Con l’arresto del marito di Melania si apre un nuovo capitolo sul delitto della donna, uccisa con una ferocia agghiacciante forse proprio dall’uomo che amava
L’unica colpa di Melania era quella di voler proteggere la sua famiglia a qualunque costo, ma è stata tradita dall’uomo che amava per ben due volte: prima con un’amante e poi come suo assassinio. “Scannata” forse dal marito, adesso in carcere per omicidio volontario aggravato, con un movente che somiglia tanto a quello dei libri gialli: passione, tradimento, rancore… se non fosse che non è immaginazione ma è accaduto davvero: una mano di cui Melania si fidava le ha stroncato la giovane vita
. Tornando a quel 18 aprile, alla luce delle nuove rivelazioni sembra impossibile solo pensare che gli ultimi istanti di Melania siano trascorsi guardando in faccia Salvatore, l’uomo della sua vita, mentre la massacrava con un’arma da taglio. Ancora più orribile è il pensiero che, mentre accadeva tutto ciò, la loro figlia di 18 mesi era in macchina che beatamente dormiva, inconsapevole.
Se veramente è lui il colpevole, ci si chiede come sia riuscito a guardarla negli occhi mentre moriva. Il suo comportamento in questi tre mesi dal delitto ha destato sospetti sempre più forti: il giorno dopo la scomparsa cancella il suo profilo Facebook segreto, quello con cui chattava con la soldatessa, cancellando così ogni traccia dei messaggi tra i due in cui emergono solo adesso forti pressioni da parte della soldatessa che lo voleva tutto per sé; il cellulare che usavano i due amanti per sentirsi abbandonato in un campo; le macchioline (forse sangue di Melania) smacchiate sulla sua auto. Tantissimi indizi, prove e testimonianze che portano sempre a lui: Salvatore Parolisi, caporalmaggiore del Rav Piceno, addestratore di soldatesse, forse diviso tra un’amante che voleva di più e una moglie che gli avrebbe tolto la figlia e forse anche rovinato la carriera. Il movente potrebbe celarsi proprio qui secondo gli inquirenti. La relazione con la soldatessa non era di poco conto, il 23 aprile Salvatore sarebbe dovuto andare a Roma a conoscere i suoi genitori: le promesse di un futuro insieme sono svelate anche dai messaggi rinvenuti dal profilo Facebook cancellato.
Ma per ora nessuna confessione, solo “la voce” del corpo di Melania che in qualche modo ha raccontato cosa le è accaduto e chi le ha potuto fare del male: le uniche tracce biologiche rinvenute dall’autopsia sul corpo sono solo quelle di Salvatore. Ogni aspetto di questo delitto sembra legato sempre e solo a lui e porta sempre sulla medesima strada, quella della sua colpevolezza.
L’unica colpa di Melania era quella di voler proteggere la sua famiglia a qualunque costo, ma è stata tradita dall’uomo che amava per ben due volte: prima con un’amante e poi come suo assassinio. “Scannata” forse dal marito, adesso in carcere per omicidio volontario aggravato, con un movente che somiglia tanto a quello dei libri gialli: passione, tradimento, rancore… se non fosse che non è immaginazione ma è accaduto davvero: una mano di cui Melania si fidava le ha stroncato la giovane vita
. Tornando a quel 18 aprile, alla luce delle nuove rivelazioni sembra impossibile solo pensare che gli ultimi istanti di Melania siano trascorsi guardando in faccia Salvatore, l’uomo della sua vita, mentre la massacrava con un’arma da taglio. Ancora più orribile è il pensiero che, mentre accadeva tutto ciò, la loro figlia di 18 mesi era in macchina che beatamente dormiva, inconsapevole.
Se veramente è lui il colpevole, ci si chiede come sia riuscito a guardarla negli occhi mentre moriva. Il suo comportamento in questi tre mesi dal delitto ha destato sospetti sempre più forti: il giorno dopo la scomparsa cancella il suo profilo Facebook segreto, quello con cui chattava con la soldatessa, cancellando così ogni traccia dei messaggi tra i due in cui emergono solo adesso forti pressioni da parte della soldatessa che lo voleva tutto per sé; il cellulare che usavano i due amanti per sentirsi abbandonato in un campo; le macchioline (forse sangue di Melania) smacchiate sulla sua auto. Tantissimi indizi, prove e testimonianze che portano sempre a lui: Salvatore Parolisi, caporalmaggiore del Rav Piceno, addestratore di soldatesse, forse diviso tra un’amante che voleva di più e una moglie che gli avrebbe tolto la figlia e forse anche rovinato la carriera. Il movente potrebbe celarsi proprio qui secondo gli inquirenti. La relazione con la soldatessa non era di poco conto, il 23 aprile Salvatore sarebbe dovuto andare a Roma a conoscere i suoi genitori: le promesse di un futuro insieme sono svelate anche dai messaggi rinvenuti dal profilo Facebook cancellato.
Ma per ora nessuna confessione, solo “la voce” del corpo di Melania che in qualche modo ha raccontato cosa le è accaduto e chi le ha potuto fare del male: le uniche tracce biologiche rinvenute dall’autopsia sul corpo sono solo quelle di Salvatore. Ogni aspetto di questo delitto sembra legato sempre e solo a lui e porta sempre sulla medesima strada, quella della sua colpevolezza.
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