Siamo oggi con Lisa Monetti, una giovane donna di Grado, un piccolo paese in provincia di Gorizia che vive in Spagna, a Madrid, già da cinque anni.
Approdata in Spagna come studentessa Erasmus, si è presto resa conto che la situazione lavorativa spagnola, seppur non rosea, era per una giovane laureata in lingue, molto meno precaria che in Italia. Lisa dará per La Perfetta Letizia la sua testimonianza sulla situazione lavorativa in Spagna e ci illustrerà la protesta degli “Indignados”(proprio oggi pare sia stato smantellato l’accampamento a Puerta del Sol a Madrid).
D - Innanzitutto grazie della sua testimonianza. Come si vive in Spagna in questo momento? E com’è la situazione lavorativa per i giovani?
R - Come giá detto, la situazione lavorativa in Spagna non è per nulla rosea in questo momento. Più del 20% della popolazione attiva si trova in condizione di disoccupazione, e la maggior parte è straniera. La maggioranza degli stranieri proviene da paesi latinoamericani, seguita dai cittadini dell'est europeo (soprattutto Bulgaria e Romania) e dell'Africa. Il quarto gruppo è formato da cittadini dell'Unione Europea (circa un 11% del totale). Bisogna anche sapere che degli oltre 7 milioni di immigrati presenti in Spagna, solo poco più di 1 milione sono lavoratori in regola. Per quanto riguarda i giovani, spagnoli o stranieri che siano, la situazione è davvero preoccupante. Il numero dei giovani disoccupati è aumentato dal secondo trimestre del 2007 (situazione pre-crisi) del 30%. La gran parte di questi giovani sono in possesso di un titolo di studi superiore, ma questo non aiuta a trovare lavoro. E cosí più della metá di questi giovani ha intenzione di emigrare. Questo non aiuta affatto l'economia spagnola.
D - Cosa ha indignato i giovani spagnoli? Da cosa è nata questa protesta che ha coinvolto cinquantamila persone? E adesso com’è la situazione?
R - Quella che inizialmente fu una ‘convocatoria’ (annuncio) attraverso reti sociali come Facebook e Twitter si è trasformata, il 15 maggio 2011, in una serie di proteste nelle principali cittá spagnole. Credo che il miglior modo di interpretare e capire la “indignación” di questi giovani spagnoli sia leggere il loro manifesto, in cui si dichiarano persone normali e comuni, gente che si alza la mattina per studiare, lavorare o cercare lavoro, gente che ha famiglia e amici. Gente che lavora duro tutti i giorni per vivere e costruire un futuro migliore.
Alcuni di loro si considerano più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni con una ideologia ben definitia, altri apolitici… ma tutti sono preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che li circonda, per la corruzione di politici, impresari e banchieri e soprattutto per la condizione indifesa dei cittadini. Questa situazione danneggia l'intera popolazione (giovani e non giovani), ma unendosi probabilmente è possibile cambiarla. Per questo motivo, sostengono firmamente i seguenti punti:
• Esistono diritti basilari che dovrebbero essere garantiti in queste società: diritto alla casa, al lavoro, alla cultura, alla salute, all’educazione, alla partecipazione politica, al libero sviluppo personale e diritto al consumo dei beni necessari per una vita sana e felice.
• L’attuale funzionamento del sistema economico e di governo non si preoccupa di queste priorità ed è un ostacolo per il progresso dell’umanità.
• La democrazia parte dal popolo (demos=popolo; crazia=governo) quindi il governo deve essere del popolo. Ciò nonostante in questo paese la maggior parte della classe politica non ascolta affatto la voce popolare. La loro funzione dovrebbe essere facilitare la partecipazione politica cittadina attraverso canali diretti e procurando il maggior beneficio per il grosso della società, non quella di arricchirsi e approfittarsi dei beni comuni, obbedendo solo agli ordini dei grandi poteri economici e mantenendosi al potere attraverso una dittatura partitocratica comandata dalle sigle inamovibili del PPSOE (*)
• Le priorità della societá devono essere l’uguaglianza, il progresso, la solidarietà, il libero accesso alla cultura, la sostenibilità ecologica e lo sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.
• L’ansia e la concentrazione di potere in poche mani genera disuguaglianza, tensione e ingiustizia, conducendo alla violenza, che respingono firmamente..Il modello economico vigente, obsoleto e antinaturale, blocca la macchina sociale in una spirale che arricchisce i ricchi e impoverisce ulteriormente i poveri. Fino al collasso.
• I cittadini formano parte di un ingranaggio di una macchina destinata ad arricchire una piccolissima percentuale che non conosce affatto le esigenze della popolazione. Milioni di persone anonime, ma indispensabili, in quanto senza di loro l'ingranaggio non funzionerebbe.
