Arrestato Gaetano Riina, fratello del “Capo dei Capi” Totò Riina, boss di Cosa Nostra. Gaetano era considerato il nuovo boss di Corleone, ma il procuratore capo di Palermo, Antonio Messineo, ha commentato così l’arresto: “Il capo di Cosa nostra è ancora Totò Riina”.
di Federica Scorpo
Tre anni d’indagini dal nome “Operazione Apice”, condotte dalla Dda palermitana, dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dal pm Marzia Sabella, hanno portato all'arresto di quattro persone: Gaetano Riina, Alessandro Correnti e Giuseppe Grizzafi, pronipoti del boss corleonese, e Giovanni Durante, che era già in carcere. L'arresto ha consentito di capire meglio gli equilibri interni di Cosa Nostra: Totò Riina, per mezzo del fratello, ha continuato a controllare l'organizzazione mafiosa. “Sono diversi i motivi che inducono però a ritenere che possa essere così – ha dichiarato Messineo, procuratore capo di Palermo - Innanzitutto il fatto che all'interno della mafia le procedure formali di avvicendamento al vertice prevedono un meccanismo complesso, che per qualche motivo non è stato possibile ancora attuare; secondo, per un atteggiamento di ossequio da parte delle nuove leve nei confronti del vecchio capo”.
Anche il pm Marzia Sabella, intervistata dal settimanale Sette, conferma: “Quando interrogai Provenzano capii che il vero boss, nella forma, non era lui. Lo era nella sostanza e lo dimostrano i pizzini con cui dava ordini agli affiliati di tutti i mandamenti. Ma certe decisioni non poteva proprio prenderle, perchè nella forma il boss era ed è Totò Riina. Dopo Provenzano – ha aggiunto - Salvatore Lo Piccolo forse ci aveva fatto un pensiero. E' stato arrestato nel 2007. Matteo Messina Denaro comanda a Trapani. E a Palermo è diventato un consigliere carismatico. E' il pupillo di Riina, ma il capo è ancora Riina”. Totò Riina si trova in carcere dal 1993 in condizioni che impedirebbero a chiunque contatti con l’esterno.
Da Liberainformazione: “Resta la constatazione di una Cosa nostra cristallizzata attorno alla figura di un capo, ultraottantenne, da 18 anni in carcere, che ha cercato di perpetrare il proprio potere tramite il fratello. Un potere soltanto formale? Una situazione di comodo per impedire scontri per il controllo del vertice della mafia? Oppure un Riina effettivamente capace di incidere ancora sull'operato di Cosa nostra?”. Rimane dunque da svelare se l’arresto del fratello di Riina inciderà sugli affari di Cosa Nostra, o se comunque dal carcere il vero “capo” continuerà ciò che ha sempre fatto…
di Federica Scorpo
Tre anni d’indagini dal nome “Operazione Apice”, condotte dalla Dda palermitana, dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dal pm Marzia Sabella, hanno portato all'arresto di quattro persone: Gaetano Riina, Alessandro Correnti e Giuseppe Grizzafi, pronipoti del boss corleonese, e Giovanni Durante, che era già in carcere. L'arresto ha consentito di capire meglio gli equilibri interni di Cosa Nostra: Totò Riina, per mezzo del fratello, ha continuato a controllare l'organizzazione mafiosa. “Sono diversi i motivi che inducono però a ritenere che possa essere così – ha dichiarato Messineo, procuratore capo di Palermo - Innanzitutto il fatto che all'interno della mafia le procedure formali di avvicendamento al vertice prevedono un meccanismo complesso, che per qualche motivo non è stato possibile ancora attuare; secondo, per un atteggiamento di ossequio da parte delle nuove leve nei confronti del vecchio capo”.
Anche il pm Marzia Sabella, intervistata dal settimanale Sette, conferma: “Quando interrogai Provenzano capii che il vero boss, nella forma, non era lui. Lo era nella sostanza e lo dimostrano i pizzini con cui dava ordini agli affiliati di tutti i mandamenti. Ma certe decisioni non poteva proprio prenderle, perchè nella forma il boss era ed è Totò Riina. Dopo Provenzano – ha aggiunto - Salvatore Lo Piccolo forse ci aveva fatto un pensiero. E' stato arrestato nel 2007. Matteo Messina Denaro comanda a Trapani. E a Palermo è diventato un consigliere carismatico. E' il pupillo di Riina, ma il capo è ancora Riina”. Totò Riina si trova in carcere dal 1993 in condizioni che impedirebbero a chiunque contatti con l’esterno.
Da Liberainformazione: “Resta la constatazione di una Cosa nostra cristallizzata attorno alla figura di un capo, ultraottantenne, da 18 anni in carcere, che ha cercato di perpetrare il proprio potere tramite il fratello. Un potere soltanto formale? Una situazione di comodo per impedire scontri per il controllo del vertice della mafia? Oppure un Riina effettivamente capace di incidere ancora sull'operato di Cosa nostra?”. Rimane dunque da svelare se l’arresto del fratello di Riina inciderà sugli affari di Cosa Nostra, o se comunque dal carcere il vero “capo” continuerà ciò che ha sempre fatto…
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