lunedì, maggio 02, 2011
di Stefano Buso

Rievocare fatti che hanno segnato la propria vita non è mai un esercizio facile. Rammento un insegnante di ginnasio che asseriva che, fra tutti i viaggi, quello che si arrampica nei ricordi è il più drammatico, sia quando riporta a galla eventi lieti sia sciagurati. Questo perché non è vero che il tempo guarisce le ferite e i tormenti dell’anima: gli anni trascorrono inesorabili diluendo le esperienze di vita, senza tuttavia seppellirle. “Solo per ingiustizia”, edito da Tullio Pironti, è il titolo del libro di Giuseppe Gambale che ripercorre alcune spiacevoli tappe della sua esistenza attraverso un itinerario di date, fatti e sviluppi che lo vedono, suo malgrado, coinvolto in una vicenda tremenda. Già, è proprio una brutta circostanza che ha investito la vita dell’autore, una storia triste che coinvolge in primis Gambale e quindi i suoi affetti.

Comunque, ogni vicenda umana, per quanto gelante, se affrontata con il desiderio di uscirne rende il protagonista più forte. E Giuseppe Gambale è la testimonianza concreta di chi non s’è fatto piegare dagli eventi avversi né dallo sconforto, ma ha saputo “duellare” con determinazione contro l’incubo che lo opprimeva. La vicenda è quella nota alle cronache come Magna Napoli, ossia il caso Global Service che ha visto implicati lo stesso Gambale e Alfredo Romeo, uno scandalo di appalti e tangenti scoppiato nel 2008 e conclusosi a marzo del 2010 perché “i fatti non sussistono”. E’ il 17 dicembre 2008 quando vengono emesse tredici ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e una in carcere per l’imprenditore Alfredo Romeo. Scoppia di conseguenza la bufera mediatica. Dopo due mesi le richieste di rinvio a giudizio per tutti gli indagati e il 9 marzo 2009 l’inizio del processo con rito abbreviato dinanzi ad Enrico Campoli, giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli. Il 19 marzo dell’anno seguente (il 2010) viene emessa la sentenza di assoluzione con formula piena «perché i fatti non sussistono». Un’inchiesta della Procura napoletana definita «chimerica» nella sentenza di Campoli.

Un libro verità in cui si ripercorrono tutte le numerose fasi della vicenda giudiziaria: dai giorni trascorsi da Gambale ai domiciliari fino al processo e all’assoluzione. Nei dedali dell’opera si percepiscono gli stati d’animo, le ansie e le emozioni sperimentate dall’autore nel corso di questa sgradevole avventura. Ogni evento viene scandagliato, e quindi offerto al lettore in modo così sapiente che sembra d’essere all’interno del vortice narrato. Per certo, una storia acerba seppur a lieto fine. Quanti sono i casi di ingiustizia che non si risolvono e pendono come una spada di Damocle sulla vita di quanti li subiscono? Una domanda inquietante cui non è semplice dare risposta, ed è per questo che il libro di Gambale, pur descrivendo un’esperienza personale, desta l’attenzione di tutti su uno dei maggiori problemi del contesto giudiziario, e cioè quello delle ingiustizie che, purtroppo, oltre ad allontanare la verità strappano la dignità e la voglia di vivere a chi le subisce.

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