martedì, maggio 10, 2011
Pubblichiamo alcune domande e risposte sulla prevedibilità dei terremoti e sul rischio sismico nella città di Roma.

Protezionecivile - E’ possibile prevedere i terremoti?
Ad oggi non ci sono metodi riconosciuti dalla scienza con i quali sia possibile prevedere il tempo ed il luogo esatti in cui avverrà il prossimo terremoto. L'unica previsione possibile è di tipo statistico, basata sulla conoscenza dei terremoti del passato. Come potete vedere dalle pagine dedicate ai terremoti che hanno avuto effetti nella città di Roma, se ne sono verificati in molte occasioni e in varie date. Non è quindi possibile, a stretto rigore, né prevedere né escludere una data piuttosto che un'altra, sia questa l'11 maggio, l'11 giugno o altre.

Sappiamo tuttavia quali sono le aree del nostro Paese interessate da una elevata sismicità, per frequenza ed intensità dei terremoti, e quindi dove è più probabile che si verifichi un evento sismico di forte intensità, ma non è possibile stabilire con esattezza il momento in cui si verificherà. Anche la Commissione internazionale di sismologi, istituita dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile dopo il terremoto in Abruzzo del 6 aprile 2009 ha ribadito queste conclusioni. Nessuno è stato in grado di prevedere i recenti terremoti che si sono verificati in Giappone e in Nuova Zelanda.

Occorre peraltro dire che, solo in Italia, ogni giorno si verificano decine di terremoti e più di diecimila ogni anno, di cui la quasi totalità sono appena percepiti, senza alcun effetto sulle costruzioni. Prevedere che avvenga genericamente un terremoto, senza precisarne la magnitudo, in un’area relativamente vasta è spesso una previsione scontata, se non si precisa anche la magnitudo e non si circoscrive adeguatamente l’area (ad esempio in un raggio di 10-20 km). Previsioni di questo tipo non hanno alcuna utilità per fini di protezione civile.

Chi è Raffaele Bendandi? E' vero che ha previsto un terremoto a Roma per l’11 maggio 2011?

Raffaele Bendandi è un astronomo e sismologo autodidatta nato nel 1893 e morto nel 1979. In risposta alle voci su un terremoto previsto da Bendandi per l’11 maggio 2011, Paola Lagorio, Presidente dell'istituzione culturale “La Bendandiana” e custode di tutti i documenti del sismologo, ha puntualizzato in numerose interviste e dichiarazioni che nei documenti di Bendandi relativi al 2011 non si trova alcun riferimento a luoghi o date precise, come quelli riportati in rete. Anche gli amministratori della pagina facebook de “La Bendandiana”, tra cui la stessa Paola Lagorio, sostengono che negli scritti di Bendandi non sia citata né la data dell’11 maggio, né la città di Roma.

Chi elabora metodi per prevedere i terremoti deve sottoporli a una valutazione scientifica?

La prima e indispensabile valutazione di un metodo di previsione è data dalla sua pubblicazione su una rivista scientifica internazionale, che lo sottoponga alla revisione critica di scienziati competenti in materia. Molte previsioni pseudoscientifiche attualmente in circolazione non sono mai state sottoposte neanche a questa basilare forma di valutazione.

Inoltre, chiunque pensi di aver messo a punto un metodo previsionale e voglia testarlo scientificamente può sottoporlo ad una valutazione concreta ed oggettiva avvalendosi del Collaboratory for the Study of Earthquake Predictability – Csep, un laboratorio virtuale internazionale in grado di supportare una vasta gamma di esperimenti scientifici di previsione in più laboratori. Informazioni e contatti sono disponibili sul sito Csep: http://www.cseptesting.org.

Ad oggi, nessuno che si dica capace di fare previsioni puntuali sul giorno, il luogo e l’intensità di un futuro terremoto in Italia ha sottoposto i suoi esperimenti allo Csep.

Cosa sono i precursori sismici?

