Avanzava barcollando, non troppo sicura dei suoi passi ma bellissima su un cuscino di fiori bianchi e gialli. A prima vista le luci di pizzerie e di snack bar, le lunghe scie di profumo di hot dog e di fish-and-chips non erano proprio terreno adatto alle sue abitudini. Questa lunga processione serale per le vie di Londra, alle nove di sera, faceva sembrare un venerdì 13 maggio veramente originale. Tuttavia, la Madonna di Fatima avanzava con quel suo dolce e imperturbabile sorriso a fior di labbra.
Ogni tanto qualche inglese tagliava la nostra processione parlando al telefonino, mangiando un mezzo sandwich o un pezzo di pollo fritto, noncurante di tutto. Sacro e profano, mescolati insieme, si affrontano sempre in maniera aperta in questa città. Ma lei sempre materna e misericordiosa: è venerdi sera, in Inghilterra, si sa, finita la settimana di lavoro ci si scatena ovunque tra birra, alcool e cibi vari... La polizia inglese con il caratteristico cappello nero ovale, faccia seria da Scotland Yard, sorvegliava la processione con simpatia e le solite radioline di servizio, mentre i bus rossi a due piani ci sfioravano di qualche millimetro. Occasione buona per osservare come tutti dall’interno strabuzzassero gli occhi, voltando la faccia verso di noi, incuriositi da una processione aux flambeaux per vie cittadine normalmente protagoniste dello shopping.
I portoghesi erano fieri di far conoscere alla loro patrona la metropoli in cui vivono dispersi. I filippini erano estasiati di poter cantare e pregare compatti sul suolo pubblico. E gli italiani compiaciuti di rivivere vecchie tradizioni ormai dimenticate, di camminare pregando, come al loro paese di origine.
Ma soprattutto era lei ad essere la più felice di tutti. Nel vedersi confermata così Madre dei popoli, aiuto celeste di chi ha fatto della sua vita un cammino interminabile. Non le sembrava vero di avere ancora un’occasione d’oro per insegnare a tutti ad avere un cuore più grande, uno spirito più aperto. Saper vivere insieme anche se diversi gli uni dagli altri. Senza paura dell’altro.
Questo popolo, fatto di tre comunità differenti, è costituito da emigranti trapiantati ormai in terra inglese. Una comunità italiana, una portoghese e una filippina con in mezzo qualche inglese avanzavano insieme come in un’unica cordata. Ogni domenica frequentano la nostra Chiesa di Brixton Road, ritrovandosi nella loro stessa casa comune. La parrocchia, infatti, nata negli anni ’60 con gli italiani, si è fatta con l’andare degli anni accogliente anche per altri, imparando la regola d’oro dell’ospitalità.“Ma che bello! - commentava Maria - dovrebbero far così anche i nostri in Italia...”
Assaporava fino in fondo questi momenti di preghiera, dove in maniera semplice e popolare si mostrava a tutti di avere “una sola fede, un solo battesimo e... una sola Madre!” Vivendo quel senso di universalità che anche nella preghiera sa aprirsi all’altro, ammirandone i tratti originali. “Ma senti come cantano bene queste ragazze filippine!” ripeteva Antonio come un ritornello, lui, siciliano tutto d’un pezzo. “Apprezzare l’altro per le sue qualità differenti sa sempre di miracolo!” avrebbe aggiunto un vecchio missionario.
Lungo le strade del nostro quartiere questa iniziativa si ripresenta per due volte all’anno: il tredici maggio e il tredici ottobre. Una manifestazione bella, pacifica sotto, gli occhi lucidi di emozione della Madre di Dio. E quelli gradevolmente sorpresi della gente, perfino quella bloccata nelle auto in coda, contemplando la dignitosa bellezza di un’onda lenta e luminosa che avanza nella notte. Spettacolo raro, salutare per una metropoli come questa abituata solamente al business.
Prima della benedizione, Padre Francesco, giovane missionario pugliese, dà in inglese un ultimo messaggio: “Maria non si stanca mai di pregare insieme a noi, di camminare accanto a noi, di essere migrante con noi migranti.” Rassicurazione calda e incoraggiante che si stampa immediatamente nel cuore di ognuno, lo noti subito dal loro sguardo. E così dicendo le mette attorno al collo un rosario d’argento: sembra un gesto di tenerezza fatto con l’affettuosità tipica della gente del sud Italia, come se fosse per sua mamma... Spuntano allora, per incanto, centinaia di fazzoletti bianchi come a Fatima, accompagnando il canto d’addio: “O Virgen Mãe, adeus!”. Perfino i bambini stanchi della lunga cerimonia sventolano contenti un loro fazzolettino... sapendo che è il segnale di conclusione.
