giovedì, luglio 07, 2011
La Fondazione Istituto Sacra Famiglia opera da anni in Lombardia a favore degli handicappati con una vasta gamma di servizi e strutture qualificate, ma "super omnia charitas" (al di sopra di tutto la carità), come recita il loro motto

di Silvio Foini

In occasione dell’Anno Europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale del 2010, le Caritas della Lombardia hanno avviato, insieme alle altre Caritas d’Europa, un percorso di riflessione e di progettazione costruito, secondo le linee guida della campagna denominata “Zero Poverty”, lungo quattro obiettivi principali: 1. sradicare la povertà infantile; 2. garantire un livello minimo di protezione sociale per tutti; 3. incrementare i servizi sociali e di assistenza sanitaria; 4. assicurare un lavoro dignitoso per tutti e istituire una misura di contrasto della povertà assoluta nel contesto regionale lombardo. In riferimento al terzo punto, riportiamo oggi la testimonianza della Fondazione Istituto Sacra Famiglia, con sede principale a Cesano Boscone, e in particolare di una struttura periferica della Fondazione dislocata nel grazioso paesino di Cocquio Trevisago che domina il lago di Varese e diretta da Angelo Chessa, giovane e brillante dottore.

Grazie alle fonti dell’Istituto, ricostruiamone la storia: “La Fondazione Istituto Sacra Famiglia Onlus nasce a Cesano Boscone nel 1896 con il nome ‘Ospizio Sacra Famiglia’, quando il parroco del paese, don Domenico Pogliani, del quale è in corso la causa di beatificazione, accoglie in casa sua cinque bisognosi della campagna milanese. La storia della Sacra Famiglia racconta di un veloce e significativo ampliamento delle strutture edilizie e della capacità ricettiva della Casa. Accanto al fondatore, ormai anziano e malato, dal 1919 dirige l'Istituto don Luigi Moneta, direttore didattico dell’Istituto per sordomuti e deficienti San Vincenzo di Milano, con l’energia e la chiarezza di idee necessarie per continuare l’opera di don Domenico. Alla morte di Mons. Pogliani, avvenuta nel 1921, l'ospizio accoglie 600 persone.

La forza propulsiva e la capacità realizzativa di Mons. Moneta sono addirittura proverbiali: tra il 1921 e il 1955 (anno della sua scomparsa) crea 18 nuovi reparti, apre le sedi di Verbania Intra e Premeno, le case di Cocquio Trevisago (VA) e Andora (SV), costruisce il teatro e la lavanderia, amplia la Chiesa presso la sede di Cesano Boscone e organizza i primi soggiorni estivi all'esterno dell’Istituto.

Nel 1955 gli ospiti assistiti nelle varie sedi della Sacra Famiglia sono quasi 3500; pochissimi i laici, oltre 100 le suore: sono le suore di carità delle Sante Capitanio e Gerosa, conosciute come suore di Maria Bambina, alle quali si aggiungono le ancelle della Congregazione della Divina Provvidenza, fondata nel 1928 dallo stesso Mons. Moneta.

Negli anni difficili dell'occupazione tedesca e della repubblica di Salò, su richiesta del Card. Ildefonso Schuster, Mons. Moneta offrì ospitalità anche a circa 40 sacerdoti per i quali il Cardinale di Milano aveva ottenuto il domicilio coatto in sostituzione della pena detentiva del carcere.

In oltre 110 anni di vita si sono succedute alla guida dell'ente personalità di grosso spessore umano e di eccellenti capacità operative, fra cui ricordiamo, oltre a Mons. Luigi Moneta, Mons. Piero Rampi e Mons. Attilio Nicora (prima della sua elezione a cardinale e ai suoi impegni in Vaticano), coadiuvati nel Consiglio di Amministrazione da personalità capaci e conosciute nell'industria come Bruno Falck, Giorgio Vittadini o il commendator Piervirgilio Ortolani (solo per indicare alcuni tra i nomi più conosciuti della Diocesi o in settori finanziari, industriali e politici del Milanese).

Alla fine degli anni settanta, si riduce notevolmente il numero degli assistiti (1600 ospiti a degenza piena) e l'Istituto sceglie di occuparsi prevalentemente di persone con handicap gravi e gravissimi e di anziani non autosufficienti. E’ un’epoca socialmente e culturalmente critica: le istituzioni sono spesso accusate di essere chiuse e totalizzanti nei confronti dei propri ospiti; si sviluppa un vivace e non sempre sereno dibattito sulla malattia mentale e sul disagio sociale (il film "Matti da slegare" è in parte ambientato a Cesano Boscone). I laici entrano in numero massiccio nella struttura, affiancando le ancelle e le suore che fino a questo momento erano state le vere protagoniste dello sviluppo dell'Opera, abbracciando ogni settore, dall'assistenza all'educazione, dalla cucina alla lavanderia.

Nel 1977 viene emanato il decreto legge n. 616: gli "enti inutili" (così vengono semplicemente definite, a priori, tutte le I.P.A.B. - Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza - come la Sacra Famiglia) vengono sottoposti ad un esame, al termine del quale possono essere soggetti a soppressione. Sono quattro anni di vera e propria "ibernazione", durante i quali la Direzione dell'Istituto ha soprattutto la preoccupazione di garantire il servizio e i posti di lavoro. Finalmente, nel 1981, viene approvato il decreto di "non assoggettabilità": l’Istituto Sacra Famiglia resta vivo e mantiene la propria autonomia amministrativa e operativa. Il 1981 è anche l’anno dell’ingresso dei padri cappuccini nell’Istituto; l’attività religiosa viene distinta dalla gestione, nella linea espressa dall’allora Arcivescovo di Milano, il Cardinale Montini ("tentare di animare cristianamente un pubblico servizio").

