Sgomento in Italia per il naufragio avvenuto ieri notte nel canale di Sicilia, in cui avrebbero perso la vita circa 250 persone: tra le vittime anche donne e bambini. 53 i sopravvissuti, giunti ieri a Lampedusa.
Radio Vaticana - Stamani all'alba sono riprese le ricerche dei dispersi. Il ministro dell'Interno Maroni nel corso dell'informativa alla Camera, dove si è osservato un minuto di silenzio, ha affermato che il naufragio del barcone "è avvenuto in acque maltesi, ma le autorità di quel Paese hanno chiesto il nostro intervento e lo abbiamo fatto subito". Dal 1° - ha proseguito - gennaio ci sono stati 390 sbarchi e 25.867 persone arrivate. Ai migranti che intendono andare in altri Paesi sarà concesso il permesso temporaneo, a patto che non abbiano precedenti penali. Segnali – ha detto Maroni - "ci dicono che si stanno intensificando le partenze dalle coste libiche". Per Maroni, L'Italia non può fare da sola: "serve la condivisione Ue". Il ministro ha poi detto che "tutti i cittadini tunisini che arriveranno in Italia saranno rimpatriati, la Tunisia ha accettato l'accordo". "Ci siamo impegnati con la Tunisia per aiutarli a rafforzare la sorveglianza alle frontiere", ha detto il ministro: "l'accordo sulla carta c'è, si tratta di farlo applicare". Esso prevede la cooperazione per la prevenzione delle partenze,i controlli in mare,lo scambio di informazioni sulle organizzazioni operanti nell'immigrazione irregolare. Intanto, nella notte è stato raggiunto l’accordo tra governo e regioni sugli immigrati. Il servizio è di Giampiero Guadagni: RealAudioMP3
Come sentivamo, verrà firmato nelle prossime ore il decreto del presidente del Consiglio Berlusconi che prevede la concessione del permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi ai circa 20mila tunisini arrivati dall'inizio dell'anno in Italia. Con questo permesso potranno muoversi nell'area dei paesi europei che hanno sottoscritto gli accordi di Schengen sulla libera circolazione. Un provvedimento che avrà esclusivamente valore per coloro che sono entrati prima della sua emanazione. Ad Alessandro Speciale, giornalista che si trova a Tunisi Stefano Leszczynski ha chiesto quale sia l’atmosfera nel Paese nordafricano: RealAudioMP3
R. – La Tunisia adesso è un Paese tranquillo, dove la vita quotidiana è difficile, dove le scuole hanno ricominciato a funzionare, ma è anche un Paese in fermento. Le elezioni che eleggeranno l’assemblea costituente dopo la rivoluzione sono previste per il 24 luglio. C’è speranza, c’è attesa per questo grande movimento che finalmente si va a concretizzare e, allo stesso tempo, c’è anche preoccupazione che la rivoluzione possa essere rubata, che qualcosa possa andare storto e che le speranze democratiche possano essere tradite.
D. – In questa situazione, quali sono i motivi principali che spingono, soprattutto i giovani, all’emigrazione?
R. – E’ un problema che rimane un puzzle anche per gli stessi tunisini. Parlavo oggi con una giornalista di una radio di opposizione, che mi diceva: “Questi giovani sono stati manipolati, perché è difficile capire come in un momento come questo, dopo una rivoluzione, quando c’è più speranza per il futuro, la gente debba scappare così”. Molti, apparentemente, sono ex poliziotti e quindi sentono di non avere più possibilità in questa Tunisia. Allo stesso tempo, molte delle leggi repressive che c’erano sotto il regime precedente sono state tolte e quindi è come se fosse stato tolto un tappo e adesso molti se ne vanno. Ma allo stesso tempo le proporzioni del fenomeno rimangono comunque superiori, come se fosse stato organizzato precedentemente.
D. – L’Italia ha cercato di stringere degli accordi con le nuove autorità tunisine per riprendere il controllo dei flussi migratori...
