mercoledì, luglio 06, 2011
Immigrazione. Ennesimo viaggio della speranza finito in tragedia. Questa volta teatro è il Mar Rosso, dove un barcone con quasi 200 persone a bordo, dirette in Arabia Saudita, è affondato a largo delle coste sudanesi. Tre i sopravvissuti. Cecilia Seppia: ascolta

Radio Vaticana - Non si conosce la provenienza, non si conoscono i nomi, nè i volti. Si sa soltanto che stavano fuggendo, ma la speranza di una vita migliore, lontana da violenze e soprusi è annegata insieme a loro, irrimediabilmente. E’ accaduto nel Mar Rosso, a sud di Sawaken, in acque territoriali sudanesi, quando un barcone con a bordo 200 persone, tra cui donne e bambini, dopo solo quattro ore di navigazione, ha preso fuoco. Inutile provare a mettersi in salvo, inutile lanciare Sos. La maggior parte di loro è morta ustionata, gli altri sono stati attaccati dagli squali. Il "Sudan media center", che ha diffuso la notizia, parla di tre superstiti e assicura che le autorità locali stanno pattugliando la zona nella speranza di trovare altre persone scampate alla tragedia. I migranti erano diretti verso l’Arabia Saudita e dalle ultime ricostruzioni risulta che l’imbarcazione, senza sedili nè cabine, costruita forse per la pesca, era salpata da Tokar vicino l’Eritrea. Secondo l’agenzia, inoltre, i proprietari del battello, quattro yemeniti ritenuti responsabili di traffico illegale di migranti con base a Port Sudan, sono stati rintracciati e arrestati. In questa città sulle rive del Mar Rosso, è stata sventata una seconda operazione di tratta di 247 migranti, provenienti in gran parte dal Ciad, Nigeria, Somalia ed Eritrea. Si sta ancora indagando sulle cause dell’incendio, forse un guasto al motore.

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