(*) Sigla ottenuta dall’unione di PP (partido popular) e PSOE (partido socialista obrero espanol), le due principali formazioni politiche spagnole.
Attualmente la situazione non sembra cambiare: i vari accampamenti inizialmente hanno fatto scalpore, tanto a livello nazionale come internazionale. Si è accessa la fiamma del cambiamento, ma nulla ancora è cambiato. Per il 19 giugno è prevista un'ulteriore convocatoria a livello nazionale.
Purtroppo, come successo a Barcellona e il 9 giugno a Valencia, molto spesso la polizia utilizza la violenza per cercare di reprimere queste manifestazioni pacifiche. E ovviamente queste risposte da parte delle forze dell'ordine vengono prese come scusa per alimentare la “lotta” tra le due fazioni politiche presenti nel paese. Invece di incolparsi mutuamente, i politici spagnoli, indipendentemente dal partito al quale appartengono, dovrebbero studiare le ragioni di queste “rivolte” e cercare una soluzione per migliorare la condizione del paese.
D - Quali risvolti crede possa avere questa protesta per i giovani in Spagna? E soprattutto ne avrà?
R - Finora ha avuto solo risvolti mediatici. Come giá detto la “classe politica” non fa altro che utilizzare questi movimenti come “scusa” per incolpare il partito opposto di aver governato o di governare in modo scorretto. Ovviamente i primi a non trarre beneficio da questi movimenti sono proprio i politici. Infatti il movimento propone eliminare molti privilegi, come quello di evitare sanzioni o non pagare le tasse di cui godono molti membri di questa classe. Dubito che tutte le proposte vengano accettate, soprattutto perchè toccano nel vivo molte personalitá influenti nella politica e societá spagnola. Probabilmente quello che si spera è che questi movimenti si affievoliscano pian piano, che dopo il boom mediatico i giovani si stanchino della situazione e come sempre accettino tutto quello che viene loro imposto, lamentandosi, ma non facendo nulla per migliorare la situazione. Spero proprio che questa volta tutta la popolazione si renda conto che non si puó vivere essendo le marionette di pochi “eletti”.
D - Molti giovani sono costretti ad andare all’estero per trovare lavoro anche se dalle ultime proteste abbiamo visto che anche negli altri paesi europei il problema del precariato e della disoccupazione non è da meno, rispetto al nostro paese. Come si vive in un paese che non è il proprio? Alla luce delle ultime proteste che differenze ci sono tra la Spagna e l’Italia?
R - Nel 2006 la situazione era totalmente diversa. C'era molta più offerta di lavoro, e rispetto all'Italia i salari erano più elevati, inoltre c'era una maggiore facilitá nel trovare un impiego. Oggi, a distanza di cinque anni, devo dire che la situazione non è affatto facile. Tutti i contratti proposti sono stage non pagati o sottopagati, o contratti a tempo determinato che molto spesso non vengono rinnovati. Per quanto riguarda la mia siruazione, attualmente sto lavorando con contratto a tempo determinato, e non so ancora cosa sará di me fra tre mesi, anche se devo dire che ho la fortuna di lavorare per un'impresa seria, che fin dal primo momento mi ha detto che il mio contratto potrebbe essere rinnovato o forse no....ma quella di lavorare per un'impresa seria purtroppo è una fortuna che pochi hanno. I salari sono davvero bassi, e sa perchè? Perchè se tu, laureata, con molti anni di esperienza, non accetti il posto che ti offrono, dopo di te ci saranno almeno altre otto/dieci persone che sono disposte a fare lo stesso lavoro per un salario a dir poco ridicolo e che magari non hanno la tua stessa esperienza nè la tua stessa formazione. Ma questo all'azienda non importa, noi siamo numeri, quindi se a fine mese i conti tornano e l'azienda ne trae profitto, il tuo titolo di studi e la tua esperienza non servono a nulla.
Quando me ne andai dall'Italia, con una laurea in lingue sotto il braccio, pensavo che qui avrei potuto trovare un lavoro adatto alla mia formazione, per il quale gli anni di studio e di sacrifici non sarebbero stati sprecati. Ma non è stato cosí, ho avuto fortuna rispetto a molti amici che lavorano in Italia, perchè almeno ho avuto sempre la possibilitá di lavorare in un campo che mi interessa; è attualmente il mio lavoro e seppur precario, rientra perfettamente nei miei canoni di “lavoro ideale”.
Ma non escludo la possibilitá di emigrare nuovamente all'estero: se la situazione spagnola non migliora, mi vedró costretta a lasciare nuovamente un paese che ormai considero mio, nel quale non mi sento più straniera, e ricominciare tutto daccapo. E questo è il futuro per molti giovani che come me........
Lisa ci ha dato un’idea del fatto che quella odierna è veramente una “generazione senza futuro”, e non solo per i giovani in Spagna ma anche in Italia, dove sembra che non ci sia mai spazio per permetter loro di costruirsi un futuro e quindi di far crescere il nostro paese.
