lunedì, maggio 30, 2011
Lo annuncia il primo ministro Naoto Kan come obiettivo 2020. Il cambio di rotta è molto drastico se si pensa che oggi le fonti rinnovabili producono il 10% del totale, di cui solo l'1% è relativo a solare ed eolico. Il nucleare nipponico, che doveva arrivare a generare il 50% di elettricità al 2030, si arresta e punterà solo a migliorare la sicurezza.

Qualenergia - Non si tratta di un’inversione a 180 gradi, ma sicuramente un cambiamento abbastanza drastico nella politica energetica giapponese quella indicata dal primo ministro Naoto Kan nel corso della settimana: l’obiettivo è produrre il 20% dell’elettricità con le fonti rinnovabili per cercare di diminuire la dipendenza dalle fonti fossili e dal nucleare. La crisi nucleare giapponese iniziata a Fukushima e dell’atomo a livello globale è uno dei temi all’ordine del giorno anche nel G8 attualmente in corso in Francia e questo cambio di programma del Giappone sarà sicuramente un altro elemento importante di discussione tra i grandi paesi industrializzati che intanto prendono tempo, annunciando la possibilità di avviare quanto prima gli stress test sulle centrali nucleari operative nelle proprie nazioni.

Un passaggio al target del 20% di rinnovabili per il Giappone è piuttosto significativo, per non dire ambizioso. Infatti oggi le rinnovabili producono nel paese appena il 10% dell’energia elettrica domestica, gran parte della quale è di origine idroelettrica. Fotovoltaico e eolico non generano che un misero 1% sul totale. Prima dell’incidente dell’11 marzo a Fukushima il nucleare giapponese forniva circa il 30% della produzione elettrica e nei piani energetici del paese asiatico questa quota doveva salire al 50% entro il 2030.

Ma i piani di medio e lungo periodo vanno riconsiderati, ha detto Naoto Kan, imprimendo una forte spinta soprattutto all’efficienza energetica e puntando a far diventare “l’energia rinnovabile una delle fonti principali della società nipponica”. Il paese – ha spiegato il primo ministro – investirà ad esempio molte risorse per ridurre i costi di generazione dell’elettricità solare: entro il 2020 a un terzo degli attuali livelli e ad un sesto entro il 2030. Un impegno per un’innovazione drastica che possa far raggiungere un obiettivo che inizialmente era previsto 10 anni dopo.

In merito al nucleare, Kan ha dichiarato che resterà uno dei pilastri del sistema energetico nazionale, con l’impegno di raggiungere i più elevati di standard di sicurezza. Cosa non facile visto che diverse centrali non sono più giovani e che sono situate sulla costa e di fronte, se non al centro, di aree altamente sismiche. Il Giappone sta comunque cercando di rassicurare i paesi del G8 e il mondo sul fatto che la situazione nei reattori di Fukushima sia in fase di stabilizzazione e ha promesso che renderà presto di dominio pubblico tutte le informazioni sull’incidente e sulla sua evoluzione.

Nelle alte istituzioni nipponiche si parla meno tuttavia delle vere e corrette informazioni che dovrebbero essere fornite alle popolazioni in merito ai livelli di contaminazione degli alimenti e sulla radioattività sprigionata dai reattori, dunque sui reali rischi per la salute. Un aspetto duramente denunciato da Greenpeace che ha riscontrato livelli di contaminazione fino a 50 volte superiori nelle alghe raccolte in zone piuttosto distanti a sud e a nord di Fukushima, nei cui pressi le autorità vietano il transito anche ai fini delle rilevazioni di terzi (Qualenergia.it- Fukushima, la contaminazione sta risalendo la catena alimentare).

Invece di fornire alla popolazione dati precisi, le autorità giapponesi hanno deciso di aumentare a 20 millisievert i livelli massimi di esposizione annuale alle radiazioni, anche per i bambini, cioè 20 volte di più di quelle normalmente ammesse. Più che a proteggere l’industria nucleare, il governo forse oggi dovrebbe, come ha ufficialmente richiesto Greenpeace, “avviare subito un programma di monitoraggio approfondito e continuo dell'ecosistema e rendere pubbliche tutte le informazioni raccolte”. Una coltre di omertà continua però a coprire uno dei più gravi incidente nella storia del nucleare civile.


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