In India, oltre mille persone hanno aderito ad uno sciopero della fame per chiedere al governo di garantire lo status di ‘caste riconosciute’ anche ai "dalit" cristiani e musulmani: i "dalit" sono i cosiddetti "intoccabili", che all'interno del sistema sociale indiano rappresentano i più poveri ed emarginati.
Radio Vaticana - Eppure anche tra gli stessi "dalit" ci sono discriminazioni. Infatti, la legge indiana attualmente riconosce diritti e facilitazioni in ambito economico, educativo e sociale, solo ai "dalit" indù. Il digiuno di tre giorni, cominciato lunedì scorso, culmina domani con una marcia verso il Parlamento, alla quale parteciperanno vescovi, leader religiosi e fedeli cristiani e islamici. Sul significato di questa iniziativa si sofferma, al microfono di Emer Mccarthy, uno degli organizzatori della marcia, padre Cosmon Arokiaraj: ascolta
R. – This is a Parlament march …
Questa è una marcia sul Parlamento che comincerà al centro di New Delhi e sarà guidata dal cardinale arcivescovo di Bombay, Oswald Gracias; vedrà la partecipazione di almeno 60 vescovi di Chiese e denominazione differenti; ci saranno 200 sacerdoti, 100 suore, più di 10 mila persone tra cristiani, musulmani e gruppi in difesa dei diritti umani.
D. – Quale impatto ha questa discriminazione sulla vita quotidiana dei cristiani e musulmani dalit? Come li influenza nella loro vita quotidiana?
R. – In a day-to-day life dalit Christians and dalit Muslims …
Nella vita quotidiana, i dalit cristiani e musulmani vivono fianco a fianco con gli altri dalit – indù, sikh e buddisti. Tutti loro si trovano a dover affrontare lo stesso retroscena economico, sociale ed educativo: sono impoveriti, sono anche politicamente “poveri”, sono socialmente emarginati e devono affrontare le usanze dell’“intoccabilità”. Quindi, in realtà non c’è differenza, per i dalit, per quanto riguarda l’appartenenza religiosa! E’ il governo che, per mezzo del paragrafo 3 della legge 1950, determina questa discriminazione. Il paragrafo 3 recita così: “nessuna persona che professi una religione diversa dall’induismo, dalla religione sikh e dal buddismo, può essere considerata come appartenente ad una casta riconosciuta”. Quindi, per avere il beneficio della riforma sulle caste riconosciute, bisogna appartenere a queste religioni. E’ dunque il governo che definisce che solo le persone appartenenti all’induismo, alla religione sikh e al buddismo possono rientrare nelle caste riconosciute, mentre ne sono escluse le persone appartenenti all’islam, al cristianesimo e ad altre religioni.
D. – Lei stesso sta prendendo parte allo sciopero della fame. Come sta andando e come si sente?
R. – I consider it as a disciple of Jesus: Jesus fasting those 40 days …
Mi considero un discepolo di Gesù: Gesù ha digiunato per 40 giorni per affrontare il ministero pubblico, per fare la volontà del Padre. Penso che questo sia uno sciopero della fame che, in quanto discepoli di Cristo, ci dà coraggio morale e l’energia spirituale di combattere con tenacia per i diritti di uguaglianza dei dalit cristiani e musulmani.
Radio Vaticana - Eppure anche tra gli stessi "dalit" ci sono discriminazioni. Infatti, la legge indiana attualmente riconosce diritti e facilitazioni in ambito economico, educativo e sociale, solo ai "dalit" indù. Il digiuno di tre giorni, cominciato lunedì scorso, culmina domani con una marcia verso il Parlamento, alla quale parteciperanno vescovi, leader religiosi e fedeli cristiani e islamici. Sul significato di questa iniziativa si sofferma, al microfono di Emer Mccarthy, uno degli organizzatori della marcia, padre Cosmon Arokiaraj: ascolta
R. – This is a Parlament march …
Questa è una marcia sul Parlamento che comincerà al centro di New Delhi e sarà guidata dal cardinale arcivescovo di Bombay, Oswald Gracias; vedrà la partecipazione di almeno 60 vescovi di Chiese e denominazione differenti; ci saranno 200 sacerdoti, 100 suore, più di 10 mila persone tra cristiani, musulmani e gruppi in difesa dei diritti umani.
D. – Quale impatto ha questa discriminazione sulla vita quotidiana dei cristiani e musulmani dalit? Come li influenza nella loro vita quotidiana?
R. – In a day-to-day life dalit Christians and dalit Muslims …
Nella vita quotidiana, i dalit cristiani e musulmani vivono fianco a fianco con gli altri dalit – indù, sikh e buddisti. Tutti loro si trovano a dover affrontare lo stesso retroscena economico, sociale ed educativo: sono impoveriti, sono anche politicamente “poveri”, sono socialmente emarginati e devono affrontare le usanze dell’“intoccabilità”. Quindi, in realtà non c’è differenza, per i dalit, per quanto riguarda l’appartenenza religiosa! E’ il governo che, per mezzo del paragrafo 3 della legge 1950, determina questa discriminazione. Il paragrafo 3 recita così: “nessuna persona che professi una religione diversa dall’induismo, dalla religione sikh e dal buddismo, può essere considerata come appartenente ad una casta riconosciuta”. Quindi, per avere il beneficio della riforma sulle caste riconosciute, bisogna appartenere a queste religioni. E’ dunque il governo che definisce che solo le persone appartenenti all’induismo, alla religione sikh e al buddismo possono rientrare nelle caste riconosciute, mentre ne sono escluse le persone appartenenti all’islam, al cristianesimo e ad altre religioni.
D. – Lei stesso sta prendendo parte allo sciopero della fame. Come sta andando e come si sente?
R. – I consider it as a disciple of Jesus: Jesus fasting those 40 days …
Mi considero un discepolo di Gesù: Gesù ha digiunato per 40 giorni per affrontare il ministero pubblico, per fare la volontà del Padre. Penso che questo sia uno sciopero della fame che, in quanto discepoli di Cristo, ci dà coraggio morale e l’energia spirituale di combattere con tenacia per i diritti di uguaglianza dei dalit cristiani e musulmani.
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