Sospensione del sit-in di protesta a piazza Tahrir durante il mese di digiuno del Ramadan: lo hanno annunciato partiti politici e movimenti che dall’8 luglio hanno dato vita ad una nuova iniziativa di contestazione nel cuore della capitale, epicentro delle manifestazioni che l’11 febbraio portarono alla caduta del regime di Hosni Mubarak.
Agenzia Misna - “Nelle ultime tre settimane alcune delle nostre rivendicazioni sono state soddisfatte, spingendo avanti la rivoluzione egiziana” hanno scritto attivisti e dirigenti politici nel comunicato che decreta la “sospensione temporanea del movimento per il mese sacro”, ribadendo che “il sit-in non è una finalità in se stessa ma bensì uno strumento”. Si sono impegnati a ritornare in piazza Tahrir subito dopo la festa dell’Eid Al-Fitr, per la fine del Ramadan, per “protestare pacificamente fin quando le nostre rivendicazioni non verranno soddisfatte in pieno”.
Sul versante politico-giuridico, nonostante il mese sacro si aprirà il processo contro l’ex presidente Mubarak: mercoledì dovrebbe comparire davanti ai giudici, nella scuola di polizia del Cairo, scelta come sede del processo. “Le udienze saranno quotidiane e saranno ritrasmesse in diretta televisiva” ha detto il presidente del tribunale penale, il giudice Ahmed Refaat, per “rassicurare il popolo sulla procedura avviata” scrive l’agenzia di stampa ufficiale ‘Mena’. Oltre all’ex presidente, verranno giudicati per corruzione e per la morte di manifestanti durante la rivoluzione anche i suoi figli, Alaa e Gamal, l’uomo d’affari Hussein Salem, l’ex ministro degli Interni, Habib Al-Adli e sei dei suoi collaboratori.
Intanto nelle ultime ore l’esercito egiziano è stato impegnato su un altro fronte, nel Sinai, dove venerdì a El-Arich 150 uomini armati a volto coperto hanno preso d’assalto un posto di polizia, provocando la morte di tre civili e di un ufficiale. Sabato, un gruppo di uomini armati di identità non meglio precisata hanno invece attaccato un gasdotto a al-Shoulaq, nel Sinai settentrionale. L’agenzia ‘Mena’ riferisce dell’arresto di 12 persone, fra cui tre palestinesi, in relazione ai due episodi e del respingimento di 450 palestinesi che tentavano di attraversare il varco di Rafah, senza però fornire una motivazione ufficiale al provvedimento restrittivo.
Agenzia Misna - “Nelle ultime tre settimane alcune delle nostre rivendicazioni sono state soddisfatte, spingendo avanti la rivoluzione egiziana” hanno scritto attivisti e dirigenti politici nel comunicato che decreta la “sospensione temporanea del movimento per il mese sacro”, ribadendo che “il sit-in non è una finalità in se stessa ma bensì uno strumento”. Si sono impegnati a ritornare in piazza Tahrir subito dopo la festa dell’Eid Al-Fitr, per la fine del Ramadan, per “protestare pacificamente fin quando le nostre rivendicazioni non verranno soddisfatte in pieno”.
Sul versante politico-giuridico, nonostante il mese sacro si aprirà il processo contro l’ex presidente Mubarak: mercoledì dovrebbe comparire davanti ai giudici, nella scuola di polizia del Cairo, scelta come sede del processo. “Le udienze saranno quotidiane e saranno ritrasmesse in diretta televisiva” ha detto il presidente del tribunale penale, il giudice Ahmed Refaat, per “rassicurare il popolo sulla procedura avviata” scrive l’agenzia di stampa ufficiale ‘Mena’. Oltre all’ex presidente, verranno giudicati per corruzione e per la morte di manifestanti durante la rivoluzione anche i suoi figli, Alaa e Gamal, l’uomo d’affari Hussein Salem, l’ex ministro degli Interni, Habib Al-Adli e sei dei suoi collaboratori.
Intanto nelle ultime ore l’esercito egiziano è stato impegnato su un altro fronte, nel Sinai, dove venerdì a El-Arich 150 uomini armati a volto coperto hanno preso d’assalto un posto di polizia, provocando la morte di tre civili e di un ufficiale. Sabato, un gruppo di uomini armati di identità non meglio precisata hanno invece attaccato un gasdotto a al-Shoulaq, nel Sinai settentrionale. L’agenzia ‘Mena’ riferisce dell’arresto di 12 persone, fra cui tre palestinesi, in relazione ai due episodi e del respingimento di 450 palestinesi che tentavano di attraversare il varco di Rafah, senza però fornire una motivazione ufficiale al provvedimento restrittivo.
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