In Norvegia è stato ridimensionato il bilancio delle vittime nel duplice attentato di venerdì scorso compiuto dal 32.enne norvegese Anders Breivik. I morti accertati sono 76 e non 92 come riferito nei giorni scorsi dalle autorità norvegesi. Intanto, per la prima volta dal suo arresto, l’attentatore ha dichiarato di essere stato aiutato da complici, all'estero, che avrebbero avuto un ruolo determinante negli attacchi.
RadioVaticana - Nell’udienza preliminare Anders Breivik ha ammesso ieri davanti al giudice le proprie responsabilità ma si è dichiarato non colpevole aggiungendo di aver agito per fermare quella che ha definito “l’alleanza marxista – islamica”. L’uomo ha anche ammesso di aver preparato gli attentati con l’aiuto di due cellule. Sono in corso indagini, e non solo nel Paese scandinavo, per individuare eventuali complici. Intanto la Norvegia, sconvolta dal duplice attentato, chiede giustizia. Anders Breivik rischia non più di 21 anni di carcere. E’ questa, infatti, la pena massima per stragi legate al terrorismo nel Paese con il più basso numero di detenuti in Europa. Ma l’autore del duplice attentato ad Oslo e sull’isola di Utoya potrebbe essere incriminato per crimini contro l'umanità, reati introdotti nel codice penale norvegese nel 2008, con una condanna in questo caso a 30 anni di prigione. Il ministro della Giustizia norvegese, Knut Storberget, ha elogiato il lavoro svolto dalla polizia, criticata invece da molti per il tardivo intervento sull'isola di Utoya. E' stato anche reso noto che Breivik era già stato segnalato, lo scorso mese di marzo, ai servizi di sicurezza norvegesi per aver acquistato grandi quantità di prodotti chimici in Polonia.
Ma quale clima sta vivendo oggi la Norvegia? Anna Charlotta Smeds lo ha chiesto a padre Pål Bratbak, portavoce della Chiesa cattolica norvegese:
R. – In tutto il Paese c’è una calma irreale. Le persone trovano difficile capire quello che è accaduto, la vastità della tragedia, ma la reazione del dolore sta arrivando. Davanti alla cattedrale luterana di Oslo c’è un mare di fiori, tantissime candele. Le persone sentono il bisogno di fare qualcosa di concreto, desiderano sostenere le persone che hanno perso i loro cari in questa immensa tragedia. Nessuno poteva prevedere tanto orrore nel nostro Paese. Abbiamo visto il peggio che il male può fare alle persone, ma nello stesso tempo stiamo vedendo anche tanto bene nelle reazioni della gente.
D. - I giovani stanno raccontando quanto hanno visto…
R. - Sì, i giovani che sono sopravissuti alla strage raccontano cose orrende. In un primo momento hanno pensato che fosse uno scherzo, ma poi, purtroppo, hanno capito che si trattava di una cruda realtà: un uomo, con estrema calma e freddezza, girava e sparava. Raccontano che hanno visto i loro amici sparati in faccia. Hanno vissuto un’esperienza indicibile: la paura della morte, la rassegnazione di non poter far niente per gli altri, il dolore di veder morire gli amici. Qui in Norvegia, i mass-media, raccontando i fatti, si comportano con molta delicatezza nei confronti dei giovani.
D. - Ci si chiede il perché, com’è possibile che sia accaduto tutto ciò. Chi è quest’uomo che ha commesso una tale mostruosità? Perché nessuno si è accorto di nulla?
R. - Anche i suoi familiari non sapevano niente. Nel suo Manifesto si descrive come un guerriero, un cavaliere, usa metafore ispirandosi alle crociate. Sul profilo di Facebook si dice cristiano. Ma qui in Norvegia non viene definito un cristiano fondamentalista, ma una persona mentalmente disturbata. Certo di estrema destra, anti-marxista e nemico dell’immigrazione musulmana, ma una persona squilibrata, con molta confusione in testa. Non puoi dirti cristiano e fare quello che hai fatto e tantomeno fare riferimenti alla Chiesa cattolica: questo fa capire che quest’uomo non è proprio in contatto con la realtà. La Chiesa cattolica è per definizione “universale” e multiculturale. E’ impossibile connettere razzismo e fede cattolica. Solo nella parrocchia della Cattedrale di Oslo convivono fraternamente fedeli di 160 nazionalità diverse. Avere simpatie cattoliche e nello stesso tempo razziste è completamente fuori dalla realtà.
