E.On piange per il nucleare perduto, guadagna con le rinnovabili e licenzierà almeno 9mila lavoratori
Il gigante dell'energia tedesca E.On dichiara di aver registrato «una significativa flessione degli indicatori finanziari rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente; le principali cause sono da attribuire alla legge tedesca sul nucleare che prevede la chiusura anticipata e non pianificata delle centrali nucleari, la tassa sul combustibile nucleare, gli accordi a lungo termine sull'approvvigionamento di gas e minori ricavi dal business del trading. La produzione di gas, di energia elettrica in Russia e le rinnovabili hanno invece registrato sviluppi positivi».
GreenReport - Nei primi 6 mesi del 2011 i dati sono questi: Ebitda (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization), rettificato in flessione del 45 per cento a 4,3 miliardi di euro, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente l'utile netto rettificato diminuisce del 71 per cento a 900 milioni di euro. La soluzione della multinazionale è il solito: licenziare i lavoratori: punta ad un risparmio dei costi addizionali di 1,5 miliardi di euro all'anno entro il 2015, grazie ad «una semplificazione strutturale del gruppo che potrebbe interessare dai 9mila agli 11mila posti di lavoro».
Evidentemente non bastano le previsioni per il 2011: «Ebitda rettificato tra 9,1 e 9,8 miliardi di euro e utile netto rettificato atteso tra 2,1 e 2,6 miliardi di euro». Ma «in considerazione degli interventi politici e della situazione economica estremamente difficile, E.On è costretta a ridurre significativamente le aspettative generali di utili per il 2011. Sulla base della situazione economica attuale». Per questo «l'azienda non è in grado di mantenere ulteriormente il dividendo minimo di 1,30 euro per azione che era stato inizialmente annunciato per il 2011. E.On sta ora pianificando la distribuzione di un dividendo per il 2011 di 1 euro per azione».
L'amministratore delegato di E.On, Johannes Teyssen, dopo aver annunciato il taglio di teste prossimo venturo, ha detto: «Il mio obiettivo è di creare una nuova E.On che sia più rapida e snella e che possa operare con successo a livello globale, con costi sensibilmente ridotti. Questo è l'unico modo per creare i fondi necessari per gli investimenti futuri, per mantenere la fiducia dei nostri azionisti e assicurare competitività a lungo termine per i nostri dipendenti».
Temiamo che i 9-11mila lavoratori che saranno licenziati non abbiano la stessa fiducia. Ma a Teyssen la cosa non sembra interessare molto: «Attraverso la nostra attuazione efficiente e il successo del programma di disinvestimento, siamo riusciti a ridurre la nostra passività finanziarie entro il termine di un solo anno di quasi la metà. Si trova ora leggermente oltre i 16 miliardi di euro. Come conseguenza della nostra azione decisiva, il nostro livello di debito è circa la metà della quantità dei nostri principali concorrenti».
Poi l'amministratore delegato di E.On ha aggiunto: «Negli ultimi anni e nonostante i numerosi sforzi, non siamo riusciti a semplificare la struttura dell'amministrazione. Abbiamo bisogno di strutture più semplici, più trasparenti e meno costose, se vogliamo avere successo nel mercato del futuro. Non possiamo permetterci, non solo, ma in particolare in Germania, qualsiasi livello di gestione inutile, processi e duplicazione del lavoro. Il mio obiettivo è quello di creare una nuova E.On, che sia più veloce e più snella e che operi con successo a livello mondiale con costi sensibilmente inferiori. Questo è l'unico modo per noi per produrre i fondi necessari per i futuri investimenti, di conservare la fiducia dei nostri azionisti, tra i quali più di 500mila azionisti di minoranza, e a garantire, a lungo termine, molti posti di lavoro competitivi per i nostri dipendenti in Germania e all'estero».
GreenReport - Nei primi 6 mesi del 2011 i dati sono questi: Ebitda (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization), rettificato in flessione del 45 per cento a 4,3 miliardi di euro, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente l'utile netto rettificato diminuisce del 71 per cento a 900 milioni di euro. La soluzione della multinazionale è il solito: licenziare i lavoratori: punta ad un risparmio dei costi addizionali di 1,5 miliardi di euro all'anno entro il 2015, grazie ad «una semplificazione strutturale del gruppo che potrebbe interessare dai 9mila agli 11mila posti di lavoro».
