzo resta Misurata, con il suo porto assediato, unica porta sul mondo. Arrivano le navi, ma i lealisti tengono la città sotto il tiro dell'artiglieria. La diplomazia non ha i tempi della guerra, si sa. Ma la protezione dei civili è stato, dall'inizio, l'obiettivo e al tempo stesso la giustificazione della missione. I conti non tornano.
Christian Elia
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