Continua l'appuntamento con le fiabe di Silvio Foini in esclusiva per La Perfetta Letizia

La nuvola Grigiona aveva manifestato allora qualche dubbio sull’opportunità della loro “società” e Fulmine aveva ribattuto che invece era un’ottima soluzione: “Non desidero affatto essere un distruttore! – aveva esclamato contrariato – La mia natura mi impone di agire come agisco. Non posso davvero fare a meno di essere me stesso e qualcuno mi deve aiutare. Io non sono cattivo”. Grigiona ci aveva pensato su un pochino e quindi realizzato che Fulmine aveva ragione: “Va bene - aveva accondisceso – ma almeno rechiamoci dove non creeremmo grossi danni. Che ne so, ti andrebbe il mare?”. Fulmine rispose di sì: “L’acqua non prende fuoco se la tocco. Va bene, aggiudicato. Andremo a far baldoria sul mare”.
Grigiona si sentì sollevata: avrebbe condotto l’amico ove non potesse fare troppi danni. In fondo anche lei si divertiva un mondo nello stare a guardare quelle belle manifestazioni luminose ma... “Ci manca qualcosa che le sottolinei a dovere – pensò – Che so, una bella colonna sonora che dia loro importanza... un rombo per esempio. Ma dove lo trovo?”. Sottopose l’idea a Fulmine che subito la trovò favolosa: “Pensa Grigiona! Sai che divertimento sarebbe? Ma sì, so io dove andare a chiedere aiuto. Portami dall’Eco. Sai dove sta?”. Grigiona sapeva dove abitava: fra le alte vette e le gole delle montagne: “Va bene Fulmine, andiamo a chiedergli se ci aiuta per lo spettacolo”. Chiamò il re dei venti e gli chiese: “Eolo, ci potresti condurre dove vive Eco? Dobbiamo domandargli un piacere e dato che ci sei ne vorremmo poi chiederne uno anche a te. Però dopo, nel ritorno. Ora portaci da Eco”.
Sulle ali del vento in poco tempo si trovarono sopra una bellissima e altissima montagna. Lì abitava Eco. Lo chiamarono ad alta voce e lui apparve ripetendo il proprio nome varie volte. “A che si deve l’onore di questa bella visita amici? – domandò a bassa voce per evitare di ripetersi all’infinito. Fulmine gli spiegò ciò che Grigiona e lui avevano pensato di fare. Eco assentì entusiasticamente con il capo: “Ottima scelta amici. Lasciatemi fare e vi creerò un tal concerto da far venire i brividi. Facciamo così: – spiegò – ogni volta che vedrò Fulmine illuminare il cielo con la sua gioiosa luce io farò rotolare lungo i crinali delle montagne qualche bel sasso e ne amplierò a dismisura il rumore e questo sarà chiamato Tuono. Però ci sarà un piccolo ma comunque irrilevante problema. “Quale?”, domandarono gli altri tre amici. Eco rispose: “Non potrà essere simultaneo alla luce di Fulmine. Dovrò avere il tempo di far rotolare i massi giù per i crinali e di ripeterne il rumore trasformandolo in frastuono e poi in tuono. Lo farò potente e brontolante. Facciamo subito una prova – propose Eco – Fulmine, spara in cielo una bella luce delle tue e io provvederò a creare un bel rumoraccio”. Fulmine non si fece pregare e il cielo di quella sera fu illuminato quasi a giorno. Eco sospinse un bel masso giù per una scarpata ripidissima e ne ampliò mille volte il rumore: il risultato fu bellissimo. Tutti, Eco compreso, si tapparono le orecchie: era nato il Tuono. Veramente da brivido. Si complimentarono a vicenda per lo straordinario successo.
Eolo, ricordandosi della richiesta che voleva fargli la nuvola Grigiona, la sollecitò ad esprimerla ora. Grigiona strizzò l’occhio a Fulmine in segno di complicità e disse: “Scusaci Eolo, dato che ci siamo, potresti fischiare forte come solo sai fare tu ed unirti a noi? Pensa al risultato!”. Il re dei venti valutò ottima la proposta. Perché non essere della partita? Si sarebbe divertito a sua volta, almeno quando non aveva nulla da fare.”D’accordo amici. D’ora in poi, quando questo birbantello di Fulmine esploderà la sua luce me ne accorgerò e porterò fischiando sulle mie ali il Tuono che ha creato il nostro Eco. Sarà uno spettacolo davvero ben fatto!”. I quattro amici si strinsero la mano e se ne tornarono ognuno da dove erano venuti. “Come intitoleremo lo spettacolo di cui siamo gli autori e gli attori, mia cara Grigiona?”, domandò Fulmine all’amica. “Che ne pensi di Temporale? O Bufera? Ti piacciono, caro Fulmine?”. Il birbantello fece le capriole dalla gioia e da quel giorno le cose andarono come tutti sappiamo…
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