I russi in coda per fare benzina. L’aumento dell’export delle major petrolifere che cavalcano il boom del prezzo del petrolio sta lasciando a secco i distributori in molte regioni. E il governo corre al riparo. A maggio rifornimenti solo al mercato interno.
Mosca (AsiaNews) – È uno dei più grandi produttori petroliferi al mondo, ma oggi la Russia si trova ad affrontare una “carestia” di carburante. La crisi arriva dopo che a febbraio il premier Vladimir Putin ha ordinato di mantenere bassi i prezzi della benzina, che rischiava di salire alle stelle per le speculazioni alimentate dai disordini in Medio Oriente e Nord Africa. Intanto il governo ha deciso di bloccare le esportazioni dei prodotti raffinati nel mese di maggio, rifornendo il solo mercato interno. La regolamentazione statale ha spinto le major nazionali ad aumentare l’export, diventato più redditizio della vendita al mercato interno in seguito al boom del greggio ormai fisso oltre i 110 dollari al barile. Il deficit di benzina e gasolio ha raggiunto il suo picco nel weekend di Pasqua e rischia di intaccare la popolarità del primo ministro, responsabile direttamente della politica economica, proprio alla vigilia della campagna elettorale che potrebbe vederlo correre per un nuovo mandato al Cremlino nel 2012.
A lanciare l'allarme il 26 aprile è stata l’organizzazione Russian Fuel Union (Rfu), dopo un incontro con il direttore dell’Antitrust russo (Fas), Igor Artemiev. Secondo la Rfu, che rappresenta i distributori di benzina, i principali fornitori - con in testa Rosneft e Gazprom Neft - rifiutano di fornire carburante alle società private provocando un deficit di carburante. “Se la situazione rimane invariata - avverte Evgeny Arkusha, presidente della Rfu - molte regioni potrebbero rimanere a secco già nei prossimi giorni”.
Da alcune sono già arrivate preoccupate segnalazioni. Le zone più a rischio sono San Pietroburgo, Voronezh, Novosibirsk, le isole Sakhalin e soprattutto Altai, in Siberia. Qui la maggior parte dei distributori indipendenti di carburante hanno già chiuso, cessando le loro attività, lo scorso fine settimana, mentre le stazioni di Rosneft (il colosso statale dell’oro nero) forniscono solo 20 litri al massimo per veicolo. Sotto minaccia anche Mosca, nonostante le autorità stiano cercando di tranquillizzare i consumatori.
La portata della crisi ha spinto i grandi gruppi petroliferi russi a bloccare le esportazioni dei prodotti raffinati a maggio, rifornendo solo il mercato interno. L’annuncio è del viceministro dell’Energia Sergei Kudriashov, secondo cui “a maggio le compagnie non esporteranno, tutti i volumi saranno consegnati sul mercato interno”.
La situazione, spiegano gli esperti, rischia di esacerbarsi con l’arrivo della stagione della semina, durante la quale aumenta la richiesta di diesel per i macchinari dell’industria agricola. Lo spettro del deficit di benzina preoccupa realmente il governo, tanto che Putin ha dato disposizioni alle autorità competenti di fare rapporto sui singoli casi riportati nelle varie regioni.
Mosca (AsiaNews) – È uno dei più grandi produttori petroliferi al mondo, ma oggi la Russia si trova ad affrontare una “carestia” di carburante. La crisi arriva dopo che a febbraio il premier Vladimir Putin ha ordinato di mantenere bassi i prezzi della benzina, che rischiava di salire alle stelle per le speculazioni alimentate dai disordini in Medio Oriente e Nord Africa. Intanto il governo ha deciso di bloccare le esportazioni dei prodotti raffinati nel mese di maggio, rifornendo il solo mercato interno. La regolamentazione statale ha spinto le major nazionali ad aumentare l’export, diventato più redditizio della vendita al mercato interno in seguito al boom del greggio ormai fisso oltre i 110 dollari al barile. Il deficit di benzina e gasolio ha raggiunto il suo picco nel weekend di Pasqua e rischia di intaccare la popolarità del primo ministro, responsabile direttamente della politica economica, proprio alla vigilia della campagna elettorale che potrebbe vederlo correre per un nuovo mandato al Cremlino nel 2012.
A lanciare l'allarme il 26 aprile è stata l’organizzazione Russian Fuel Union (Rfu), dopo un incontro con il direttore dell’Antitrust russo (Fas), Igor Artemiev. Secondo la Rfu, che rappresenta i distributori di benzina, i principali fornitori - con in testa Rosneft e Gazprom Neft - rifiutano di fornire carburante alle società private provocando un deficit di carburante. “Se la situazione rimane invariata - avverte Evgeny Arkusha, presidente della Rfu - molte regioni potrebbero rimanere a secco già nei prossimi giorni”.
Da alcune sono già arrivate preoccupate segnalazioni. Le zone più a rischio sono San Pietroburgo, Voronezh, Novosibirsk, le isole Sakhalin e soprattutto Altai, in Siberia. Qui la maggior parte dei distributori indipendenti di carburante hanno già chiuso, cessando le loro attività, lo scorso fine settimana, mentre le stazioni di Rosneft (il colosso statale dell’oro nero) forniscono solo 20 litri al massimo per veicolo. Sotto minaccia anche Mosca, nonostante le autorità stiano cercando di tranquillizzare i consumatori.
La portata della crisi ha spinto i grandi gruppi petroliferi russi a bloccare le esportazioni dei prodotti raffinati a maggio, rifornendo solo il mercato interno. L’annuncio è del viceministro dell’Energia Sergei Kudriashov, secondo cui “a maggio le compagnie non esporteranno, tutti i volumi saranno consegnati sul mercato interno”.
La situazione, spiegano gli esperti, rischia di esacerbarsi con l’arrivo della stagione della semina, durante la quale aumenta la richiesta di diesel per i macchinari dell’industria agricola. Lo spettro del deficit di benzina preoccupa realmente il governo, tanto che Putin ha dato disposizioni alle autorità competenti di fare rapporto sui singoli casi riportati nelle varie regioni.
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