venerdì, maggio 27, 2011
E' stata presentata ad Oslo la candidatura per il conseguimento del Premio Nobel per la Pace 2011 alle donne africane: lo ha annunciato ieri la Farnesina.

Radio Vaticana - L'annuncio è arrivato ieri durante l'incontro tenutosi nella sede del ministero degli Affari Esteri a Roma, in occasione della presentazione della Campagna per il Premio Nobel della Pace 2011 alle donne africane. L’evento è stato organizzato in occasione della Giornata dell’Africa, a 48 anni dalla fondazione dell’Unione Africana. Alla Farnesina c’era per noi Silvia Koch, che ha chiesto a Hélène Yinda, teologa camerunense, quali siano gli effetti concreti della Campagna sulle realtà locali del Continente: ascolta

R. - Cette campagne permet de renverser un peu l’image …
La campagna consente di trasmettere un’immagine diversa dell’Africa: un’immagine fatta di forza, un’immagine fatta di giovani coraggiosi. Il secondo beneficio va a vantaggio dell’umanità intera, perché dà un nuovo approccio - direi - nelle relazioni tra l’Europa e l’Africa e soprattutto nei rapporti di cooperazione internazionale. E’ un valore “immateriale”, che va al di là di qualsiasi tornaconto di carattere economico. Inoltre il valore aggiunto al quale questa campagna porterà è quello della riconoscenza pubblica ed anche internazionale per il ruolo che le donne africane hanno nella società. Un aspetto fondamentale, però, è appunto quello di una legislazione che tuteli la donna, dando loro anche gli strumenti per poter contrastare, per poter criticare o per potersi opporre - ad esempio - al governo. Importantissimo è che questi strumenti legislativi vengano “volgarizzati”, ovvero vengano resi disponibili e comprensibili soprattutto a livello locale per le donne - come me - semplici, per le donne comuni.

D. - Hélène Yinda, teologa camerunense, qual è la ricchezza della religiosità e della spiritualità africana?

R. - En Afrique la religion, c’est vraiment la manière…
In Africa la vita quotidiana è fortemente intrisa di religiosità: noi la vediamo in ogni gesto, la si trova alla base del nostro vivere quotidiano. Quindi, per noi, si tratta di una religiosità calata nella vita quotidiana. La religione è una sorta di elevazione dell’uomo e questa spiritualità e questi valori sono poi alla base del nostro agire. Il mio approccio alla teologia è un approccio molto sociologico, nel senso che io ricerco, all’interno delle mie azioni quotidiane, quelli che sono i legami con Dio, quelli che sono i legami con la spiritualità. E’ una teologia che va al di là dell’aspetto istituzionale e si nutre, dunque, delle azioni quotidiane di tutti i giorni. (mg)

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