sabato, maggio 28, 2011
È allarme violenza nei compi profughi al confine libico-tunisino. La denuncia, raccolta dal Sir, arriva da Medici Senza frontiere.

Radio Vaticana - “Nei giorni scorsi, abbiamo visto un progressivo aumento della violenza, con continui incidenti tra gruppi di rifugiati di differente nazionalità”, racconta Mike Bates, capomissione di Msf. Centinaia di migliaia di rifugiati hanno transitato per il campo Shousha dall’inizio del conflitto in Libia, ma circa 4.000 persone, principalmente sub-sahariane, non possono essere rimpatriate a causa della situazione nei loro Paesi di origine. “Queste persone sono bloccate nel campo, pensato come un’area provvisoria e temporanea, per un periodo indefinito. Molte di loro sentono di essere ad un punto morto, senza futuro”. Il 22 maggio quattro rifugiati sono morti per un incendio che si è sprigionato di notte nel campo, distruggendo più di 20 tende. Con l’aumento della tensione, ci sono stati ulteriori incidenti. Il 24 maggio, sono morte almeno due persone e molte altre sono rimaste ferite, mentre dalle 300 alle 400 tende sono state date alle fiamme. Fin dall'inizio del conflitto, il 17 febbraio, 800.000 persone sono fuggite dal Paese, la maggior parte verso Egitto e Tunisia. Più di 11.000 hanno raggiunto Lampedusa. Oltre 60.000 persone sono invece fuggite a sud, attraverso il deserto. (M.G.)

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