“Mi piace tanto pregare con i portoghesi!” senti commentare allora Roberta, rivolta ad un’altra mentre va via. Passare di mano in mano una tradizione religiosa è una pratica di questo popolo di migranti all’estero. Sì, è un loro modo di vivere ormai, ma anche di unire il mondo.
Ogni tanto qualche inglese tagliava la nostra processione parlando al telefonino, mangiando un mezzo sandwich o un pezzo di pollo fritto, noncurante di tutto. Sacro e profano, mescolati insieme, si affrontano sempre in maniera aperta in questa città. Ma lei sempre materna e misericordiosa: è venerdi sera, in Inghilterra, si sa, finita la settimana di lavoro ci si scatena ovunque tra birra, alcool e cibi vari... La polizia inglese con il caratteristico cappello nero ovale, faccia seria da Scotland Yard, sorvegliava la processione con simpatia e le solite radioline di servizio, mentre i bus rossi a due piani ci sfioravano di qualche millimetro. Occasione buona per osservare come tutti dall’interno strabuzzassero gli occhi, voltando la faccia verso di noi, incuriositi da una processione aux flambeaux per vie cittadine normalmente protagoniste dello shopping.
I portoghesi erano fieri di far conoscere alla loro patrona la metropoli in cui vivono dispersi. I filippini erano estasiati di poter cantare e pregare compatti sul suolo pubblico. E gli italiani compiaciuti di rivivere vecchie tradizioni ormai dimenticate, di camminare pregando, come al loro paese di origine.
Ma soprattutto era lei ad essere la più felice di tutti. Nel vedersi confermata così Madre dei popoli, aiuto celeste di chi ha fatto della sua vita un cammino interminabile. Non le sembrava vero di avere ancora un’occasione d’oro per insegnare a tutti ad avere un cuore più grande, uno spirito più aperto. Saper vivere insieme anche se diversi gli uni dagli altri. Senza paura dell’altro.
Questo popolo, fatto di tre comunità differenti, è costituito da emigranti trapiantati ormai in terra inglese. Una comunità italiana, una portoghese e una filippina con in mezzo qualche inglese avanzavano insieme come in un’unica cordata. Ogni domenica frequentano la nostra Chiesa di Brixton Road, ritrovandosi nella loro stessa casa comune. La parrocchia, infatti, nata negli anni ’60 con gli italiani, si è fatta con l’andare degli anni accogliente anche per altri, imparando la regola d’oro dell’ospitalità.“Ma che bello! - commentava Maria - dovrebbero far così anche i nostri in Italia...”
Assaporava fino in fondo questi momenti di preghiera, dove in maniera semplice e popolare si mostrava a tutti di avere “una sola fede, un solo battesimo e... una sola Madre!” Vivendo quel senso di universalità che anche nella preghiera sa aprirsi all’altro, ammirandone i tratti originali. “Ma senti come cantano bene queste ragazze filippine!” ripeteva Antonio come un ritornello, lui, siciliano tutto d’un pezzo. “Apprezzare l’altro per le sue qualità differenti sa sempre di miracolo!” avrebbe aggiunto un vecchio missionario.
Lungo le strade del nostro quartiere questa iniziativa si ripresenta per due volte all’anno: il tredici maggio e il tredici ottobre. Una manifestazione bella, pacifica sotto, gli occhi lucidi di emozione della Madre di Dio. E quelli gradevolmente sorpresi della gente, perfino quella bloccata nelle auto in coda, contemplando la dignitosa bellezza di un’onda lenta e luminosa che avanza nella notte. Spettacolo raro, salutare per una metropoli come questa abituata solamente al business.
Prima della benedizione, Padre Francesco, giovane missionario pugliese, dà in inglese un ultimo messaggio: “Maria non si stanca mai di pregare insieme a noi, di camminare accanto a noi, di essere migrante con noi migranti.” Rassicurazione calda e incoraggiante che si stampa immediatamente nel cuore di ognuno, lo noti subito dal loro sguardo. E così dicendo le mette attorno al collo un rosario d’argento: sembra un gesto di tenerezza fatto con l’affettuosità tipica della gente del sud Italia, come se fosse per sua mamma... Spuntano allora, per incanto, centinaia di fazzoletti bianchi come a Fatima, accompagnando il canto d’addio: “O Virgen Mãe, adeus!”. Perfino i bambini stanchi della lunga cerimonia sventolano contenti un loro fazzolettino... sapendo che è il segnale di conclusione.
“Mi piace tanto pregare con i portoghesi!” senti commentare allora Roberta, rivolta ad un’altra mentre va via. Passare di mano in mano una tradizione religiosa è una pratica di questo popolo di migranti all’estero. Sì, è un loro modo di vivere ormai, ma anche di unire il mondo.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.