Proviamo a pensare a come sarebbe la nostra vita senza Facebook e il cellulare. Ci hanno provato, solo per 14 giorni, alcuni alunni di una scuola di Ferrara. Enrico Lucci, inviato delle Iene Show, ha coinvolto i giovani in questo geniale esperimento.
Lucci comincia con la fatidica domanda: a cosa non rinuncereste mai? Ovviamente a Facebook e al cellulare. Tra i perchè di questa risposta: la paura dell’isolamento, il confronto, per “farsi i fatti degli altri”, per moda, per controllarsi a vicenda (tra fidanzati) e per giocare. Enrico Lucci allora ha proposto questo esperimento di due settimane, al quale si sono prestati sette studenti di una classe (seppure a malincuore): cellulari sequestrati e, attraverso l’ausilio di un tecnico, password dei profili Facebook cambiate, così da impedirne l’accesso. L’esperimento è stato seguito scientificamente da uno psicologo e da un audiologo che hanno analizzato i cambiamenti avvenuti dopo questa “disintossicazione”.
Dopo le due settimane senza Facebook e cellulare i ragazzi hanno commentato la loro esperienza. Alcuni di loro ammettono di aver avuto difficoltà e di essersi resi conto della loro dipendenza: panico, senso di smarrimento e vuoto, disagi, mancanza del gesto quotidiano, noia. Hanno tuttavia riscoperto il telefono di casa e una comunicazione senza fraintendimenti, come accade invece spesso attraverso i messaggi scritti. Quindi, maggiore chiarezza e riscoperta del contatto tra le persone e della profondità delle parole rispetto ai dialoghi superficiali via Facebook o sms del tipo “ciao come stai”. Hanno così percepito più senso di libertà (senza avere la tentazione di andare su Facebook ogni minuto) e notato un aumento della loro efficienza nello studio, portato a termine in maniera più veloce e senza distrazioni. Alla fine delle due settimane i ragazzi, attraverso i test, sono risultati più sereni, più concentrati, meno irritabili e ansiosi. Sia Facebook che il cellulare sono infatti fonte di troppi stimoli, e ciò comporta una diminuzione della capacità di concentrazione e un aumento dell’ansia.
Alla fine dell’esperimento, lo psicologo ha consigliato a tutto il pubblico di provare a ripeterlo nella propria vita privata, in modo da capire il grado di dipendenza da questi mezzi, che vanno sì usati, ma senza diventarne schiavi…
Lucci comincia con la fatidica domanda: a cosa non rinuncereste mai? Ovviamente a Facebook e al cellulare. Tra i perchè di questa risposta: la paura dell’isolamento, il confronto, per “farsi i fatti degli altri”, per moda, per controllarsi a vicenda (tra fidanzati) e per giocare. Enrico Lucci allora ha proposto questo esperimento di due settimane, al quale si sono prestati sette studenti di una classe (seppure a malincuore): cellulari sequestrati e, attraverso l’ausilio di un tecnico, password dei profili Facebook cambiate, così da impedirne l’accesso. L’esperimento è stato seguito scientificamente da uno psicologo e da un audiologo che hanno analizzato i cambiamenti avvenuti dopo questa “disintossicazione”.
Dopo le due settimane senza Facebook e cellulare i ragazzi hanno commentato la loro esperienza. Alcuni di loro ammettono di aver avuto difficoltà e di essersi resi conto della loro dipendenza: panico, senso di smarrimento e vuoto, disagi, mancanza del gesto quotidiano, noia. Hanno tuttavia riscoperto il telefono di casa e una comunicazione senza fraintendimenti, come accade invece spesso attraverso i messaggi scritti. Quindi, maggiore chiarezza e riscoperta del contatto tra le persone e della profondità delle parole rispetto ai dialoghi superficiali via Facebook o sms del tipo “ciao come stai”. Hanno così percepito più senso di libertà (senza avere la tentazione di andare su Facebook ogni minuto) e notato un aumento della loro efficienza nello studio, portato a termine in maniera più veloce e senza distrazioni. Alla fine delle due settimane i ragazzi, attraverso i test, sono risultati più sereni, più concentrati, meno irritabili e ansiosi. Sia Facebook che il cellulare sono infatti fonte di troppi stimoli, e ciò comporta una diminuzione della capacità di concentrazione e un aumento dell’ansia.
Alla fine dell’esperimento, lo psicologo ha consigliato a tutto il pubblico di provare a ripeterlo nella propria vita privata, in modo da capire il grado di dipendenza da questi mezzi, che vanno sì usati, ma senza diventarne schiavi…
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.