I precursori sismici sono parametri fisici e/o chimici che subiscono modificazioni prima di un terremoto. La ricerca sui precursori di un terremoto si è concentrata principalmente su:

• precursori geofisici: anomalie delle velocità e delle caratteristiche delle onde sismiche P e S, variazioni delle caratteristiche magnetiche ed elettriche delle rocce e dell’atmosfera;

• precursori sismologici: prima di un grosso evento sismico si possono verificare una serie di microtremori, rilevabili solo attraverso gli strumenti, o un cambiamento nella distribuzione della sismicità;

• precursori geodetici: modifiche nella quota, nella posizione, nell’inclinazione di parti della superficie del suolo e nella velocità degli spostamenti misurati;

• precursori geochimici: variazione della concentrazione nelle acque sotterranee e nei gas al suolo di alcuni elementi chimici radioattivi, tra cui il gas radon;

• precursori idrologici: variazione del livello della falda acquifera nel sottosuolo, misurata nei pozzi.


I precursori sismici servono a prevedere i terremoti?

Negli ultimi anni la scienza ha fatto notevoli progressi nello studio dei precursori sismici, ovvero di quei parametri chimici e fisici del suolo e del sottosuolo che subiscono variazioni osservabili prima del verificarsi di un terremoto.

Tuttavia, anche se in futuro lo studio sistematico di questi precursori potrebbe consentire di prevedere in maniera più o meno precisa il momento in cui si può verificare un terremoto, la loro validazione empirica è risultata finora infruttuosa, specie per gli scopi operativi di protezione civile. L’analisi condotta per conto della Protezione Civile dalla Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti ha evidenziato gli stessi risultati. Particolare attenzione va dedicata anche ai falsi allarmi, che pure possono risultare dannosi, come già accaduto in passato.

Nel campo della ricerca sui precursori c'è ancora molto da fare, sia in termini di sviluppo metodologico che di validazione statistica dei risultati, prima di una loro reale applicabilità in chiave operativa.

Il Giappone ha un sistema di previsione ed allerta per i terremoti? E’ possibile adottare lo stesso sistema in Italia?

Alcune notizie circolate sul terremoto dell'11 marzo 2011 hanno dato l’impressione che in Giappone funzioni un sistema di previsione delle scosse sismiche. In realtà, neanche in Giappone vengono previsti i terremoti, ma esiste un sistema di allertamento precoce della popolazione (early warning) basato sull’invio di sms. Nell’istante in cui viene registrata dalla rete sismica una scossa di terremoto che supera un valore di magnitudo stabilito, il sistema avvisa la popolazione, che ha quindi alcune decine di secondi, in funzione della distanza dall’epicentro, per mettersi al sicuro. Il tempo medio di percorrenza, che dipende da molti fattori (caratteristiche dell'evento, caratteristiche dei terreni attraversati dalle onde, energia del terremoto) si può stimare in circa 20/25 secondi per 100 km. Ciò che viene previsto, quindi, non è il terremoto, ma il momento in cui, verificatosi il terremoto, i suoi effetti potranno raggiungere gli insediamenti umani. L'allarme preventivo consente di interrompere l'erogazione di servizi e attività che potrebbero costituire un pericolo e il raggiungimento da parte della popolazione di luoghi di raccolta sicuri.
L’efficacia dell’allertamento dipende da quanto ci troviamo distanti dalla zona origine del terremoto: se l’epicentro è a molti chilometri dalle zone abitate, come generalmente avviene in Giappone, è possibile, dopo la scossa, avvisare la popolazione che gli effetti si stanno propagando e che raggiungeranno la loro zona dopo alcune decine di secondi.
Diversa è la situazione in Italia, dove le caratteristiche di sismicità del territorio e la densità dei centri abitati rendono di difficile applicazione questi sistemi di allertamento. Infatti, le zone in cui il terremoto può originarsi con maggiore probabilità si trovano spesso a pochi chilometri da aree densamente abitate. Il tempo di propagazione è quindi quasi istantaneo e rende di scarsa efficacia i sistemi di “early warning”. La ricerca scientifica sta comunque sperimentando l’utilizzabilità di questi sistemi ma, al momento, l’unica difesa per il nostro Paese resta la prevenzione

Roma è una città ad alto rischio sismico?

