Le famiglie più povere al Sud, soprattutto in Basilicata, Calabria e Sicilia
di Chiara Giovanna Bartoli
Una famiglia su cinque in Italia (il 18,6% dei nuclei) risulta essere povera o quasi povera: è quanto emerge dall'ultima inchiesta Istat sulla povertà relativamente al 2010. Nonostante la povertà risulti stabile rispetto al 2009, con un'incidenza di povertà relativa pari all'11% delle famiglie e di povertà assoluta pari al 4,6%, vi sono fasce della popolazione che vedono peggiorate le proprie condizioni, soprattutto al Sud. Come spiega l'Istat, la povertà relativa viene calcolata individuando un valore di spesa al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. Per le famiglie composte da due persone, ad esempio, la soglia di spesa mensile media equivale a 992,46 euro. Il valore muta al variare dei componenti della famiglia seguendo diverse scale di equivalenza.
Le persone invece in condizione di povertà assoluta sono 3 milioni e 129 mila (il 5,2% della popolazione). Costituiscono questa categoria coloro che non raggiungono una soglia di spesa mensile minima necessaria ad acquisire beni e servizi di prima necessità. Anche qui il valore della soglia viene differenziato secondo alcuni criteri guida (composizione ed età della famiglia, area geografica e ampiezza demografica del comune di residenza).
Le persone in condizioni di povertà relativa in Italia sono nel 2010 8 milioni 272 mila (il 13,8% dell'intera popolazione). Le fasce di popolazione maggiormente colpite da povertà relativa sono le famiglie con 5 o più componenti, con un unico genitore o con membri aggregati (ad esempio anziani a carico). Per le famiglie con membri aggregati la situazione peggiora sensibilmente anche in termini di povertà assoluta. Inoltre la povertà relativa cresce nelle famiglie con persona di riferimento lavoratore autonomo o con un titolo di studio medio-alto, anche se l'aumento più consistente riguarda i lavoratori in proprio. Peggiora anche la condizione di nuclei con ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro.
Le famiglie a rischio di povertà sono quelle con consumi non molto superiori alla soglia di povertà, e cioè il 3,8% delle famiglie italiane. Tale quota sale al 6,7% se si considerano le famiglie del Mezzogiorno, che quindi sono quelle più a rischio povertà (soprattutto se con tre o più figli). Tra le regioni maggiormente interessate dal fenomeno vi sono Basilicata, Calabria e Sicilia, dove la spesa media mensile è di 779,06 euro, in confronto agli 809,85 euro del Nord e ai 793,06 del Centro. La povertà risulta legata alle difficoltà di accedere al mercato del lavoro, e soprattutto al Sud all'incrocio tra povertà, bassi livelli di istruzione e bassi profili professionali.
L'unico miglioramento riscontrato rispetto al 2009 è dovuto ad una maggiore presenza di famiglie con due percettori di reddito. Lombardia ed Emilia Romagna sono le regioni dove l'incidenza di povertà risulta essere più bassa (rispettivamente del 4,0% e del 4,5%). Altre regioni in cui l'incidenza di povertà è inferiore al 6% sono Umbria, Piemonte, Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia.
Sicuramente la crisi economica che ha colpito tutto l’occidente non poteva non interessare l’Italia, e i dati riportati sinora sono chiaramente frutto di questo fenomeno. Speriamo nel 2011 di commentare dati totalmente diversi…
di Chiara Giovanna Bartoli
Una famiglia su cinque in Italia (il 18,6% dei nuclei) risulta essere povera o quasi povera: è quanto emerge dall'ultima inchiesta Istat sulla povertà relativamente al 2010. Nonostante la povertà risulti stabile rispetto al 2009, con un'incidenza di povertà relativa pari all'11% delle famiglie e di povertà assoluta pari al 4,6%, vi sono fasce della popolazione che vedono peggiorate le proprie condizioni, soprattutto al Sud. Come spiega l'Istat, la povertà relativa viene calcolata individuando un valore di spesa al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. Per le famiglie composte da due persone, ad esempio, la soglia di spesa mensile media equivale a 992,46 euro. Il valore muta al variare dei componenti della famiglia seguendo diverse scale di equivalenza.
Le persone invece in condizione di povertà assoluta sono 3 milioni e 129 mila (il 5,2% della popolazione). Costituiscono questa categoria coloro che non raggiungono una soglia di spesa mensile minima necessaria ad acquisire beni e servizi di prima necessità. Anche qui il valore della soglia viene differenziato secondo alcuni criteri guida (composizione ed età della famiglia, area geografica e ampiezza demografica del comune di residenza).
Le persone in condizioni di povertà relativa in Italia sono nel 2010 8 milioni 272 mila (il 13,8% dell'intera popolazione). Le fasce di popolazione maggiormente colpite da povertà relativa sono le famiglie con 5 o più componenti, con un unico genitore o con membri aggregati (ad esempio anziani a carico). Per le famiglie con membri aggregati la situazione peggiora sensibilmente anche in termini di povertà assoluta. Inoltre la povertà relativa cresce nelle famiglie con persona di riferimento lavoratore autonomo o con un titolo di studio medio-alto, anche se l'aumento più consistente riguarda i lavoratori in proprio. Peggiora anche la condizione di nuclei con ritirati dal lavoro in cui almeno un componente non ha mai lavorato e non cerca lavoro.
Le famiglie a rischio di povertà sono quelle con consumi non molto superiori alla soglia di povertà, e cioè il 3,8% delle famiglie italiane. Tale quota sale al 6,7% se si considerano le famiglie del Mezzogiorno, che quindi sono quelle più a rischio povertà (soprattutto se con tre o più figli). Tra le regioni maggiormente interessate dal fenomeno vi sono Basilicata, Calabria e Sicilia, dove la spesa media mensile è di 779,06 euro, in confronto agli 809,85 euro del Nord e ai 793,06 del Centro. La povertà risulta legata alle difficoltà di accedere al mercato del lavoro, e soprattutto al Sud all'incrocio tra povertà, bassi livelli di istruzione e bassi profili professionali.
L'unico miglioramento riscontrato rispetto al 2009 è dovuto ad una maggiore presenza di famiglie con due percettori di reddito. Lombardia ed Emilia Romagna sono le regioni dove l'incidenza di povertà risulta essere più bassa (rispettivamente del 4,0% e del 4,5%). Altre regioni in cui l'incidenza di povertà è inferiore al 6% sono Umbria, Piemonte, Veneto, Toscana e Friuli Venezia Giulia.
Sicuramente la crisi economica che ha colpito tutto l’occidente non poteva non interessare l’Italia, e i dati riportati sinora sono chiaramente frutto di questo fenomeno. Speriamo nel 2011 di commentare dati totalmente diversi…
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