RadioVaticana - Nell’udienza preliminare Anders Breivik ha ammesso ieri davanti al giudice le proprie responsabilità ma si è dichiarato non colpevole aggiungendo di aver agito per fermare quella che ha definito “l’alleanza marxista – islamica”. L’uomo ha anche ammesso di aver preparato gli attentati con l’aiuto di due cellule. Sono in corso indagini, e non solo nel Paese scandinavo, per individuare eventuali complici. Intanto la Norvegia, sconvolta dal duplice attentato, chiede giustizia. Anders Breivik rischia non più di 21 anni di carcere. E’ questa, infatti, la pena massima per stragi legate al terrorismo nel Paese con il più basso numero di detenuti in Europa. Ma l’autore del duplice attentato ad Oslo e sull’isola di Utoya potrebbe essere incriminato per crimini contro l'umanità, reati introdotti nel codice penale norvegese nel 2008, con una condanna in questo caso a 30 anni di prigione. Il ministro della Giustizia norvegese, Knut Storberget, ha elogiato il lavoro svolto dalla polizia, criticata invece da molti per il tardivo intervento sull'isola di Utoya. E' stato anche reso noto che Breivik era già stato segnalato, lo scorso mese di marzo, ai servizi di sicurezza norvegesi per aver acquistato grandi quantità di prodotti chimici in Polonia.
Ma quale clima sta vivendo oggi la Norvegia? Anna Charlotta Smeds lo ha chiesto a padre Pål Bratbak, portavoce della Chiesa cattolica norvegese:
R. – In tutto il Paese c’è una calma irreale. Le persone trovano difficile capire quello che è accaduto, la vastità della tragedia, ma la reazione del dolore sta arrivando. Davanti alla cattedrale luterana di Oslo c’è un mare di fiori, tantissime candele. Le persone sentono il bisogno di fare qualcosa di concreto, desiderano sostenere le persone che hanno perso i loro cari in questa immensa tragedia. Nessuno poteva prevedere tanto orrore nel nostro Paese. Abbiamo visto il peggio che il male può fare alle persone, ma nello stesso tempo stiamo vedendo anche tanto bene nelle reazioni della gente.
D. - I giovani stanno raccontando quanto hanno visto…
R. - Sì, i giovani che sono sopravissuti alla strage raccontano cose orrende. In un primo momento hanno pensato che fosse uno scherzo, ma poi, purtroppo, hanno capito che si trattava di una cruda realtà: un uomo, con estrema calma e freddezza, girava e sparava. Raccontano che hanno visto i loro amici sparati in faccia. Hanno vissuto un’esperienza indicibile: la paura della morte, la rassegnazione di non poter far niente per gli altri, il dolore di veder morire gli amici. Qui in Norvegia, i mass-media, raccontando i fatti, si comportano con molta delicatezza nei confronti dei giovani.
D. - Ci si chiede il perché, com’è possibile che sia accaduto tutto ciò. Chi è quest’uomo che ha commesso una tale mostruosità? Perché nessuno si è accorto di nulla?
R. - Anche i suoi familiari non sapevano niente. Nel suo Manifesto si descrive come un guerriero, un cavaliere, usa metafore ispirandosi alle crociate. Sul profilo di Facebook si dice cristiano. Ma qui in Norvegia non viene definito un cristiano fondamentalista, ma una persona mentalmente disturbata. Certo di estrema destra, anti-marxista e nemico dell’immigrazione musulmana, ma una persona squilibrata, con molta confusione in testa. Non puoi dirti cristiano e fare quello che hai fatto e tantomeno fare riferimenti alla Chiesa cattolica: questo fa capire che quest’uomo non è proprio in contatto con la realtà. La Chiesa cattolica è per definizione “universale” e multiculturale. E’ impossibile connettere razzismo e fede cattolica. Solo nella parrocchia della Cattedrale di Oslo convivono fraternamente fedeli di 160 nazionalità diverse. Avere simpatie cattoliche e nello stesso tempo razziste è completamente fuori dalla realtà.
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