Evidentemente non bastano le previsioni per il 2011: «Ebitda rettificato tra 9,1 e 9,8 miliardi di euro e utile netto rettificato atteso tra 2,1 e 2,6 miliardi di euro». Ma «in considerazione degli interventi politici e della situazione economica estremamente difficile, E.On è costretta a ridurre significativamente le aspettative generali di utili per il 2011. Sulla base della situazione economica attuale». Per questo «l'azienda non è in grado di mantenere ulteriormente il dividendo minimo di 1,30 euro per azione che era stato inizialmente annunciato per il 2011. E.On sta ora pianificando la distribuzione di un dividendo per il 2011 di 1 euro per azione».
L'amministratore delegato di E.On, Johannes Teyssen, dopo aver annunciato il taglio di teste prossimo venturo, ha detto: «Il mio obiettivo è di creare una nuova E.On che sia più rapida e snella e che possa operare con successo a livello globale, con costi sensibilmente ridotti. Questo è l'unico modo per creare i fondi necessari per gli investimenti futuri, per mantenere la fiducia dei nostri azionisti e assicurare competitività a lungo termine per i nostri dipendenti».
Temiamo che i 9-11mila lavoratori che saranno licenziati non abbiano la stessa fiducia. Ma a Teyssen la cosa non sembra interessare molto: «Attraverso la nostra attuazione efficiente e il successo del programma di disinvestimento, siamo riusciti a ridurre la nostra passività finanziarie entro il termine di un solo anno di quasi la metà. Si trova ora leggermente oltre i 16 miliardi di euro. Come conseguenza della nostra azione decisiva, il nostro livello di debito è circa la metà della quantità dei nostri principali concorrenti».
Poi l'amministratore delegato di E.On ha aggiunto: «Negli ultimi anni e nonostante i numerosi sforzi, non siamo riusciti a semplificare la struttura dell'amministrazione. Abbiamo bisogno di strutture più semplici, più trasparenti e meno costose, se vogliamo avere successo nel mercato del futuro. Non possiamo permetterci, non solo, ma in particolare in Germania, qualsiasi livello di gestione inutile, processi e duplicazione del lavoro. Il mio obiettivo è quello di creare una nuova E.On, che sia più veloce e più snella e che operi con successo a livello mondiale con costi sensibilmente inferiori. Questo è l'unico modo per noi per produrre i fondi necessari per i futuri investimenti, di conservare la fiducia dei nostri azionisti, tra i quali più di 500mila azionisti di minoranza, e a garantire, a lungo termine, molti posti di lavoro competitivi per i nostri dipendenti in Germania e all'estero».
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Ho trovato questa notizia sul sito di Roberto Saija: "In conferenza stampa a Palazzo Chigi il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha precisato che “l’’esecutivo presenterà alle parti sociali entro il 15 settembre la prima bozza della nuova strategia energetica nazionale per arrivare a consegnarla al Paese e all’Europa nella seconda metà di novembre”. “Un documento che va condiviso – ha aggiunto Romani -, servirà un corretto, ragionevole e preciso punto di equilibrio tra il nord, dove si concentrano la maggior parte delle aziende che producono energia, e il sud, dove ci sono invece le aziende dedite alle rinnovabili”
Ho trovato questa notizia sul sito di Roberto Saija: "In conferenza stampa a Palazzo Chigi il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani ha precisato che “l’’esecutivo presenterà alle parti sociali entro il 15 settembre la prima bozza della nuova strategia energetica nazionale per arrivare a consegnarla al Paese e all’Europa nella seconda metà di novembre”. “Un documento che va condiviso – ha aggiunto Romani -, servirà un corretto, ragionevole e preciso punto di equilibrio tra il nord, dove si concentrano la maggior parte delle aziende che producono energia, e il sud, dove ci sono invece le aziende dedite alle rinnovabili”
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