R. – Le autorità tunisine sono rimaste un po’ scettiche della pressione italiana. La Tunisia ha affrontato una difficile crisi economica. Allo stesso tempo, le autorità tunisine dicono: “Noi abbiamo accolto e aiutato quasi 200 mila profughi, che venivano dalla Libia. Quindi, viene difficile metterci in questa posizione, adesso che la situazione per noi è già così difficile”. C’è, quindi, un certo scetticismo e si guarda con una certa difficoltà: si pensa che non bisognerebbe essere così duri e che il problema non sia così enorme con tutto quello che la Tunisia ha tra le mani in questo momento.(ap)
Radio Vaticana - Stamani all'alba sono riprese le ricerche dei dispersi. Il ministro dell'Interno Maroni nel corso dell'informativa alla Camera, dove si è osservato un minuto di silenzio, ha affermato che il naufragio del barcone "è avvenuto in acque maltesi, ma le autorità di quel Paese hanno chiesto il nostro intervento e lo abbiamo fatto subito". Dal 1° - ha proseguito - gennaio ci sono stati 390 sbarchi e 25.867 persone arrivate. Ai migranti che intendono andare in altri Paesi sarà concesso il permesso temporaneo, a patto che non abbiano precedenti penali. Segnali – ha detto Maroni - "ci dicono che si stanno intensificando le partenze dalle coste libiche". Per Maroni, L'Italia non può fare da sola: "serve la condivisione Ue". Il ministro ha poi detto che "tutti i cittadini tunisini che arriveranno in Italia saranno rimpatriati, la Tunisia ha accettato l'accordo". "Ci siamo impegnati con la Tunisia per aiutarli a rafforzare la sorveglianza alle frontiere", ha detto il ministro: "l'accordo sulla carta c'è, si tratta di farlo applicare". Esso prevede la cooperazione per la prevenzione delle partenze,i controlli in mare,lo scambio di informazioni sulle organizzazioni operanti nell'immigrazione irregolare. Intanto, nella notte è stato raggiunto l’accordo tra governo e regioni sugli immigrati. Il servizio è di Giampiero Guadagni: RealAudioMP3
Come sentivamo, verrà firmato nelle prossime ore il decreto del presidente del Consiglio Berlusconi che prevede la concessione del permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi ai circa 20mila tunisini arrivati dall'inizio dell'anno in Italia. Con questo permesso potranno muoversi nell'area dei paesi europei che hanno sottoscritto gli accordi di Schengen sulla libera circolazione. Un provvedimento che avrà esclusivamente valore per coloro che sono entrati prima della sua emanazione. Ad Alessandro Speciale, giornalista che si trova a Tunisi Stefano Leszczynski ha chiesto quale sia l’atmosfera nel Paese nordafricano: RealAudioMP3
R. – La Tunisia adesso è un Paese tranquillo, dove la vita quotidiana è difficile, dove le scuole hanno ricominciato a funzionare, ma è anche un Paese in fermento. Le elezioni che eleggeranno l’assemblea costituente dopo la rivoluzione sono previste per il 24 luglio. C’è speranza, c’è attesa per questo grande movimento che finalmente si va a concretizzare e, allo stesso tempo, c’è anche preoccupazione che la rivoluzione possa essere rubata, che qualcosa possa andare storto e che le speranze democratiche possano essere tradite.
D. – In questa situazione, quali sono i motivi principali che spingono, soprattutto i giovani, all’emigrazione?
R. – E’ un problema che rimane un puzzle anche per gli stessi tunisini. Parlavo oggi con una giornalista di una radio di opposizione, che mi diceva: “Questi giovani sono stati manipolati, perché è difficile capire come in un momento come questo, dopo una rivoluzione, quando c’è più speranza per il futuro, la gente debba scappare così”. Molti, apparentemente, sono ex poliziotti e quindi sentono di non avere più possibilità in questa Tunisia. Allo stesso tempo, molte delle leggi repressive che c’erano sotto il regime precedente sono state tolte e quindi è come se fosse stato tolto un tappo e adesso molti se ne vanno. Ma allo stesso tempo le proporzioni del fenomeno rimangono comunque superiori, come se fosse stato organizzato precedentemente.
D. – L’Italia ha cercato di stringere degli accordi con le nuove autorità tunisine per riprendere il controllo dei flussi migratori...
R. – Le autorità tunisine sono rimaste un po’ scettiche della pressione italiana. La Tunisia ha affrontato una difficile crisi economica. Allo stesso tempo, le autorità tunisine dicono: “Noi abbiamo accolto e aiutato quasi 200 mila profughi, che venivano dalla Libia. Quindi, viene difficile metterci in questa posizione, adesso che la situazione per noi è già così difficile”. C’è, quindi, un certo scetticismo e si guarda con una certa difficoltà: si pensa che non bisognerebbe essere così duri e che il problema non sia così enorme con tutto quello che la Tunisia ha tra le mani in questo momento.(ap)
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.