Il territorio della città di Roma è caratterizzato da una modesta sismicità, determinata soprattutto dai risentimenti dei terremoti con epicentro nell'area dei Castelli romani e di quelli più violenti con epicentro nell’Appennino abruzzese e umbro, caratterizzato da una sismicità alta o medio-alta. Questa sismicità non è però trascurabile, per l’elevato valore dei beni monumentali e architettonici della città e per la vulnerabilità del patrimonio edilizio.

Quali sono le caratteristiche della sismicità di Roma?

Le informazioni sulle caratteristiche della sismicità di Roma e sugli effetti dei terremoti storici sono molto ricche, per il ruolo di centro politico, religioso e culturale svolto dalla città nei secoli.
Possiamo distinguere:

- una sismicità di origine locale. Riguarda l'area compresa in un raggio di 15 chilometri dal centro ed è caratterizzata da una frequenza piuttosto scarsa, da magnitudo inferiori a 5.0 corrispondenti a intensità epicentrali del VI-VII grado della scala macrosismica Mercalli-Cancani-Sieberg MCS e profondità ipocentrali molto modeste (<5 km).

- una sismicità di aree prossime a Roma. Queste aree sono rappresentate dai centri sismici dei Colli Albani, sede di terremoti molto frequenti con magnitudo massime intorno a 5 e intensità epicentrali che in alcuni casi hanno raggiunto il grado VIII della scala Mercalli, e del litorale tirrenico, sede di terremoti molto poco frequenti, ma a volte di entità piuttosto rilevante. I risentimenti a Roma dovuti a terremoti provenienti dai Colli Albani sono numerosissimi, ma quasi sempre di bassa intensità (
- una sismicità di aree dell'Appennino Centrale. A distanze comprese tra 60 e 130 km circa da Roma, sono presenti varie e importanti aree sismogenetiche. I più forti risentimenti sismici osservati nella città di intensità massima del VII-VIII grado MCS sono dovuti proprio ai terremoti che si sono verificati in queste aree. Le aree più rilevanti sono quelle dell’aquilano e del Fucino, in cui hanno avuto origine terremoti di magnitudo intorno a 7.0 e intensità epicentrali del XI grado Mercalli.

La casa dove abito può resistere a un terremoto?

In un comune classificato come sismico è obbligatorio rispettare le norme antisismiche. E' importante, prima di tutto, conoscere l’anno di costruzione del proprio edificio e confrontarlo con l’anno in cui il Comune è stato classificato come sismico per la prima volta. Se la costruzione è successiva, è molto probabile che l’edificio sia stato realizzato con criteri antisismici e, quindi, abbia una buona resistenza ai terremoti attesi statisticamente in quel comune. Anche edifici non progettati esplicitamente con criteri antisismici possono avere una discreta o anche buona resistenza al sisma e, in termini generali, occorrerebbe valutarne la vulnerabilità.
La vulnerabilità di un edificio dipende da:
- tipologia delle strutture (ad esempio, le strutture in muratura sono normalmente più vulnerabili di quelle in cemento armato)

- età (più le strutture sono vecchie, maggiore è la vulnerabilità)

- tipo di progettazione (se antisismica o no, ovviamente questo vale per le costruzioni più moderne)

- interventi di ristrutturazione che l'edificio o anche il singolo appartamento ha subito nel tempo (spesso, per migliorarne la funzionalità si aprono porte e si eliminano ampie porzioni di muratura con effetti deleteri sulla sicurezza sismica nel caso di struttura in muratura).
Anche se un'analisi completa e compiuta del livello di sicurezza sismica di una struttura può essere fatta solo da un professionista esperto, in base a questi elementi e alla classificazione sismica del comune di appartenenza un cittadino può capire se potenzialmente si trova in condizioni di rischio elevato oppure no e, eventualmente, prendere i provvedimenti necessari per la sua prevenzione.

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