“La situazione nel Corno d’Africa si aggrava di giorno in giorno. Occorre intensificare gli sforzi soprattutto in quelle aree della Somalia del sud, la zona più problematica, dove non vengono garantiti corridoi umanitari che permettono di raggiungere la popolazione”. È l’appello che oggi ha lanciato mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana.
Agenzia Misna - Il direttore della Caritas ha ricordato che paesi come Somalia, Kenya, Gibuti, Etiopia, Eritrea, e in misura significativa anche Uganda, Tanzania e Sud Sudan stanno affrontando la peggiore carestia degli ultimi 60 anni. In sintesi le attività delle varie Caritas locali: Somalia – Le zone più colpite sono le regioni centro-meridionali del paese, dove si concentra la maggior parte della produzione agricola e da dove fuggono le migliaia di persone che si riversano in Kenya e in Etiopia. Attualmente Caritas Somalia assiste con viveri circa 6.000 profughi a Mogadiscio. In alcuni villaggi della regione di Brava sono assistite 515 famiglie, circa 2.500 persone, con viveri ancora disponibili sul mercato locale. In tre villaggi del Basso Giuba sono assistiti 2.730 bambini, ai quali si sono aggiunti 945 mamme in attesa e 670 anziani.
Kenya – La situazione è particolarmente critica nel nord e nord-est, dove si registra un gran numero di morti e casi di conflitti e violenze per l’accaparramento delle poche risorse. Attualmente si stanno raggiungendo 223.884 beneficiari, con un budget totale di 2,9 milioni di euro in dieci diocesi. Caritas Kenya, in collaborazione con le altre Caritas presenti nel paese, ha preparato un piano complessivo di emergenza che prevede un budget totale di 3.856.064 euro. Le attività raggiungeranno 30.420 famiglie in 14 diocesi.
Gibuti – Nel piccolo stato sono iniziate attività di assistenza a circa 6-700 persone nelle località di Ali Sabieh, Tadjourah e Obock, che sono sedi di una missione cattolica.
Etiopia – Da aprile a luglio 2011 il numero delle persone colpite dalla carestia soprattutto nel sud e nell’est è aumentato da 3,2 a 4,5 milioni. Con il coordinamento di Caritas Etiopia, diverse Caritas svolgono azioni di supporto e assistenza alla popolazione. Vengono distribuiti generi alimentari altamente nutritivi, soprattutto a donne e bambini, acqua potabile e composti idratanti. Si avviano anche progetti per lo sviluppo e la ripresa dell’agricoltura, attraverso la distribuzione di sementi e attrezzi agricoli.
Eritrea – La situazione è stata aggravata dalle scarse piogge degli scorsi mesi, soprattutto nella zona ovest. Nel paese è attivo un progetto per l’assistenza alla popolazione che prevede il trattamento alimentare per bambini sotto i 5 anni, donne incinte e in allattamento, e il monitoraggio medico dei casi più gravi.
Uganda,Tanzania e Sud Sudan – In questi paesi si stanno conducendo azioni di emergenza, oltre ad interventi in ambito agricolo-rurale e sanitario da parte delle Caritas locali sostenute da Caritas Italiana e da altri organismi.
Intanto la chiesa italiana che era già è intervenuta stanziando un milioni di euro ha lanciato una colletta nazionale per domenica 18 settembre 2011, attraverso la quale si esprimerà una fattiva solidarietà alle popolazioni colpite dalla carestia.
Agenzia Misna - Il direttore della Caritas ha ricordato che paesi come Somalia, Kenya, Gibuti, Etiopia, Eritrea, e in misura significativa anche Uganda, Tanzania e Sud Sudan stanno affrontando la peggiore carestia degli ultimi 60 anni. In sintesi le attività delle varie Caritas locali: Somalia – Le zone più colpite sono le regioni centro-meridionali del paese, dove si concentra la maggior parte della produzione agricola e da dove fuggono le migliaia di persone che si riversano in Kenya e in Etiopia. Attualmente Caritas Somalia assiste con viveri circa 6.000 profughi a Mogadiscio. In alcuni villaggi della regione di Brava sono assistite 515 famiglie, circa 2.500 persone, con viveri ancora disponibili sul mercato locale. In tre villaggi del Basso Giuba sono assistiti 2.730 bambini, ai quali si sono aggiunti 945 mamme in attesa e 670 anziani.
Kenya – La situazione è particolarmente critica nel nord e nord-est, dove si registra un gran numero di morti e casi di conflitti e violenze per l’accaparramento delle poche risorse. Attualmente si stanno raggiungendo 223.884 beneficiari, con un budget totale di 2,9 milioni di euro in dieci diocesi. Caritas Kenya, in collaborazione con le altre Caritas presenti nel paese, ha preparato un piano complessivo di emergenza che prevede un budget totale di 3.856.064 euro. Le attività raggiungeranno 30.420 famiglie in 14 diocesi.
Gibuti – Nel piccolo stato sono iniziate attività di assistenza a circa 6-700 persone nelle località di Ali Sabieh, Tadjourah e Obock, che sono sedi di una missione cattolica.
Etiopia – Da aprile a luglio 2011 il numero delle persone colpite dalla carestia soprattutto nel sud e nell’est è aumentato da 3,2 a 4,5 milioni. Con il coordinamento di Caritas Etiopia, diverse Caritas svolgono azioni di supporto e assistenza alla popolazione. Vengono distribuiti generi alimentari altamente nutritivi, soprattutto a donne e bambini, acqua potabile e composti idratanti. Si avviano anche progetti per lo sviluppo e la ripresa dell’agricoltura, attraverso la distribuzione di sementi e attrezzi agricoli.
Eritrea – La situazione è stata aggravata dalle scarse piogge degli scorsi mesi, soprattutto nella zona ovest. Nel paese è attivo un progetto per l’assistenza alla popolazione che prevede il trattamento alimentare per bambini sotto i 5 anni, donne incinte e in allattamento, e il monitoraggio medico dei casi più gravi.
Uganda,Tanzania e Sud Sudan – In questi paesi si stanno conducendo azioni di emergenza, oltre ad interventi in ambito agricolo-rurale e sanitario da parte delle Caritas locali sostenute da Caritas Italiana e da altri organismi.
Intanto la chiesa italiana che era già è intervenuta stanziando un milioni di euro ha lanciato una colletta nazionale per domenica 18 settembre 2011, attraverso la quale si esprimerà una fattiva solidarietà alle popolazioni colpite dalla carestia.
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