Approdata in Spagna come studentessa Erasmus, si è presto resa conto che la situazione lavorativa spagnola, seppur non rosea, era per una giovane laureata in lingue, molto meno precaria che in Italia. Lisa dará per La Perfetta Letizia la sua testimonianza sulla situazione lavorativa in Spagna e ci illustrerà la protesta degli “Indignados”(proprio oggi pare sia stato smantellato l’accampamento a Puerta del Sol a Madrid).
D - Innanzitutto grazie della sua testimonianza. Come si vive in Spagna in questo momento? E com’è la situazione lavorativa per i giovani?
R - Come giá detto, la situazione lavorativa in Spagna non è per nulla rosea in questo momento. Più del 20% della popolazione attiva si trova in condizione di disoccupazione, e la maggior parte è straniera. La maggioranza degli stranieri proviene da paesi latinoamericani, seguita dai cittadini dell'est europeo (soprattutto Bulgaria e Romania) e dell'Africa. Il quarto gruppo è formato da cittadini dell'Unione Europea (circa un 11% del totale). Bisogna anche sapere che degli oltre 7 milioni di immigrati presenti in Spagna, solo poco più di 1 milione sono lavoratori in regola. Per quanto riguarda i giovani, spagnoli o stranieri che siano, la situazione è davvero preoccupante. Il numero dei giovani disoccupati è aumentato dal secondo trimestre del 2007 (situazione pre-crisi) del 30%. La gran parte di questi giovani sono in possesso di un titolo di studi superiore, ma questo non aiuta a trovare lavoro. E cosí più della metá di questi giovani ha intenzione di emigrare. Questo non aiuta affatto l'economia spagnola.
D - Cosa ha indignato i giovani spagnoli? Da cosa è nata questa protesta che ha coinvolto cinquantamila persone? E adesso com’è la situazione?
R - Quella che inizialmente fu una ‘convocatoria’ (annuncio) attraverso reti sociali come Facebook e Twitter si è trasformata, il 15 maggio 2011, in una serie di proteste nelle principali cittá spagnole. Credo che il miglior modo di interpretare e capire la “indignación” di questi giovani spagnoli sia leggere il loro manifesto, in cui si dichiarano persone normali e comuni, gente che si alza la mattina per studiare, lavorare o cercare lavoro, gente che ha famiglia e amici. Gente che lavora duro tutti i giorni per vivere e costruire un futuro migliore.
Alcuni di loro si considerano più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni con una ideologia ben definitia, altri apolitici… ma tutti sono preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che li circonda, per la corruzione di politici, impresari e banchieri e soprattutto per la condizione indifesa dei cittadini. Questa situazione danneggia l'intera popolazione (giovani e non giovani), ma unendosi probabilmente è possibile cambiarla. Per questo motivo, sostengono firmamente i seguenti punti:
• Esistono diritti basilari che dovrebbero essere garantiti in queste società: diritto alla casa, al lavoro, alla cultura, alla salute, all’educazione, alla partecipazione politica, al libero sviluppo personale e diritto al consumo dei beni necessari per una vita sana e felice.
• L’attuale funzionamento del sistema economico e di governo non si preoccupa di queste priorità ed è un ostacolo per il progresso dell’umanità.
• La democrazia parte dal popolo (demos=popolo; crazia=governo) quindi il governo deve essere del popolo. Ciò nonostante in questo paese la maggior parte della classe politica non ascolta affatto la voce popolare. La loro funzione dovrebbe essere facilitare la partecipazione politica cittadina attraverso canali diretti e procurando il maggior beneficio per il grosso della società, non quella di arricchirsi e approfittarsi dei beni comuni, obbedendo solo agli ordini dei grandi poteri economici e mantenendosi al potere attraverso una dittatura partitocratica comandata dalle sigle inamovibili del PPSOE (*)
• Le priorità della societá devono essere l’uguaglianza, il progresso, la solidarietà, il libero accesso alla cultura, la sostenibilità ecologica e lo sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.
• L’ansia e la concentrazione di potere in poche mani genera disuguaglianza, tensione e ingiustizia, conducendo alla violenza, che respingono firmamente..Il modello economico vigente, obsoleto e antinaturale, blocca la macchina sociale in una spirale che arricchisce i ricchi e impoverisce ulteriormente i poveri. Fino al collasso.
• I cittadini formano parte di un ingranaggio di una macchina destinata ad arricchire una piccolissima percentuale che non conosce affatto le esigenze della popolazione. Milioni di persone anonime, ma indispensabili, in quanto senza di loro l'ingranaggio non funzionerebbe.
(*) Sigla ottenuta dall’unione di PP (partido popular) e PSOE (partido socialista obrero espanol), le due principali formazioni politiche spagnole.