Dopo Mons. Rampi l’Istituto è presieduto da Mons. Attilio Nicora, il quale nel 1989 lascia la presidenza a Mons. Enrico Colombo. Nel 1997 la Sacra Famiglia abbandona la veste giuridica pubblica di I.P.A.B. e assume quella privata di Fondazione Onlus (Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale). Dopo oltre 111 anni di vita, la Fondazione oggi è riconosciuta come gestore plurimo di una rete molto variegata di servizi sanitari e assistenziali e garantisce cure continuative alle disabilità cognitive di bambini, adulti e anziani in regime residenziale, diurno, ambulatoriale e domiciliare.

La Fondazione Sacra Famiglia è accreditata in 3 Regioni (Lombardia, Piemonte, Liguria), nelle sue 11 sedi. La storia della Fondazione è caratterizzata da una diversificazione e un decentramento graduale dei servizi:
• dagli anni Settanta sono notevolmente diminuiti gli utenti residenziali, a favore dello sviluppo dei centri diurni (1 ad Abbiategrasso, 4 a Cesano Boscone e 1 per ciascuna filiale), dei servizi ambulatoriali, domiciliari ed extramurali;
• attualmente sono attive 9 Comunità Alloggio, di cui 8 in provincia Milano e 1 ad Andora (Sv);
• dal 1999 la Fondazione gestisce il centro riabilitativo "La Marinella" di Pietra Ligure (Sv);
• nel 2000 ha inizio l'attività di centro diurno integrato per anziani a Cesano Boscone, Villa Sormani.

Parallelamente, viene attuata la riorganizzazione e ridefinizione dei diversi servizi, in sintonia con le nuove normative nazionali e regionali. Viene avviato un percorso di miglioramento continuo della qualità, valutato annualmente, e viene dato nuovo impulso alla formazione permanente del personale con l’apertura di un proprio Centro di Formazione: il Centro di Formazione Permanente Monsignor Luigi Moneta, costituitosi nel 1997. Nel 2001 il percorso di rinnovamento trova un nuovo, fondamentale slancio: vengono realizzate le 5 Stelle, un complesso di 5 unità residenziali che accolgono complessivamente 370 ospiti e offrono percorsi moderni e innovativi di assistenza e riabilitazione.
Dal punto di vista sanitario, i cambiamenti sono altrettanto forti. La Regione Lombardia, in particolare, ha intrapreso un percorso di riforma del comparto socio-sanitario che ha coinvolto in maniera significativa l’attuale assetto organizzativo della Fondazione Sacra Famiglia e la tipologia dei servizi attuati. Pur nella evoluzione organizzativa e strutturale, necessaria per rispondere in modo sempre più efficace ed efficiente ai bisogni delle persone, la Sacra Famiglia vuole mantenersi fedele ai valori originari dell'Opera, riassunti efficacemente nel motto "Super Omnia Charitas" (al di sopra di tutto la carità): occuparsi degli ultimi e dei più fragili; offrire assistenza e riabilitazione alle persone affette da disabilità psico-fisica grave e gravissima, accogliendole e curandole come persone, nella loro piena dignità umana.

La Fondazione è impegnata a promuovere cultura e politiche dei servizi sociosanitari per disabili e anziani: Oltre Noi La Vita, l’associazione (fondata dalla Sacra Famiglia insieme ad Aias, Anffas e Don Gnocchi) nata a sostegno delle famiglie che vivono il problema della disabilità e sono preoccupate del cosiddetto “dopo di noi”, partecipa attivamente nelle diverse sedi istituzionali al dibattito sulle politiche dei servizi, intrattiene rapporti con il mondo scientifico attraverso convenzioni con Università e IRCCS (Istituti di Ricovero e Cura a carattere scientifico)."

Fin qui, la storia. Ora entriamo nella struttura di Cocquio Trevisago. Chi non ha mai avuto l’occasione di visitare una struttura che accolga persone disabili potrebbe pensare ad un luogo dove la sofferenza sia assolutamente di casa. Non è questa la realtà che si incontra! Gli ambienti, davvero a misura d’uomo, al primo impatto mostrano quella che è l’impressione di una grande casa: ampi spazi luminosi con piante ornamentali e graziosi divani e poltroncine ove si può soggiornare, estrema pulizia e cura ma soprattutto serenità.

Sì, serenità: gli ospiti disabili ti si avvicinano e ti salutano direi con un affetto spontaneo e gioioso quasi tu fossi un loro amico da sempre o un parente. Già questo comportamento pone il visitatore a proprio agio e in una condizione di appartenenza umana difficilmente riscontrabile altrove. Gradevolissime le strutture di servizio quali le sale soggiorno dei vari gruppi, le camere da letto completamente rinnovate da qualche tempo e le cucine dove vengono accuratamente preparati i pasti per gli ospiti, degne di quelle di un vero albergo. Il personale di assistenza preparato svolge il proprio servizio con cura e dedizione.

Questo insieme di cose ti aiuta a comprendere quanto siano veramente amate qui le persone che, per loro sfortuna, sono affette da disabilità ma che, per loro fortuna, hanno trovato una grande famiglia che li ha accolti e li segue e li aiuta nel loro non facile percorso esistenziale.

Grazie a tutta questa amorevole assistenza, nei loro occhi brilla una luce serena e gioiosa che ti fa comprendere quanto importante sia una mano tesa, un gesto di affetto e di amicizia e, quando capita, un caffè e una sigaretta insieme. Un particolare ringraziamento va al dottor Angelo Chessa, direttore della filiale di Cocquio Trevisago, per la gentile disponibilità a contribuire alla realizzazione di questo servizio.

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