mercoledì, giugno 08, 2011
Cessate-il-fuoco tra le parti in conflitto in Libia e avvio di “un dialogo nazionale per una transizione democratica”: sono gli obiettivi enunciati a Tripoli da un inviato speciale dell’Onu, prima che i ministri della Difesa della Nato si impegnassero a proseguire i bombardamenti aerei contro il colonnello Muammar Gheddafi.

Agenzia Misna - Durante la prima tappa di una missione libica che oggi lo ha portato a Bengasi, la roccaforte dei ribelli che controllano ormai buona parte del paese, Abdel Ilah al-Khatib ha sottolineato la necessità di “dare una dimensione internazionale alla road map dell’Unione africana”. Il riferimento è un piano messo a punto dall’organismo continentale, che prevede la tregua come punto di partenza di una fase negoziale. Le difficoltà di una mediazione sono state però confermate dal vertice Nato di Bruxelles, dall’intensificarsi dei raid aerei e dalla notizia, priva al momento di conferme indipendenti, di una nuova offensiva delle forze di Gheddafi verso la città di Misurata.

Della complessità dei nodi politici dice alla MISNA un portavoce del ministero degli Esteri del Sudafrica, uno dei paesi che partecipano più attivamente al tentativo di mediazione dell’Unione africana. “Anche se la missione a Tripoli del presidente Jacob Zuma non ha portato una svolta – sottolinea Clayson Monyela – il continente continua a lavorare per una soluzione negoziata”.

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