lunedì, giugno 06, 2011
I germogli di soia prodotti in Bassa Sassonia, in Germania, e ritenuti responsabili dell’epidemia da Escherichia Coli non sono stati esportati.

Radio Vaticana - Lo conferma la Commissione europea, mentre sono in corso gli accertamenti nella provincia di Uelzen, tra Amburgo e la Hannover, dove si ritiene ci sia la cooperativa biologica che ha prodotto i vegetali contaminati. Domani a Lussemburgo si terrà un consiglio straordinario dei ministri dell’agricoltura dell’Ue. Intanto resta fermo a 22, il numero di decessi a causa del cosiddetto batterio killer, oltre 2200 i contagiati. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Fabrizio Pregliasco virologo dell’Università di Milano: ascolta

R. - E’ stato importante individuare - e speriamo che sia vero, perché i cetrioli sono stati i primi indiziati e poi scagionati - che la causa sia nei germogli di soia: su questi c’è abbastanza accordo, anche perché in passato sono stati causa di altri episodi proprio per la loro disponibilità alla 'contaminazione' nella fase di produzione e quindi di capacità di accumulo di carica batterica e quindi ancora nell'entità di contaminazione che possono presentare.


D. - Un’azienda è sotto i riflettori. Ma il problema è relativo allo stabilimento oppure ad un’area di coltivazione? R. - E’ probabile che si tratti di una zona geograficamente circoscritta e presumibilmente legata alla modalità di produzione della soia in quel territorio specifico, e all’utilizzo di prodotti naturali, presumibilmente di letame. D. - Esattamente in cosa risiede la causa d’infezione?


R. - Probabilmente si tratta di liquame di animali dove più facilmente si ha una moltiplicazione di questo tipo di batterio e, purtroppo, di questa variante. E' possibile quindi che sia stato usato come concime, oppure che sia stata usata acqua contaminata da un versamento nel sistema idrico e di diffusione dell’acqua.



D. - Comunque è stato ripetuto che il batterio si è stabilizzato. In concreto, cosa significa?



R. - Di fatto, ha acquisito una capacità nuova e diversa attraverso l’acquisizione di un gene ed è una cosa tipica: i batteri cercano variazioni per poter essere più aggressivi e quindi colpire più soggetti in modo diverso. Quello che è successo l’avevamo già visto con altre varianti; la peculiarità dell'attuale variante è quella di colpire adulti con una sindrome che tipicamente si manifesta nei bambini più piccoli, sotto i cinque anni. Si tratta di una patologia grave legata all’azione di una tossina emolitico-uremica che danneggia i globuli rossi e poi provoca un’insufficienza renale che deve essere assolutamente trattata per garantire la sopravvivenza del paziente colpito.



D. - Chi contrae questo batterio come si può curare?



R. - Di fatto, attraverso idratazione, quindi acquisizione di acqua in grande quantità, di antidiarroici, ma non antibiotici. E' importante dire, però, che queste forme sono riconoscibili: in questo momento possono esserci anche in Italia gastroenteriti dovute ad altri agenti, perché sono usuali; ma questa si riconosce per crampi fortissimi, per una diarrea con sangue e molto liquida, quindi assolutamente diversa e più grave rispetto al solito.



D. - Dopo un bollettino che si andava aggiornando molto rapidamente nei primi giorni, in questo periodo le morti da Escherichia Coli sembrano essere diminuite ...



R. - E’ una buona notizia. In effetti, salvo qualche ulteriore caso grave, qualche decesso, la dimensione complessiva non sta espandendosi in modo esponenziale in questi ultimi giorni. Credo che la comunicazione - nonostante un po’ di agitazione, di eccessiva psicosi che, come sempre, queste notizie danno - è servita, perché l’elemento fondamentale di controllo è l’igiene: l’igiene degli alimenti in ogni momento, non solo per questo tipo di batterio, ma anche, in particolare, in questa situazione.


D. - Va evitato quindi il consumo di soia?
R. - In questo momento tutta la filiera italiana è sotto controllo e non c’è nessun problema. Deve però essere gestita come tutto il resto degli alimenti mangiati crudi. (ma)


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