Attualmente la situazione non sembra cambiare: i vari accampamenti inizialmente hanno fatto scalpore, tanto a livello nazionale come internazionale. Si è accessa la fiamma del cambiamento, ma nulla ancora è cambiato. Per il 19 giugno è prevista un'ulteriore convocatoria a livello nazionale.
Purtroppo, come successo a Barcellona e il 9 giugno a Valencia, molto spesso la polizia utilizza la violenza per cercare di reprimere queste manifestazioni pacifiche. E ovviamente queste risposte da parte delle forze dell'ordine vengono prese come scusa per alimentare la “lotta” tra le due fazioni politiche presenti nel paese. Invece di incolparsi mutuamente, i politici spagnoli, indipendentemente dal partito al quale appartengono, dovrebbero studiare le ragioni di queste “rivolte” e cercare una soluzione per migliorare la condizione del paese.
D - Quali risvolti crede possa avere questa protesta per i giovani in Spagna? E soprattutto ne avrà?
R - Finora ha avuto solo risvolti mediatici. Come giá detto la “classe politica” non fa altro che utilizzare questi movimenti come “scusa” per incolpare il partito opposto di aver governato o di governare in modo scorretto. Ovviamente i primi a non trarre beneficio da questi movimenti sono proprio i politici. Infatti il movimento propone eliminare molti privilegi, come quello di evitare sanzioni o non pagare le tasse di cui godono molti membri di questa classe. Dubito che tutte le proposte vengano accettate, soprattutto perchè toccano nel vivo molte personalitá influenti nella politica e societá spagnola. Probabilmente quello che si spera è che questi movimenti si affievoliscano pian piano, che dopo il boom mediatico i giovani si stanchino della situazione e come sempre accettino tutto quello che viene loro imposto, lamentandosi, ma non facendo nulla per migliorare la situazione. Spero proprio che questa volta tutta la popolazione si renda conto che non si puó vivere essendo le marionette di pochi “eletti”.
D - Molti giovani sono costretti ad andare all’estero per trovare lavoro anche se dalle ultime proteste abbiamo visto che anche negli altri paesi europei il problema del precariato e della disoccupazione non è da meno, rispetto al nostro paese. Come si vive in un paese che non è il proprio? Alla luce delle ultime proteste che differenze ci sono tra la Spagna e l’Italia?
R - Nel 2006 la situazione era totalmente diversa. C'era molta più offerta di lavoro, e rispetto all'Italia i salari erano più elevati, inoltre c'era una maggiore facilitá nel trovare un impiego. Oggi, a distanza di cinque anni, devo dire che la situazione non è affatto facile. Tutti i contratti proposti sono stage non pagati o sottopagati, o contratti a tempo determinato che molto spesso non vengono rinnovati. Per quanto riguarda la mia siruazione, attualmente sto lavorando con contratto a tempo determinato, e non so ancora cosa sará di me fra tre mesi, anche se devo dire che ho la fortuna di lavorare per un'impresa seria, che fin dal primo momento mi ha detto che il mio contratto potrebbe essere rinnovato o forse no....ma quella di lavorare per un'impresa seria purtroppo è una fortuna che pochi hanno. I salari sono davvero bassi, e sa perchè? Perchè se tu, laureata, con molti anni di esperienza, non accetti il posto che ti offrono, dopo di te ci saranno almeno altre otto/dieci persone che sono disposte a fare lo stesso lavoro per un salario a dir poco ridicolo e che magari non hanno la tua stessa esperienza nè la tua stessa formazione. Ma questo all'azienda non importa, noi siamo numeri, quindi se a fine mese i conti tornano e l'azienda ne trae profitto, il tuo titolo di studi e la tua esperienza non servono a nulla.
Quando me ne andai dall'Italia, con una laurea in lingue sotto il braccio, pensavo che qui avrei potuto trovare un lavoro adatto alla mia formazione, per il quale gli anni di studio e di sacrifici non sarebbero stati sprecati. Ma non è stato cosí, ho avuto fortuna rispetto a molti amici che lavorano in Italia, perchè almeno ho avuto sempre la possibilitá di lavorare in un campo che mi interessa; è attualmente il mio lavoro e seppur precario, rientra perfettamente nei miei canoni di “lavoro ideale”.
Ma non escludo la possibilitá di emigrare nuovamente all'estero: se la situazione spagnola non migliora, mi vedró costretta a lasciare nuovamente un paese che ormai considero mio, nel quale non mi sento più straniera, e ricominciare tutto daccapo. E questo è il futuro per molti giovani che come me........
Lisa ci ha dato un’idea del fatto che quella odierna è veramente una “generazione senza futuro”, e non solo per i giovani in Spagna ma anche in Italia, dove sembra che non ci sia mai spazio per permetter loro di costruirsi un futuro e quindi di far crescere il nostro paese.
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