martedì, luglio 05, 2011
Il governo australiano sta mettendo insieme un pacchetto da 3 miliardi di dollari (3,2 miliardi di dollari Usa) per promuovere l'energia pulita e pagare la chiusura delle più inquinanti centrali a carbone.

GreenReport - La misura farebbe parte del carbon price scheme che dovrebbe essere presentato entro pochi giorni. Il governo laburista ha annunciato che svelerà i particolari dei suoi piani il 10 luglio e la premier Gillard ieri ha detto che il suo gabinetto, il committee of government per il global warming, i suoi alleati dei Greens ed indipendenti, «Stanno lavorando al progetto, ed ultimeranno i restanti dettagli della carbon tax alla fine di questa settimana».

The Australian scrive che le grandi utilities elettriche australiane, che comprendono colossi come International Power (Australia) ed Origin Energy, si trovano ora ad affrontare la svalutazione del patrimonio, le perdite di capitale per gli azionisti e l'incapacità di richiedere prestiti a causa della carbon tax «Avranno bisogno di rifinanziare prestiti tra 9 e 10 miliardi di dollari australiani nei prossimi cinque anni, dato che la tassa avrà effetto dal primo luglio del prossimo anno, per la transizione nel 2015 ad un Emissions trading scheme».

Fonti governative rivelano che i negoziati con le imprese che producono elettricità, fortemente appoggiate dall'opposizione liberaldemocratica, hanno portato alla stesura di un pacchetto di interventi che fornirà ai gestori delle centrali a carbone una linea di credito e prestiti garantiti per continuare ad operare all'interno di una politica di carbon price.

Lo schema comprenderebbe anche una Clean energy finance corporation con un fondo di 2 miliardi di dollari australiani, che dovrebbe essere istituita il 10 luglio, e che detterebbe le condizioni ai produttori di elettricità per ridurre le emissioni di gas serra e ridurre gradualmente la potenza delle centrali a carbone. La Clean energy finance corporation dovrebbe anche incoraggiare gli investimenti privati ​​nelle energie rinnovabili ed assegnare fino a 2 miliardi di dollari australiani all'anno di "permessi" di inquinamento.

A quanto pare, il governo laburista di minoranza di Julia Gillard intenderebbe imporre una "tax on carbon emissions" a partire dalla metà del 2012 prima di passare ad un carbon-trading system sul modello di quello dell'Ue entro 3 - 5 anni, che prevedrebbe che i mille più grandi inquinatori australiani acquistino i carbon permits sul libero mercato.

Se il Parlamento di Canberra, nonostante il prevedibile ostruzionismo dei conservatori, riuscirà ad approvare il tutto entro la fine dell'anno, l'Australia sarà sulla buona strada per avere il più grande Emissions trading scheme (Ets) al di fuori dell'Ue.

Ma alle voci che dal prossimo anno ci sarà una tax emissions di 20 dollari australiani su ogni tonnellata di carbonio, l'industria sta reagendo con un calo degli investimenti nel carbone ed anche nelle energie rinnovabili e nella forestazione.

Il carbone rappresenta il 54% della produzione di energia dell'Australia e la produzione di elettricità a sua volta produce il 37% delle emissioni nazionali, contribuendo a mettere gli australiani in testa alla classifica pro-capite dei peggiori inquinatori di gas serra. Il problema è che le centrali a carbone producono circa l'80% dell'energia elettrica, con impianti di brown-coal molto inquinanti, e più alto sarà l'inquinamento della centrale, maggiore sarà il costo di carbonio.

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